Riti della Settimana Santa: venerdì 3 aprile, ore 19.30, Chiesa Cristo Re, Processione Madonna Addolorata e Cristo Morto
2 Aprile 2015Nell’ambito dei tradizionali riti della Settimana Santa, venerdì 3 aprile, “Venerdì Santo”, con inizio alle ore 19.30, processione interparrocchiale (Parrocchie Cristo Re e Matrice) della Madonna Addolorata e di Cristo Morto per le vie di Collepasso.
La processione parte dalla Chiesa Cristo Re e vi ritorna dopo aver attraversato le vie Omero, Reggio Calabria, Puccini, Mazzini, Pisacane, Ugo Bassi, Vittorio Emanuele III, Conte Alberti, piazzetta Colombo, Badoglio, Roma, Dabormida, Masaniello e Trizio.
Sabato 4 aprile, alle ore 6.00, si ripete il tradizionale rito della Processione mattutina della Madonna Addolorata e di Cristo Morto.
La processione parte dalla Chiesa Cristo Re e vi ritorna dopo aver attraversato le vie Omero, Pascoli, Puccini, Bassi, Vittorio Emanuele III, Cairoli, gen. Giardini, Eroi, Car. Paglialonga, Bosco, Bellini, Principe di Piemonte, Roma, Principessa Maria e Trizio.
Sacre o profane, antiche o moderne, le tradizioni pasquali italiane racchiudono una ricca e complessa simbologia tutta da scoprire. Nelle grandi città cosi come nei centri più piccoli, i riti della Settimana Santa e della Resurrezione coinvolgono ogni anno adulti e bambini, momenti corali di grande suggestione e forza espressiva capaci di coinvolgere nel profondo le persone che vi assistono.
Questi riti, legati alla passione del Signore, sono particolarmente sentiti nel sud Italia. Un misto tra sacralità pura miscelata a forme di paganità piena di simbologia. Anticamente “la passione di Cristo” consisteva in un dramma sacro, messo in scena per far rivivere la sofferenza di Gesù. Oggi, invece, la celebrazione ha assunto un carattere più festoso anche se sempre legato alla fede. Le usanze e le tradizioni della Settimana Santa nella cultura folkloristica del Salento costituiscono un momento di meditazione collettiva sul mistero della morte e al tempo stesso di esorcismo di essa. In questo contesto si inseriscono consuetudini e tradizioni talora ancora oggi praticate o per lo più relegate nella memoria del tempo, ma che comunque offrono uno spaccato interessante, suggestivo e tangibile della cultura e della fede popolare di un tempo che fu. La ruralità del Salento è una costante storica,però molte tradizioni legate alla terra e fatte proprie dalla religione sono,salvo eccezioni, da tempo svanite insieme alla civiltà contadina di cui erano parte integrante. Pur tuttavia come abbiamo detto prima, rimangono donne e uomini di una certa età, ma anche diversi giovani che, conservandone la memoria, praticano queste antiche usanze rurali e di fede.
A Pasqua insomma l’Italia mette in scena oltre 3 mila rappresentazioni viventi. Da Nord, ma in particolare a sud,è un susseguirsi di processioni, riti religiosi, feste popolari, rappresentazioni sacre e tradizioni di folclore. Interi paesi scendono in piazza durante la Settimana Santa per celebrare il dramma sacro della morte e della resurrezione di Cristo. La notte di Venerdì Santo nel Salento le strade si illuminano di fiaccole e vengono solcate di affollate processioni di gente che spesso partecipano più per conformismo e pavidità che per convinzione. I figuranti invece sono spesso incappucciati e a piedi scalzi per cercare di rendere scenicamente più difficili e faticosi i percorsi della redenzione di Cristo.
L’elemento gioioso esplode poi Domenica e, nella Pasqua salentina, si manifesta nel volo delle colombe, nello scoppio di mortaretti e fuochi d’artificio, nelle grida esaltanti dei fedeli e soprattutto nel primo sole caldo di stagione che annuncia la magica Estate che attende il territorio del Salento. Questi riti pasquali, di antiche usanze penitenziali, rafforzano l’identità degli abitanti e nello stesso tempo attivano frotte di visitatori e turisti contenti di assistere a rappresentazioni sceniche che si trasmettono nel tempo in bilico tra tradizione e superstizione popolare. Il popolo comunque ha sempre cercato di utilizzare le varie tecniche espressive per vivere meglio la sua fede. Nel complesso,i segni del tempo ed anche le tecniche espressive nel manifestare la fede,si evolvono e cercano di rispondere meglio alla cultura e alle esigenze della nuova generazione.
Quale Pasqua ci aspetta? Quella religiosa che ogni anno come sempre sarà ricca di significati, di simbolismi,di messaggi di speranza e di resurrezione esternati nelle cerimonie sacre prima citate, ma anche di oneri e spese monetarie per poter realizzare i suddetti riti, dove sembra che la crisi non sia ancora arrivata, vista l’ingente quantità di denaro che scorre all’ interno delle associazioni culturali adite ad organizzare gli eventi? Oppure la Pasqua profana che si annuncia ben diversa, ben più povera di contenuti e di emozioni a causa della crisi economico-finanziaria che attanaglia il paese? Chi vivrà, vedrà!