Un singolare rinvio a giudizio… una scontata e prevedibile sentenza di assoluzione

12 Marzo 2016 Off Di Pantaleo Gianfreda
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municipio pitturazioneConfesso che ero molto indeciso se dare o meno una piccola notizia di cronaca giudiziaria che riguarda me e un assessore dell’attuale amministrazione. Poi ho pensato che fosse doveroso rendere pubblica la notizia, trattandosi di una poco felice iniziativa di un amministratore di maggioranza – finita positivamente per me, amministratore di minoranza -, in merito ad una vicenda assai risibile (o, se volete, buffa) e ad un’iniziativa piuttosto temeraria.
L’anno scorso ero stato curiosamente rinviato a giudizio per ingiuria, a causa di alcune espressioni utilizzate quattro anni prima (25 giugno 2011) nel corso di una riunione, stando alle circostanze riferite nell’esposto dell’assessore. Secondo il capo di accusa avrei “offeso l’onore e il decoro di Felline Luigi, definendolo alla presenza di più persone: “incompetente, pampascione” ed altro”.
Il soggetto, per la verità, si è sempre indaffarato in questi anni nel presentare esposti nei miei confronti (sinora senza concreti risultati), ma si è anche ripetutamente distinto nel rovesciarmi addosso gratuite e ripetute offese (che prima mi facevano indignare, ma che da tempo avevo deciso di ignorare), soprattutto in vigenza di attività del suo defunto sito internet.
Era sembrato, però, assai curioso, per non dire “bizzarro”, il rinvio a giudizio per l’uso di un termine dialettale di uso comune e bonario, quale è “pampascione”, che ricorda una squisitissima e ricercata pietanza dalle numerose qualità benefiche e, talora, anche dagli effetti “altisonanti”. Ancor più “bizzarro” era apparso il rinvio per aver dato dell’“incompetente” ad un assessore – che, tra l’altro, ha varie volte dimostrato di esserlo -, usando un termine di “legittimissima” critica politica.
Sin dalla prima udienza (10 aprile 2015) e in quelle successive, la Giudice di Pace, anche lei piuttosto incredula per l’imputazione, aveva sollecitato le parti a trovare un accordo per “chiudere la causa” ed evitare inutili perdite di tempo alla macchina giudiziaria, vista l’oggettiva “aleatorietà” di accuse, che, tra l’altro, rischiavano a breve la prescrizione… ma la “parte offesa” aveva ripetutamente e sdegnosamente rifiutato il bonario invito…
Sta di fatto che ieri, nell’ultima udienza, il Giudice di Pace di Lecce mi ha assolto – difeso dall’avv. Laura Manta – perché “il fatto non costituisce reato“, anche alla luce di una recente normativa che ha depenalizzato alcuni reati c.d. “minori”.
Pertanto, alla “sdegnosa” ex “parte offesa” non resta ora che gustare con connaturata “competenza” uno squisito piatto di… pampascioni, che si è meritatamente guadagnato! Buona digestione!


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Pantaleo Gianfreda
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