Considerazioni sul devastante terremoto politico ed elettorale che ha sconvolto il centrosinistra collepassese

18 Settembre 2016 Off Di Pantaleo Gianfreda
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elezioni_comunaliUn silenzio imbarazzato e surreale sembra calato nel Pd collepassese dopo le sconcertanti azioni di una “metà della mela” capeggiata dallo stesso segretario di circolo, le allucinanti vicende politiche e la sonora sconfitta elettorale del centrosinistra. Lo stesso imbarazzato silenzio che qualcuno volle dopo la sconfitta del maggio 2011. Con il risultato di ritrovarsi oggi di fronte ad una sinistra terremotata e ad una difficile ricostruzione.

E’ ormai tempo di avviare una doverosa e radicale riflessione, anche pubblica, un confronto “a tutto campo” e senza ipocrisie, che affronti le ragioni vere di due consecutive sconfitte elettorali amministrative.

Nonostante il ruolo centrale che il Pd, pur contestato e diviso in mille correnti e polemiche, ha a livello nazionale e regionale, c’è il rischio che a Collepasso questo partito “evapori” o assuma un ruolo marginale. Soprattutto dopo le recenti elezioni, che hanno visto la prevalenza di due liste di centrodestra e la prima lista di centrosinistra posizionarsi solo al terzo posto (e al quarto la seconda).

Un terremoto politico vero e proprio, una catastrofe che riporta la sinistra indietro di decenni, cui occorre reagire promuovendo una vera e propria “rivoluzione culturale” e un rinnovamento radicale.

Ho sinora atteso invano “segnali di vita”, iniziative, incontri, confronti… doverosi in un partito che ha subìto un così devastante terremoto elettorale e politico, ridotto in stato comatoso e “tenuto in vita” artificialmente nello stato attuale solo per i “comodi” di pochi… di quegli  stessi sciagurati “apprendisti stregoni” che hanno portato al disastro, strumentalizzato la sigla del Pd (impropriamente ritenuta “cosa nostra”) e che non hanno alcun interesse ad “aprire porte e finestre”, rivitalizzare il partito e cercare di farne un vero soggetto politico.

Per troppo tempo, anche a Collepasso, in carenza di un partito serio e organizzato, le decisioni o, meglio, le “trame” politiche sono state intessute e assunte in “segrete stanze”, pour-parler di “chi sa tutto”, week end “fuori porta”, rendez-vous di  comari “ammanigliate” dalla lussuria del vacuo protagonismo o in tanti e vari “spifferi magici” di certa insopportabile umana stupidità. E’ normale che in questo tipo di “politica” predominino poi personalismi, ambizioni, pettegolezzi, tradimenti, invidie, gelosie, rivalse, risentimenti e tante tipologie di miserie umane, che sono state alla base della débacle attuale del centrosinistra.

Sono stato a lungo indeciso se scrivere e pubblicare questo primo intervento. Confesso che provo un senso di pietà e di commiserazione  per i protagonisti di una brutta e, per certi versi, miserabile vicenda politica e umana. Ero combattuto tra il religioso e interiore “Signore, perdona loro perché non sanno quello che fanno!” e la legittima esigenza politica di chiarezza e verità. Sono abituato a combattere e contrastare “a viso aperto” gli avversari politici, non certo quelli del mio stesso schieramento politico. Molti di questi – ho capito con ritardo – sono stati, però, e sono i miei più infidi e velenosi avversari, peggio dei veri avversari. E come tali meritano, d’ora in avanti, di essere trattati e affrontati. Pubblicamente e apertamente. Ho deciso, in definitiva, di essere solo “normale” (come mi consiglia un amico), considerato che la mia “diversità” (o “anomalia”, come mi definisce un altro amico) politica e la mia propensione a “volare alto” mi hanno arrecato solo danni e hanno lasciato ampi spazi a scorribande di “piccoli uomini” e briganti senza scrupoli.

Premetto che, essendo “parte in causa” (“parte” danneggiata, per la verità!), anch’io avrò avuto qualche responsabilità. Addebitabile, però, oltre alla mia nota passione politica e al “sogno” (o, meglio, “illusione”!) di cambiare veramente Collepasso, solo ad un eccesso di ingenuità, forse di velleitarismo (o di “idealismo”, come direbbe il giovane/vecchio segretario Pd) e in una malriposta considerazione nell’intelligenza altrui. Nonostante l’età non più giovane, trascuro spesso di considerare che le miserie umane travalicano sempre più frequentemente i “lumi della ragione” e sono causa, ad ogni livello, delle più sconcertanti vicende.

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Solo un anno fa, nessuno avrebbe scommesso un soldo sulla riconferma a sindaco di Menozzi.

Erano diffuse tra i cittadini l’insoddisfazione generale e la convinzione che una lista di centrosinistra, naturalmente unita, avrebbe vinto. Anche perché appariva certa la divisione nel centrodestra. Così come appariva naturale, agli occhi della maggioranza dei cittadini, la mia candidatura a sindaco dopo cinque anni di opposizione condotta con impegno. Quasi esclusivamente in prima persona, considerato che il partito, nonostante le mie continue sollecitazioni, è stato quasi sempre assente (ho dovuto sollecitare e scrivere persino i volantini per il partito. Organizzare, poi, un comizio diventava una “corsa ad ostacoli” tra le perplessità dell’indolente segretario e quelle strumentali di Vito Perrone, un uomo che ha sempre vissuto politicamente “di rendita”, prendendo spesso meriti impropri grazie solo al lavoro altrui).

In quest’incredibile anno elettorale Menozzi ha vinto facile solo grazie alle devastanti vicende del centrosinistra, dilaniato da assurdi istinti cannibaleschi e presentatosi diviso in due liste.

Voglio, però, sin da questo mio primo articolo, che tutti finalmente sappiano della mia disponibilità, a pochi giorni dalla presentazione delle liste, a fare un passo indietro per ricompattare il centrosinistra e fare un’unica lista. Chiedevo solo che anche l’altro candidato facesse ugualmente. Veniva avanti la candidatura unitaria di una giovane e stimata professionista, che sembrava potesse essere gradita a tutti e salvare in extremis il centrosinistra e condurlo ad una non improbabile vittoria. Disponibilità e proposta rifiutate con arroganza e supponenza. Come odioso e ignobile era l’irrazionale veto posto sulla mia persona e il vile rifiuto di sedersi anche con me attorno ad un tavolo per confrontarsi e discutere. Follie allo stato puro. L’unico obiettivo di questi “congiurati” era solo quello di “farmi fuori” per far posto al… rinnovamento… un rinnovamento rappresentato dalle “vecchie facce” – “lavate con perlana” e riciclate – dell’Amministrazione di Vito Perrone (lui compreso, che aveva giurato e spergiurato di non volersi candidare), che avevano portato con il loro “voltafaccia” alla sconfitta dello stesso nelle elezioni del 2011. La scelta, imposta da Vito Perrone fuori da ogni confronto nel partito, di candidare poi sindaco il povero Tonino Gianfreda, che aveva “tradito” nel 2011 per meschini condizionamenti familiari e ora “vittima sacrificale” delle oscure manovre dello stesso ex sindaco, si dimostrava chiaramente impolitica e irrazionale. Una contraddizione palese, una piroetta senza senso che non è sfuggita agli elettori, che hanno penalizzato pesantemente quella lista. Era quello l’”asso nella manica” del “lupo nero”, il candidato capace di prendere sicuramente “1.600 voti”, come assicurava urbi et orbi il “triumvirato dei congiurati”?!?

Naturalmente sarebbe sciocco prendersela con gli elettori. Le responsabilità o i meriti dei risultati elettorali sono sempre e solo delle forze o dei personaggi politici in campo. L’elettorato di Collepasso è particolare, ma non diverso da altri elettorati, seppur con ovvie specificità. Ha sempre cercato certezze e stabilità, anche in caso di cambiamento. Come dimostrano le diverse elezioni degli ultimi anni. In cui l’unica volta che il centrosinistra ha vinto, nel 2006, è stato solo quando si è presentato unito e compatto, prevalendo, tra l’altro, solo per 66 voti, nonostante un centrodestra diviso in tre liste. A posteriori… è legittimo l’interrogativo: anche allora si era sbagliato il candidato sindaco?!? Il mio decisivo contributo alla formazione della lista, che anche allora si presentava difficile nelle adesioni (come poi si ripeté nel 2011), e l’impegno di tutti permisero, però, l’affermazione del centrosinistra. Certamente il fallimento di quella esperienza amministrativa ha un solo nome e cognome: Vito Perrone, il quale dovrebbe, una volta per tutte, avere la dignità di assumersi le sue responsabilità, soprassedendo a ignobili e risibili tentativi di scaricarle su altri. Se non lo fa lui, provvederò io a ricordare le tappe fondamentali di incredibili errori politici ed amministrativi. Lui era il sindaco. Abbia il coraggio e la dignità delle sue responsabilità. O gli piace solo pavoneggiarsi, in quella patetica ed esibita “alta considerazione” che ha di se stesso, per meriti (altrui) della “mia amministrazione” (come egli dice), scaricando su altri responsabilità (solo sue) del suo fallimento politico-amministrativo?

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Un anno fa la “certezza” di una mia candidatura a sindaco e di una possibile vittoria permetteva di percepire un tangibile consenso popolare attorno alla mia persona. Le “quotazioni” precipitarono non appena si diffusero le voci che parte del mio stesso partito mi remava contro e la mia candidatura unitaria iniziò ad apparire “incerta”. D’altronde, era logico che i cittadini cominciassero ad avere dubbi e si chiedessero “… ma se nemmeno parte del suo partito vuole Pantaleo, perché dovremmo votarlo noi?!?”. Oggi posso amaramente e autoironicamente dire di essere passato in pochi mesi “dalle stelle alle stalle”. Perché?!?

Chiedetelo al segretario Castellana, al sig. Perrone e all’“imprenditrice edile” Marra, della dinastia dell’“affaire C.A.E.R.”, le cui ambigue vicende “intossicano” tuttora la società e la sinistra collepassesi.

camapeE’ diffusa la convinzione che questo “triumvirato” stesse tramando da tempo per “farmi fuori” (con il risultato che hanno fatto harakiri…). A mia insaputa. Potevo mai pensare, pur conoscendone l’ambiguità, che l’”imprenditrice” stesse tramando contro di me, se solo nell’estate 2015 si rivolgeva a me (invece che al suo “capobastone” politico, nonché consigliere comunale) per fare battaglia contro il Responsabile dell’Ufficio Tecnico per le difficoltà frapposte ad una nota pratica edilizia che interessava la sua azienda?!? O di un segretario politico, che ho cercato sempre di aiutare nella sua crescita politica e che avevo informato passo per passo, condividendole, delle mie intenzioni?!? O di un ex sindaco, che avevo sempre lealmente sostenuto (nonostante suoi gravissimi errori politici e amministrativi), e consigliere uscente, che mi era stato amichevolmente seduto accanto per cinque anni in tante battaglie amministrative?!? Certo, avevo avuto delle avvisaglie… ma non avrei mai pensato che costoro si spingessero oltre certi limiti… perfino contro la razionalità!

Le cose da raccontare e le considerazioni sono molte. Se mai riuscissi a scrivere le mie “memorie amministrative”, potrei finalmente contribuire a far luce e ristabilire la verità su tante vicende della politica collepassese, talune anche “scabrose”, ivi comprese le “imprese” di tanti “compagni” o pseudo tali.

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Subito dopo le elezioni, tra i tanti, mi scriveva sbalordita una compaesana da anni nel Nord Italia:

Caro amico mio, vedo ora che il risultato è molto più tragico di quanto potessi immaginare. La volontà di farti fuori è stata veramente voluta e studiata a tavolino. Tu hai fatto una bellissima e corretta campagna elettorale, ma Collepasso non è un paese per semplici. Fa paura la tua coerenza e la tua ostinata ricerca della verità, perché mina equilibri potenti e stratificati da innumerevoli  ere geologiche. Oggi sicuramente avrai voglia di non vedere più nessuno. Ma se ti conosco bene, tu saprai trasformare tutto questo dolore. Non ti farai sopraffare da esso. Tu devi reagire e non lasciare che le persone che ti hanno accompagnato in questo percorso disperdano i loro talenti. Anche chi ti ha votato non deve arrendersi. Ri-partite da qui. Contatevi. Non siete bastati per varcare la soglia del Comune, ma insieme  siete una forza. Siete un minuscolo seme in una piccola zolla di terra. Sopra vi hanno buttato del cemento, ma una piantina può nascere e crescere anche fra il cemento. Ricominciate a camminare insieme e la piccola piantina può anche diventare un albero”. Considerazioni che fanno molto riflettere.

Per il momento, mi fermo qui. Non senza fare un’ultima considerazione in questo primo intervento.

Non so se il giovane, ma ormai vecchio e decotto, segretario politico Pd si sia ancora reso conto o sia in grado di rendersi conto delle sue responsabilità nel disastro politico che ha provocato. Solo marginalmente le sue incredibili azioni politiche possono essere giustificate dalla nefasta influenza di “lupi neri” e “tarante”, abituati ad operare nell’ombra e a tessere e irretire in fatali ragnatele. Quale segretario politico, ancora e incredibilmente abbarbicato alla sua “poltroncina”, egli è il principale responsabile della débacle del centrosinistra. Dovrebbe solo avere il buon senso e la dignità di trarne le conclusioni.

Nella sua superficialità e inadeguatezza, il “giovane mullah” fa finta, però, che niente sia successo e rimane abbarbicato ad una carica puramente nominale, che la spaccatura a metà di un partito di soli 24 iscritti e lo stesso elettorato hanno palesemente e totalmente delegittimato. E’ la seconda volta, in cinque anni, che la sua segreteria porta il centrosinistra ad una sonora sconfitta. La prima volta, nel 2011, quando era segretario solo da un anno, poteva essere scusabile e comprensibile. La seconda, nel 2016, è inescusabile ed incomprensibile. Non voleva quest’anno candidarsi per i “gravosi impegni di lavoro”… mi aveva ripetutamente dichiarato che subito dopo le elezioni amministrative, al di là del risultato, si sarebbe comunque dimesso da segretario… invece… si è candidato, ottenendo un “ottimo” quinto posto (rispetto al “pessimo” secondo posto delle precedenti elezioni)… non si è ancora dimesso da segretario… e la sua figura politica appare sempre più evanescente e inesistente (e anche un po’ ridicola). Cominci a dimostrare di essere persona matura e responsabile e presenti le sue doverose dimissioni, condizione politica ineludibile perché si riapra un confronto serio e si ricostruisca un partito, che Castellana e i suoi degni compari hanno “raso al suolo” per acclarata incompetenza politica e per meschine ambizioni personali.

Pantaleo Gianfreda


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