Buon Natale di misericordia e di umanità!

25 Dicembre 2015 Off Di Pantaleo Gianfreda
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presepe“Non ha nome, non avrà terra: è l’immagine choc del piccolo profugo siriano trovato cadavere sulla spiaggia di Bodrum in Turchia, dopo l’ennesimo naufragio nel Mediterraneo…”: così commentava la didascalia di una fotografia choccante, pubblicata da un giornale nazionale lo scorso agosto (titolo “Senza asilo”) dopo che il corpo senza vita di un piccolo naufrago era stato spinto sulla spiaggia di Bodrum.
Un’immagine straziante e disumana, che rimarrà nella memoria e nella coscienza di ogni persona civile. Un’immagine-emblema di un mondo che dimentica e viola sempre più spesso principi fondamentali dell’umanità.
Niente asiloCome strazianti sono le immagini quotidiane di odio, violenza, guerre, spesso perpetrati in nome di religioni, che, invece, hanno nei loro principi fondanti, parole di pace, di fraternità e di amore.
La “rivoluzione misericordiosa” di Papa Francesco, come la definisce il laico Eugenio Scalfari in un pregevole articolo che condivido totalmente (leggi “Misericordia: l’arma di Papa Francesco per la pace nel mondo”) e da cui estrapolo di seguito alcuni significativi passaggi, ci costringe oggi a guardare al Natale con occhi meno stereotipati e più coerenti.
“Questa parola, misericordia, – scrive Scalfari – è stata messa da papa Francesco al centro della vita cristiana”, perché, come dice Francesco, “Gesù è la Misericordia fatta carne, cioè rende visibile ai nostri occhi il grande mistero dell’Amore trinitario di Dio. Gesù Cristo è il Dio misericordioso. Anche la necessaria opera di rinnovamento delle istituzioni e delle strutture della Chiesa è un mezzo che deve condurci a fare l’esperienza viva e vivificante della misericordia di Dio. Se dovessimo anche per un solo istante dimenticare la misericordia ogni nostro sforzo sarebbe vano perché diventeremmo schiavi delle nostre istituzioni e delle nostre strutture, per quanto rinnovate possano essere. Saremo sempre schiavi”.
“Non a caso – continua Scalfari – sono molte le persone, non solo nella nostra Italia ma in Europa e in tutto l’Occidente, che giudicano Francesco anche come uno spirito profetico che incide sulla politica, quella alta che si fonda sullo spirito civico e il bene di una Comunità. I tempi sono tempestosi, chiedono anzi reclamano l’amore verso il prossimo più che verso se stessi, respingono l’indifferenza, sanzionano l’egoismo che ci rende schiavi di noi stessi, del potere, del fondamentalismo e del terrorismo che può derivarne.
La misericordia, da questo punto di vista, è rivoluzionaria, è il perdono, è la carità, è l’amore. Si dovrebbe vivere dell’esperienza del passato, della speranza del futuro e si dovrebbe utilizzare il presente ed ogni suo attimo come momento per mettere in opera la misericordia. È un discorso che vale per tutti, credenti e non credenti. Viviamo una realtà di un’epoca assai critica. Se dovessi dire in che cosa si distingue dalle altre direi che abbiamo abolito i tempi verbali che descrivevano la nostra vita: ignoriamo e vogliamo ignorare il passato e non siamo in grado di progettare il futuro; il presente lo usiamo per distruggere l’esistente, rottamarlo senza attingere al deposito d’esperienza né alla progettazione del futuro.
Papa Francesco ha la fede e predica la trascendenza, ma la sua rivoluzione misericordiosa vale – ed anche lui lo pensa e lo dice – anche per i non credenti se fanno propria la misericordia”.
“… L’amore per se stessi è legittimo purché consideri ed applichi l’amore per gli altri e tanto più intenso è questo tanto più farà bene anche a quello. Un vescovo di Roma che arriva a questa forma di predicazione rivoluzionaria e incide sulle strutture della Chiesa, sulla cultura, sulle coscienze che cercano e vogliono il bene comune e incide, per conseguenza, anche sulla politica, è un evento rarissimo. Ma l’approccio del Papa a camminare insieme come fratelli è quello che può avere più ampia rispondenza e più duraturi effetti politici”.
Nella Messa della notte di Natale, Papa Francesco ci ha invitato a dire basta all’indifferenza e a coltivare un forte senso di giustizia: “Dentro una cultura dell’indifferenza, che finisce non di rado per essere spietata, il nostro stile di vita sia invece colmo di pietà, di empatia, di compassione, di misericordia, attinte ogni giorno dal pozzo della preghiera … In un mondo che troppe volte è duro con il peccatore e molle con il peccato, c’è bisogno di coltivare un forte senso della giustizia, del ricercare e mettere in pratica la volontà di Dio”.
Concludo con le stesse parole finali dell’articolo di Scalfari: “Buon Natale e buon anno. E che la fratellanza e l’amore del prossimo, la libertà e la giustizia abbiano la meglio su tutto il resto”!


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Pantaleo Gianfreda
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