“Rondò vergogna”: ricorso al TAR contro l’abbattimento del portale settecentesco della Masseria Grande
5 Luglio 2015Così come era prevedibile, la società proprietaria della “Masseria Grande” ha presentato, il 30 giugno scorso, ricorso al T.A.R. (Tribunale Amministrativo Regionale) contro l’assurda e incomprensibile decisione della Provincia di abbattere il portale e il muro settecenteschi della vecchia masseria per poi ricostruirli in arretrato.
Secondo la Provincia l’abbattimento si rende necessario per riprendere i lavori del rondò, fermi da oltre due anni. E’ chiaro da tempo, invece, che tale scelta è puramente strumentale, oltre che insensata, e mira solo a prendere tempo e nascondere le esclusive responsabilità della Provincia sulla vicenda, considerato che sull’intero complesso masserizio vige il vincolo paesaggistico dell’attuale P.P.T.R. (Piano Paesaggistico Territoriale della Regione Puglia), che, secondo il ricorso, vigeva già prima, ai sensi dell’art. 10, p. 4) lett. l) della legge 137/6.7.2001.
Da due anni andiamo predicando che la Provincia si era messa in un cul de sac con le sue responsabilità nella pregressa realizzazione di opere risultate abusive (poi abbattute) e nelle successive stravaganti e insensate iniziative, che sinora non hanno prodotto alcun risultato concreto.
Non a caso andiamo insistendo da due anni sull’unica ipotesi possibile per far ripartire e concludere i lavori: quella di una variante al progetto originario. La stessa proposta presente anche nella deliberazione predisposta da tre consiglieri di minoranza, presentata nel Consiglio del 28 maggio e votata in quello del 25 giugno scorso, su cui la maggioranza dei consiglieri comunali di centrodestra si espresse con voto contrario.
La proposta prevedeva al p. 2) “di chiedere energicamente alla Provincia di procedere speditamente ad una variante al progetto approvato con deliberazione della Giunta Provinciale n. 144 del 4 giugno 2010, finalizzata a ridimensionare i lavori previsti, salvaguardare la settecentesca Masseria e i connessi “paesaggi rurali di interesse paesaggistico” tutelati dal vincolo del P.P.T.R. (Piano Paesaggistico Territoriale della Regione Puglia) e a riprendere i lavori prima del periodo estivo”.
Purtroppo una maggioranza amministrativa miope ed imbelle, oltre che una Provincia irresponsabile, ha sinora impedito che si seguisse l’unica strada possibile e concreta, attivando, come era prevedibile, un contenzioso che rischia di lasciare quel rondò come “monumento alla vergogna” per l’intero Salento… salvo che Comune e Provincia non rinsaviscano, come ci auguriamo!
Di seguito l’articolo pubblicato nella cronaca provinciale de “La Gazzetta del Mezzogiorno” di ieri, sabato 4 luglio
Se si da’ vita ad una comunità, ci sono oneri e onori. E quando si chiama banco, dicendo a chi è accusato di giocare con carte truccate, si deve sapere quali sono i costi da sopportare con un concorrente(la provincia di Lecce) in meno. È la grande debolezza del Comune di Collepasso di oggi, può essere la grande occasione per rovesciare il tavolo da parte di chi è stufo di dover sopportare le pretese della banda Gabellone.
Di certo, quello che emerge chiaro da questa vicenda è che non è più rimandabile un dibattito serio e concreto sull’intera questione Rondò.
Da Socrate redivivo nella Collepasso di oggi, la cicuta non la prenderei. Sceglierei l’esilio e, in attesa di poter varcare una frontiera sigillata dall’esterno ai varchi, da esule, mi rassegnerei a permanere nella stazione ferroviaria di una città d’arte o mi recherei in “Dirigibile” a Roma Antica.
Invece negli anni 80 diventai un famosissimo giocatore del Brasile chiamato Sampaio de Oliveira in arte Socrates, che gioco contro l’Italia la famosa partita del Sarrià a Barcellona con 38° all’ombra, esattamente il 5 Luglio di 33 anni fa come oggi.
Comunque, ai vostri tempi cioè oggi; la “maieutica della morte” non servirebbe a nessuno in tempi in cui la forza dell’esempio serve solo ad alimentare il bullismo e l’uso delle armi. Né avrebbe senso l’estremo ossequio alla Legge, visto che l’intero sistema normativo, simile ad una inestricabile e tenebrosa foresta, è talmente iniquo, parziale e troppo spesso incomprensibile, da sembrare costruito ad arte per consentire di aggirarlo ai pochi “attrezzati” o ai protetti dai “Buzzi” di turno.
Forse sacrificherei un gallo ad Esculapio, anche se entrambi sono di ormai di non facile reperibilità. Difficile trovare i primi persino nelle campagne ed il secondo è scomparso anche dagli ospedali.
Ai miei tempi in Grecia, terra e popolo erano una cosa sola e la Legge condensava l’ethos di un popolo e per questo era condivisa, difesa ed accettata da tutti. Per tale ragione, pur accusato ingiustamente dai “poteri forti” che mi erano nemici di corrompere i giovani e di adorare dei alieni, accettai la condanna senza cercare scappatoie che pur mi furono offerte.
Sì. Oggi mi ribellerei !
By Led Zeppelin (Il Dirigibile)