“Eroi dalla faccia sporca”. La sovr(dis)umana epopea dei minatori collepassesi in Belgio

10 Marzo 2016 Off Di Pantaleo Gianfreda
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minatoriTutto ebbe inizio con il Protocollo italo-belga del 20 giugno 1946, accordo che dette il via all’emigrazione di lavoratori italiani nelle miniere di carbone del Belgio.
Non mancò il battage pubblicitario, con manifesti affissi in ogni paesino, sicché decine di migliaia di giovani lavoratori italiani, per lo più meridionali, disoccupati o con compensi grami, scelsero di aderire a questa avventura, che li segnerà per il resto della loro vita.
Da Collepasso furono circa sessanta (il numero non è precisamente quantificabile) i nostri concittadini, che si recarono nelle fredde contrade della Vallonia, principalmente attratti dalle condizioni economiche abbastanza vantaggiose e molti dei loro figli contribuirono a creare con il tempo la ben nota comunità di origine italiana.
Dai carri nei campi” e da “bongiornu a signurìa” saltarono di colpo al salario garantito (con favorevole cambio in Italia) e all’uso del “monsieur” nelle relazioni quotidiane.
Non avevano, però, fatto i conti con la location del lavoro che l’attendeva, ossìa la tipologia del bacino carbonifero belga, uno dei più profondi e, di conseguenza, più pericolosi al mondo; non mancò, pertanto, qualche rinunciatario.
Dal 1946 al 1963 perdurò il lento e costante esodo delle forti braccia collepassesi, seguito poi, pian piano, dal rientro, per godersi lo strameritato riposo e una casa tirata su con inenarrabili fatica e sudore.

Antonio Sabato, oggi a 81 anni

Antonio Sabato, oggi a 81 anni

A più di mezzo secolo da quelle vicende, che hanno contraddistinto profondamente la storia dell’emigrazione italiana, a Collepasso si contano undici sopravvissuti e, fra questi, Antonio Sabato (classe 1935), che è davvero una miniera di informazioni e di aneddoti su quel periodo indimenticabile della sua vita.
Partito a soli diciotto anni con l’indispensabile autorizzazione paterna, sin dal suo ritorno a Collepasso Antonio si è sempre interessato a mantenere i contatti con il vasto mondo dell’emigrazione in Belgio, organizzando mostre, viaggi e gemellaggi, nel corso di questi anni.
Più volte ospitato nelle varie classi della scuola dell’obbligo, ha intrattenuto con la massima attenzione intere scolaresche, fino ad allora ignare degli indicibili sacrifici dei loro nonni.
Ho trascorso anch’io due pomeriggi con lui, scoprendo particolari che il mio pur forte interesse storico per quei fatti non aveva ancora incontrato.
Ha dell’assurdo, se ci pensate, lavorare a milleottantatre metri di profondità (io ebbi un lieve attacco di claustrofobia nella piramide di Chefren e Antonio mi sorride sarcastico quando glielo dico); e non basta, perché, giunti a quel livello (piano otto), si aprivano diramazioni lunghe “comu te Culupazzu a Cutrufianu”, prosegue a raccontarmi.
Apprendo, inoltre, della presenza indispensabile dei cavalli, che venivano portati in superficie, all’aperto, una sola volta all’anno, nel giorno della protettrice dei minatori santa Barbara, diventati ormai quasi ciechi.
Ancora, incredibile, il piano di calpestio che si sollevava, appena estratta la quantità di carbone dalla vena, a volte larga poco più del corpo del minatore disteso.
Antonio mi fa i nomi di tanti nostri concittadini, in gran parte ormai scomparsi da anni, padri e nonni di nostri compaesani, cui corrono l’onere e l’onore di conservarne e tramandarne alla progenie la memoria storica dell’immane fatica.
Fra questi, mi parla di Uccio Piscopo, che era proprio l’addetto ai cavalli e che compose il testo di una canzone intrisa di nostalgia (v. sotto), dello “stakanovista” Michele Lia, cui fu impedito di superare la quantità di carbone estratto, già elevata, e di incidenti, anche gravi, all’ordine del giorno per carenze strutturali delle miniere o per minima disattenzione. Ma un vulnus (oltre alla silicosi che ha minato per sempre il fisico) resta inguaribile nell’animo dei nostri minatori: la tragedia di Marcinelle, lo spaventoso incidente avvenuto la mattina dell’8 agosto 1956 alla miniera Bois du Cazier, che causò 262 morti, in gran parte italiani. Ricordo personalmente che Giuseppe “Pippi” De Simone ad ogni anniversario di quel terribile 8 agosto ci teneva a ricordarmelo in villa o incontrandoci per caso.

La copertina del volume “…per un sacco di carbone”, edito dall’ACLI Belgio

La copertina del volume “…per un sacco di carbone”, edito dall’ACLI Belgio

Antonio me ne parla con le lacrime agli occhi, che sfuggono anche a me, quando gli faccio ascoltare al pc “Una miniera”, il celebre brano dei New Trolls del 1969.
Antonio Sabato possiede ben custodita una buona serie di ritagli e fotocopie di pubblicazioni, come, ad esempio, “… per un sacco di carbone”, a cura dell’ ACLI belga, di oltre quattrocento pagine, e nel 1998 ha donato al Comune di Collepasso una pergamena dal titolo “Il sangue del lavoro italiano per costruire l’Europa dei popoli”, contenente l’elenco (da aggiornare) dei minatori collepassesi in Belgio dal 1946 al 1963.
E’ arcicontento per l’interesse che vado profondendo nella ricerca sull’emigrazione in Belgio; gli rispondo che dovrei, invece, io ringraziarlo, per essermi riscaldato o aver viaggiato in treno, da ragazzo negli anni Cinquanta, con il carbone da loro estratto.

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La canzone scritta da Uccio Piscopo

Italia sei bella, Italia il giardino dei fiori,
noi siamo i minatori in Belgio a lavorare
e coi belgi belgesi compagni di miniera
si scende sottoterra carbone a lavorare.
E la miniera oscura che a me mi fa paura,
Ma il minatore con cura comincia a lavorare
E dopo lavorato, lavoro con sudore,
si torna all’ascensore per l’aria a ritrovare.
E quando si arriva fuori con la lanterna in mano,
tutti nel bagno andiamo il corpo a ristorare.
Il bagno tutti i giorni mi sento che mi fa male,
ma ora che arriva Natale in Italia voglio andare.
Tutti abbiamo una mamma che nell’Italia aspetta,
Faremo una gran festa col figlio minatore.

Minatori in Belgio del Comune di Collepasso dal 1946 al 1963

ANTONACI Antonio, BARDOSCIA Antonio, BELLISARIO Ferdinando, BRAI G. Michele, CALO’ Antonio, CAMPA Pasquale, CAZZATO Antonio, CICCARDI Giuseppe, CICCARDI Michele, CORONEO Rocco, DE BENEDETTO Giuseppe, DE GIOVANNI Ernesto, DE GIOVANNI Vincenzo, DE MATTEIS Salvatore, DE SIMONE Giuseppe, ELIA Tommaso, ERRICO Giuseppe, ERRICO M. Roberto, FERSINI Salvatore, GIACCARI Antonio, GIANFREDA Giovanni, GIURI Antonio, GIURI Luigi, GIURI Massimino, GRASSO Giuseppe, GRASSO Sebastiano, GRECO Rocco, LIA Michele, MANGIA Antonio, MARRA Giovanni, MELE Michele, MELI Angelo, MIGHALI Giuseppe, MONTAGNA Antonio, MOSCATELLO Antonio, MOSCATELLO Giulio, PAGLIALONGA Giovanni, PELLEGRINO Donato, PELLEGRINO Grazio, PISCOPO Antonio, PISCOPO Giuseppe, PISCOPO Rosario, PIZZOLA Antonio, RIA Giovanni, RIA Giovanni, RIA Leonardo, RIZZO Giorgio, RUSSO Rocco, SABATO Antonio, SACCOMANNO Giuseppe, SCHIRINZI Corrado, SEDILE Antonio, SINDACO Arturo, SINDACO Donato, TAU Luigi, VANTAGGIATO Antonio.

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Giuseppe Lagna


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Pantaleo Gianfreda