Quotidiano di Puglia: “Mafia a Parabita, decapitato il clan Giannelli: 22 arresti, anche vicesindaco Provenzano. Progettavano attentati al parroco e al maresciallo dei carabinieri”

16 Dicembre 2015 Off Di Pantaleo Gianfreda
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"Operazione Coltura": conferenza stampa di Magistrati e Carabinieri

“Operazione Coltura”: conferenza stampa di Magistrati e Carabinieri

Blitz antimafia all’alba nel Basso Salento: 22 gli arresti, decapitato il clan Giannelli che teneva in scacco Parabita e le zone circostanti. Tra gli arrestati c’è anche il vicesindaco Giuseppe Provenzano, accusato di aver favorito il gruppo storico della Sacra Corona Unita: tra le contestazioni anche quelle di aver agevolato assunzioni e di aver tenuto rapporti con il clan per fini elettorali durante le ultime Comunali. Analoga contestazione è stata mossa anche nei confronti di Pasquale Aluisi, titolare di un’azienda di onoranze funebri di Parabita, indagato per aver elargito periodicamente somme di denaro al sodalizio al fine di garantire alla propria attività un regime di sostanziale monopolio, anche commissionando al sodalizio attentati incendiari ai danni di imprese concorrenti.
I nomi. In carcere è finito Marco Antonio Giannelli, figlio del boss storico Luigi: lui, insieme ad altri componenti, avrebbe rimesso in piedi un clan che negli ultimi anni era finito nella rete degli investigatori.
Tra gli arrestati ci sono il cugino Adriano Giannelli, Fernando Cataldi, Donato, Orazio e Fernando Mercuri, Giovanni Picciolo, Mauro Ungaro e Besar Kurtalija. In cella anche due fratelli della famiglia Donadei, Claudio e Leonardo, sempre di Parabita: un passaggio cruciale dell’inchiesta perché a svelare alla Procura intrecci e nuovi assetti del clan Scu sarebbe stato con le sue ricostruzioni il pentito Massimo Donadei.
Le persone arrestate sono ritenute responsabili di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, detenzione illegale di armi, corruzione e altri reti, aggravati dalle finalita mafiose.
ESTORSIONI. Le indagini, che si sono avvalse anche dell’apporto di un collaboratore di giustizia, hanno accertato il dinamismo del sodalizio mafioso nel traffico di sostanze stupefacenti e nelle estorsioni ai danni di imprenditori locali, nonché l’articolazione su tre “batterie” competenti su tre diverse aree territoriali: Parabita sotto la responsabilità di Marco Antonio Giannelli, Matino sotto la responsabilità di Vincenzo Costa e Collepasso sotto la responsabilità di Cosimo Paglialonga.
DROGA. Per quanto concerne le attività di narcotraffico, le indagini hanno accertato che le diverse articolazioni delinquenziali operavano autonomamente, sfruttando distinti canali di approvvigionamento e facendo confluire parte degli introiti, il cosiddetto “punto”, in una cassa comune gestita da Marco Antonio Giannelli, mediante la quale veniva assicurato il sostentamento degli affiliati in carcere. E proprio attraverso Marco Antonio Giannelli, Donato Mercuri e Claudio Donadei, reclusi da più di 20 anni e storici uomini di fiducia del boss Luigi Giannelli, facevano giungere disposizioni operative agli affiliati in libertà, veicolandole attraverso i colloqui con i familiari.
Il vicesindaco Provenzano è indagato per concorso esterno nell’associazione mafiosa per essersi interessato dell’assunzione di alcuni sodali e dei loro congiunti come operatori ecologici nell’impresa di raccolta dei rifiuti che opera a Parabita, contribuendo, inoltre, – secondo quanto accertato nel corso delle indagini – alle casse del sodalizio con versamenti periodici destinati al sostentamento dei complici detenuti, in cambio del sostegno nelle elezioni amministrative del maggio 2015.
L’operazione è stata condotta dai carabinieri del Ros. l titolare dell’inchiesta è il procuratore aggiunto Antonio De Donno. Le ordinanze di custodia cautelare sono state firmate dal gip Alcide Maritati.

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Fonte: clicca su Erasmo Marinazzo, quotidianodipuglia.it, 16 dicembre 2015

Il clan progettava attentati al parroco e al maresciallo dei carabinieri

Numerosi gli episodi svelati dall’inchiesta. Secondo le accuse, il vicesindaco Provenzano avrebbe anche assicurato assunzioni a componenti vicini al clan in varie imprese tra cui alcune del settore raccolta rifiuti. L’operazione si sarebbe dovuta chiamare “Santo in Paradiso”: un’espressione che lo stesso Provenzano avrebbe usato in un colloquio con alcuni componenti del clan spiegando loro che, rispetto ad alcune richieste, avrebbero dovuto fare attenzione perché altrimenti rischiavano di perdere “il santo in paradiso”. Cioè lui stesso, capace, evidentemente, di usare il potere nelle relazioni con la politica e con il mondo dell’economia.
L’inchiesta ha svelato anche il progetto di Marco Giannelli di portare a segno due attentati: uno contro il parroco don Angelo Corvo, l’altro con il maresciallo dei carabinieri della stazione di Parabita. Il parroco sarebbe finito nel mirino perché aveva più volte sollecitato pubblicamente la chiusura dell’inchiesta sull’omicidio della piccola Angelica Pirtoli e della madre massacrate nelle campagne di Parabita più di 20 anni fa. Il maresciallo dei carabinieri, invece, sarebbe finito nel mirino del clan perché aveva eseguito dei controlli su un’amica dello stesso Giannelli.
Tra gli arrestati c’è anche Ivan Mazzotta, infermiere di professione ed ex consigliere comunale. Marco Giannelli si sarebbe rivolto a lui per riottenere la patente che gli era stata tolta: l’infermiere, secondo quanto emerso dalle indagini, lo avrebbe favorito scambiando le urine nel corso di un’analisi medica. Condizione essenziale, appunto, per ridare la patente allo stesso Giannelli. Mazzotta avrebbe ricevuto del denaro e, per questo caso Mazzotta, è accusato di corruzione.

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Fonte: clicca su quotidianodipuglia.it, 16 dicembre 2015


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Pantaleo Gianfreda