Tre interrogazioni che attendono risposta: trasformazione “sospetta” di un posto in Pianta organica, villetta abusiva “S. Anna”, danni da ordinanza sindacale
24 Febbraio 2015Trasformazione di posto in pianta organica… “al di sotto” di ogni sospetto! “A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”, diceva la buonanima del diabolico “Divo” (Giulio Andreotti). Quando poi gli “indizi” sono tanti, più che fare peccato “a pensar male”, si fa sacrilegio a “pensar bene” o far finta di niente, considerata la “perseveranza” e la non trasparenza di un atto palesemente illegittimo, clientelare e persino “familistico”. Il nuovo “posto”, infatti, sembrerebbe ritagliato “su misura” per un/una familiare di un esponente della maggioranza. D’altra parte, se fosse stato tutto trasparente e lineare, che senso avrebbe avuto la deliberazione n. 174 del 16.10.2014 “Deliberazione della G. C. N. 202 del 5.12.2013. Trasformazione di posto nella dotazione organica del IV Settore”, in cui sembra persino “stampata” la “foto” del/della predestinato/a?!? Con tale deliberazione la Giunta ha trasformato il posto di “Geometra – Categoria C a part time 24 ore settimanali”, già previsto in Pianta Organica e riconfermato appena dieci mesi prima con delib. n. 202 del 5.12.2013, in quello di “Ingegnere Civile – Categoria D a part time 18 ore settimanali”.
Perché “ingegnere civile”, invece di “ingegnere e/o architetto”, come buon senso e norma vogliono?!? Proprio la sfrontatezza della specifica indicazione professionale ha fatto sorgere fondati sospetti, considerato che un “ingegnere civile” pare sia tra i familiari di un esponente della maggioranza, forse da “tenere buono”, considerati i non idilliaci rapporti nell’Amministrazione. Nonostante che la Legge di stabilità approvata a fine dicembre abbia bloccato le assunzioni dei Comuni sino al 2017 (fortunatamente, bisogna dire a questo punto!), lasciando qualcuno “a bocca asciutta”, il grave vulnus amministrativo rimane. La delibera, infatti, è illegittima e discriminatoria e deve essere revocata o modificata, come chiedono in un’interrogazione i due consiglieri di opposizione del gruppo “Unione per Collepasso” (chi scrive e Vito Perrone), presentata il 6 febbraio/prot. 677. La risposta tarda a venire e questo indica già un certo imbarazzo… Per leggere il testo integrale dell’interrogazione, cliccare qui.
Così come tarda la risposta alla successiva interrogazione del 10 febbraio/prot. 719, avente all’oggetto: “Lettera assessore Resta prot. 48/2015 “Sentenza n. 00697/2014 Reg. Prov. Coll. n. 01679/2012 Reg. Ric. del TAR Lecce” e situazione immobile abusivo in zona agricola, località Sant’Anna”.
L’interrogazione riguarda l’annosa e scandalosa vicenda della “casa agricola” (!!!) di un noto esponente politico del centrodestra, la cui sanatoria edilizia, considerati le irregolarità e gli abusi edilizi da tempo riscontrati, è ancora in alto mare. L’interrogazione ha fatto seguito ad un’infelice e anomala lettera dell’assessore all’Urbanistica Rocco Resta, a seguito di una discutibile sentenza dello scorso anno del Tar. La sentenza pone interrogativi e questioni di non secondaria importanza, come esposto nell’interrogazione, in cui si chiede di sapere: “1. in via prioritaria, i motivi per i quali l’Amministrazione non abbia ritenuto doveroso appellare una sentenza del TAR che presenta evidenti interrogativi e le motivazioni reali che hanno addotto l’assessore Resta a scrivere la nota in oggetto; 2. se l’Ufficio Tecnico abbia già provveduto ad un doveroso sopralluogo nell’immobile e nell’area annessa (in caso affermativo allegare relativa relazione), per verificare l’attuale stato dei luoghi e, nel caso non lo abbia ancora fatto, i motivi di tale ritardo; 3. se l’Ufficio abbia già richiesto e ottenuto dagli interessati le certificazioni di imprenditori agricoli o coltivatori diretti, nei modi e termini stabiliti dalle norme vigenti, in mancanza delle quali verrebbero meno le prescrizioni della sentenza del TAR; 4. se non ritenga doveroso, nonostante gli incomprensibili ritardi registrati sulla pratica in oggetto, tutelare l’Ufficio Tecnico contro certi attacchi vergognosi e interessati e garantirne il dovere alla trasparenza e alla legalità; 5. se non ritenga doverose, nel rispetto rigoroso della legalità e della trasparenza, la definitiva conclusione amministrativa di un’annosa e scandalosa vicenda che vede direttamente coinvolto un noto personaggio del centrodestra collepassese (ex sindaco, ex consigliere e assessore provinciale), che, nonostante il decennio ormai trascorso dal suo inizio e a differenza di tanti altri cittadini coinvolti in casi di abusi edilizi di minore gravità, non ha sinora versato – salvo smentite – un centesimo nelle casse comunali per la realizzazione di una “villetta” di civile abitazione in zona agricola “località Sant’Anna”, “fatta passare” per “casa agricola” con metodi non condivisibili e persino fraudolenti”. Per leggere il testo integrale dell’interrogazione, cliccare qui.
Infine, una successiva “interrogazione urgente” del 13 febbraio/prot. 832, avente all’oggetto “Ordinanza n. 44 del 15/12/2014 “Sospensione attività di spandimento di acque di vegetazione e/o sanse umide””, pone un serio problema di correttezza e legittimità amministrative, persino di legalità, a seguito della mancata revoca di un’ordinanza emanata dal sindaco il 15 dicembre scorso (dopo una lettera di una nota cittadina di… cinque mesi prima, cioè del 29 luglio 2014!!!) ai danni dell’Oleificio cooperativo “Rinascita Agricola” per lo spandimento delle acque di vegetazione su alcuni terreni di proprietà della Masseria Grande. Dopo l’ordinanza, immediatamente l’ARPA Puglia, unico Organo competente a dare un giudizio, verificava “l’osservanza del rispetto dei criteri e delle norme tecniche di spandimento delle acque di vegetazione e delle sanse umide previste dalla normativa vigente” e notificava il verbale al Comune con nota del 24 dicembre in cui certificava che “non sono emerse difformità nelle modalità di stoccaggio e di trasporto, nonché di osservanza del rispetto dei criteri e delle norme tecniche di spandimento delle AV e delle sanse umide dalla normativa vigente”. Nonostante ciò, il sindaco, malgrado le richieste esplicite della società interessata, non ha mai revocato l’ordinanza, arrecando gravi danni patrimoniali alla coop. Rinascita Agricola e ai suoi soci. Ma anche allo stesso Comune, “considerato che la mancata revoca dell’Ordinanza potrebbe, data l’imminenza della scadenza dei termini per l’eventuale impugnazione, dar adito ad azioni giudiziarie”, come pare sia già avvenuto in questi giorni. Un’altra “menozzata” (forse lo sconvolto Menozzi è “non in sé” in questi per lui amari periodi di acuto scontro tra il suo “idolo-Berlusconi” e il suo “amato-Fitto”?!?), ispirata, come al solito, da “imperscrutabili” criteri soggettivi (forse anche ritorsivi) e non da quelli di “buona amministrazione, imparzialità ed economicità” previsti dalla legge.
Per leggere il testo integrale di quest’ultima interrogazione, cliccare qui.