In morte dell’amico Maurizio. L’esemplare lezione di stile e sobrietà di un’illuminata famiglia borghese
29 Dicembre 2016L’altro giorno se ne è andato via, in silenzio, Maurizio, 54 anni. Un caro amico. Un amico di tutti.
Conoscevo da sempre Maurizio. Come la sua famiglia, cui sono molto legato sin dall’infanzia. Dopo l’ictus che l’aveva colpito mesi fa andavo spesso a trovarlo. Prima presso l’Euroitalia, poi nella sua abitazione di via Pascoli. Il fratello Paolo gli aveva regalato un tablet che gli permetteva di riempire il lento trascorrere del tempo e tenersi a contatto con il mondo esterno. Con le sue dita lunghe ed affusolate “danzava” sui tasti del tablet. Immancabilmente “mi esibiva” l’home page di questo sito scorrendo i vari articoli e rilevando, pur con qualche difficoltà espressiva ed aiutato dalla madre, il legame, sia pur virtuale, con il paese che il sito gli permetteva.
La vita non era stata benevola con Maurizio. Lui, però, era amico di tutti. Disponibile. Scherzoso. Socievole. Si era ritagliato anche un ruolo di “chierico” nelle manifestazioni religiose. Aveva superato le angherie della vita e di qualche “profittatore” grazie ad una madre vigile ed affettuosa e ad una famiglia protettiva.
Maurizio è morto alla vigilia di Natale in una casa di cura di Tricase. Mesi fa aveva subito un ictus, ai cui effetti mortali era miracolosamente scampato e, dopo cure adeguate, aveva superato le fasi più critiche. La madre ed i fratelli, chiusi e riservati nel loro dolore, hanno diffuso la notizia al calar della sera del giorno dopo la morte con un semplice manifesto di lutto. Non volevano “scomodare” nessuno nel giorno del Natale. La salma è giunta da Tricase nella Chiesa Madre di Collepasso alle ore 10.00 del giorno di Santo Stefano. Alle ore 10.30, un commosso don Antonio Russo ha celebrato i funerali. Nessuna fanfara. Nessuna personalità presente ufficialmente alla cerimonia. Nessuna “squadriglia d’onore” che rimarcasse la stretta parentela di Maurizio con un prestigioso Generale delle Forze Armate italiane.
Perché Maurizio era/è fratello di un Alto Ufficiale dell’Aeronautica: il Generale di Brigata Aerea Paolo Cuppone. Una carriera e un curriculum “da brivido”. Incarichi prestigiosi. Lunghi da elencare. Oggi è “distaccato” per due anni presso il Comando NATO di Bruxelles, dove risiede con la famiglia, dopo aver comandato per un anno la 9ª Brigata Aerea di Pratica di Mare (vedi articolo).
Altri, al suo posto, avrebbe riempito Collepasso di “papaveri” militari e politici (il Generale è stato anche nel Gabinetto del Ministro della Difesa), “marcette” e squadriglie, come “si usa” e “si abusa” in certe occasioni. Non il Gen. Cuppone, che ha dimostrato la sua “grandezza” di uomo e di militare proprio per la sobrietà e la non comune intelligenza civica e umana. Per l’atto di grande affetto e rispetto verso il fratello Maurizio. Perché “pompe e onori” sarebbero stati rivolti alla figura del Generale, non a quella del defunto fratello, l’unico cui si doveva nell’occasione onore e memoria.
Eppure e nonostante ciò, in quel funerale antimeridiano del giorno postnatalizio, la Chiesa Matrice conteneva tanta gente accorsa – senza scorte e stellette – per essere vicina a Maria, Paolo, Gabriella e agli altri familiari. Tutti ricordiamo con commozione ed affetto il compianto padre Gino, impiegato statale. La madre Maria Sansò ha insegnato per decenni presso la Scuola elementare. La sorella Gabriella è vicaria in un Istituto Comprensivo di Bologna e il marito di costei, Pierpaolo, è medico in un Ospedale del Bolognese. Un “quadro” da famiglia borghese affermata e benestante, ma sobria e illuminata.
Mi hanno particolarmente colpito la semplicità e la sobrietà di questa famiglia in occasione della morte di Maurizio. Una famiglia che “vanta” un pedigree di buona professionalità e, soprattutto, un Generale dell’Aeronautica. Una classica famiglia della piccola-media borghesia italiana. La borghesia migliore, però, e così rara in Italia, che in altri Paesi è stata ed è il nerbo e lo scrigno dei più alti e autentici valori civili e sociali. Che ha acquisito per educazione e, soprattutto, per cultura una dimensione e un rispetto dei valori che affondano le radici nell’autentico umanesimo “illuminista” e “cristiano” (“Non fra pompe ed onori, ma nascer volle Iddio fra incolti pastori”). In cui contano i valori e gli esempi, non le “vanaglorie”. Perché la morte è “’na livella”… e le “pompe” non sempre esprimono onore verso i morti ma spesso solo vanagloria per i vivi.
Probabilmente i familiari di Maurizio non gradiranno questo articolo. Chiedo loro scusa. Ma era mio dovere rendere pubblico un raro e particolare esempio di sobrietà, modestia, riservatezza e civismo da parte di persone che rivestono incarichi di rilevante importanza.
Mi ero ripromesso, se i cittadini di Collepasso mi avessero eletto sindaco, di conferire la cittadinanza onoraria al Gen. B. A. Paolo Cuppone, uno dei più illustri (forse oggi “il più illustre”) nativi del nostro “borgo”, da cui è lontano sin dalla prima giovinezza. Rilancio pubblicamente questa proposta al sindaco Menozzi e alla sua Amministrazione. La nostra comunità ha bisogno di riferimenti seri ed esempi nobili!
Un caro ed estremo saluto a Maurizio… requiescat in pace!
Pantaleo Gianfreda
CONDOGLIANZE VIVISSIME A TUTTA LA FAMIGLIA PER LA PERDITA DEL CARO MAURIZIO che silenziosamente ci a lasciati. resterà sempre nel cuore di tutti noi COLLEPASSESI UN ABBRACCIO A MARIA (grande mamma) a PAOLO e GABRIELLA. Giuseppe e Agata
Buongiorno,
Io penso che davanti a questi eventi tristi siamo tutti uguali a prescindere dall impiego professionale svolto.
Caro Pantaleo, cosa ti aspettavi di vedere in occasione del funerale dell amico Maurizio?
Hai parlato di sobrietà e semplicità…..e non ci vedo nulla di strano.
Sentite condoglianze alla famiglia.
Che bello questo ricordo di Maurizio. È vero Pantaleo:molti dovrebbero prendere esempio dalla sobrietà di questa bella famiglia collepassese e soprattutto ammirare la loro nobiltà d’animo.