Un dialogo civile sulla “vicenda Montagna”: “Carissimo Pantaleo…” … “Carissima Eliana…”
20 Ottobre 2016Il precedente articolo “Good bye, arch. Montagna!… vittima di se stesso e di scelte miopi e clientelari dei sindaci Vito Perrone e Paolo Menozzi” ha provocato, come era prevedibile, diversi commenti e reazioni. Alcuni anche un po’ inconsulti ed offensivi, soprattutto sulle pagine facebook mia personale e di infocollepasso. Ho molto apprezzato, invece, per intelligenza, garbo ed equilibrio, il commento postato da Eliana Vantaggiato, nipote dell’arch. Montagna e mia “cugina acquisita”, alla quale ho sentito il dovere di rispondere sulla mia pagina facebook. Ritengo, pertanto, doveroso pubblicare anche su questo sito, il civile “scambio di idee” con Eliana.
Carissimo Pantaleo, dopo aver letto il tuo articolo sento doveroso da parte mia, lasciare traccia di un mio pensiero su quanto hai scritto. Premetto che apprezzo da sempre la tua indiscutibile ars orandi, anch’io amo scrivere ma al contrario di te sono più poesia che prosa. Detto ciò, vorrei ringraziarti per aver finalmente fatto luce su delle onte d’infamia che per mesi hanno offuscato ingiustamente l’immagine dell’arch. Montagna. Io, lo sai, sono da un lato tua cugina acquisita e dall’altro sua nipote, essendo lui fratello di mia madre. Più che fratello di mia madre egli per lei è stato un figlio, e per me un fratello. È ammissibile dunque per me, quanto soprattutto per le sue figlie, che hanno visto per molto tempo il padre messo alla gogna e arso vivo da lingue infuocate, provare rabbia e rammarico nel leggere così d’emblée l’ennesima critica nei suoi confronti. Ma da una lettura più attenta del tuo articolo si evince chiaramente che l’arch. Montagna non ha commesso grandi infrazioni, gravi reati come si paventava mesi fa, non si è poi macchiato di colpe così gravi. Come tu stesso dici qualche scelta politica sbagliata, simpatie politiche non condivise da te, il suo terribile sigarone che impuzzoliva l’aria che respirava, un carattere ambizioso e superbo. Poco, davvero!!! Quindi, grazie di aver finalmente trasformato quella fuliggine che lo ha soffocato e sporcato in goccioline di nebbiolina, rinfrescando così, catarticamente, la sua figura di professionista serio e competente, quale egli è!!! Ricordo la sua tesi di laurea, un lavoro colossale sulla ristrutturazione della stazione di Bari che gli fruttò il massimo della votazione e un bel plauso generale. Una laurea e due master, la specialità in Designe, la collaborazione per questo con alcune delle più grandi aziende italiane, la Frau per citarne una. Nel corso di un decennio circa gli sono stati commissionati lavori di ristrutturazioni ed edificazioni ex novo, da Milano, Firenze, Bari, la chiesa di Calimera, la recinzione della base militare dell’aeroporto di Brindisi. Queste che menziono sono solo alcune delle cose che ha fatto nel corso della sua carriera. Nel suo paesello sito ai piedi di una collina, lascia qualcosa di bello, una bella aerea comune, di cui noi tutti possiamo godere. Ecco dunque che alla luce di tutti questi fatti e dei suoi pochi mis-fatti egli non possa essere giudicato come vittima di se stesso ed esiliato in Canada, ma come piuttosto fortunato ad aver sposato una donna di origine Canadese e astuto per aver voluto cogliere, nella vita, un’opportunità di crescita e miglioramento della sua quality life’s style. Credo che con le tue parole gli abbia fatto solo del bene, e questo è coerente con il tuo buon cuore. Un sorriso te lo regalo dicendoti che la tua camicia rosa avrebbe fatto pendant con le sue stravaganti e coloratissime cravatte. Un abbraccio.
La mia risposta
Carissima Eliana, apprezzo molto il garbo e l’equilibrio del tuo commento, l’encomiabile tentativo di riportare il confronto su un terreno di civiltà, cercando di capire ragioni diverse e contrapposte… “gradisco” anche le profumate “foglie di alloro” (sparse di qua e di là nel tuo appassionato ed affettuoso intervento), che, come è noto, oltre a “glorificare” servono anche a “rilassare”… sei, pertanto, “vvantaggiata” rispetto ad altri e sono “obbligato” a rispondere. Per doverosa cortesia e omaggio alla tua intelligenza.
Riconfermo le mie considerazioni. Apprezzo le tue. Vi ho colto la comprensione di alcuni significativi punti del mio articolo. Sono tuttora convinto che il Dirigente dell’Ufficio Tecnico Comunale – che ha una rilevante funzione pubblica ed è soggetto, pertanto, al doveroso controllo degli Organi competenti e dei cittadini – è stato prima di tutto “vittima di se stesso”. Tu stessa ne rilevi il “carattere ambizioso e superbo”. Ma è stato, soprattutto, vittima di una “cattiva politica”, che non ha saputo fare le sue scelte né – per viltà, opportunismo e inadeguatezza – indirizzare e controllare i suoi atti.
Credo di essere stato tra i pochi a difendere pubblicamente l’arch. Montagna quando, nel rispetto della legalità, ha emanato provvedimenti di particolare importanza e delicatezza (vicenda rondò, villetta abusiva “S. Anna”, ecc.), rimanendo vittima di attacchi scellerati e pretestuosi di noti politicanti. Con altrettanto rigore, l’ho ripetutamente sollecitato al rispetto di norme, procedure e principi fondamentali della Pubblica Amministrazione (trasparenza, legalità, imparzialità, ecc.), quando ne ho rilevato alcune “devianze”. Sino ad essere costretto – vista l’inutilità delle mie sollecitazioni e l”esplosione” di comportamenti arroganti ed irrispettosi – ad interessare le competenti Autorità amministrative di controllo. A queste e a quella Giudiziaria (interessata da altri) spetterà di valutare se siano emersi fatti censurabili e/o penalmente rilevanti, considerato che nessuno ha scritto ancora la parola “fine” su certe vicende.
Vedi, cara Eliana, comprendo e “compatisco” (nel senso letterale di derivazione latina di “cum patire”, “soffrire insieme”) “rabbia e rammarico” (come tu dici) delle figlie e persino le inconsulte reazioni che hanno espresso nei miei riguardi. Sono, capisco, reazioni di sofferenza, seppur camuffate da scherno.
Non vorrei scomodare Freud o altri, ma appare evidente che le beffarde “risate” riportate sul mio post rappresentino una chiara sintomatologia di “risata isterica”, che esprime, in momenti di particolare difficoltà dell’individuo, fragilità, insicurezza, dolore, paura, tristezza, sofferenza interiore, ecc. Vado oltre. Taluni non si rendono conto che certe “esternazioni” evidenziano solo intime e inconfessabili verità. Ho voluto soprassedere a certi pubblici “scherni” sia per la giovane età degli autori (ma un po’ di sana e buona educazione verso gli adulti non guasterebbe!) sia perché ho capito che per costoro io sono solo un “falso” bersaglio, necessario ad occultare il “vero”. L’analisi del concetto di “trasfert” potrebbe aiutarci a comprendere meglio. Succede talora che, non potendo “dissacrare” figure centrali ed inviolabili della propria età evolutiva (e la “figura paterna” è la più importante, soprattutto per le donne), taluni “trasferiscano” irrazionalmente e inconsciamente rabbie e frustrazioni su “altre” figure. E’, in certo modo, la rappresentazione, in ambito psicologico, del detto “quando il dito indica la luna lo sciocco guarda il dito”. Nella fattispecie, io rappresento il “dito”, il “falso” bersaglio. Il padre la “luna”, il “vero” bersaglio, colui che è, in effetti, il vero ed unico responsabile della loro attuale situazione di disagio personale e sociale. Una verità amara, che, seppur percepita, si preferisce rimuovere scaricando su altri le proprie frustrazioni.
E’, pertanto, sciocco prendersela con il “dito”, soprattutto quando la “luna” si è oscurata per improvvise eclissi, provocando panico e paure ataviche (come talora succede tra genti primitive).
La “vergogna sociale” che si prova (o di cui si può essere vittime) per certe obiettive e poco edificanti situazioni derivanti da responsabilità (vere o presunte) di propri congiunti non può portare a deformare oltre certi limiti la “rappresentazione reale” delle vere responsabilità né inveire o criminalizzare altri. Dovremmo, forse, giustificare e plaudire (scusa il paragone) i parenti dei camorristi che inveiscono, si oppongono od ostacolano le Forze dell’ordine all’atto dell’arresto dei loro congiunti, come spesso vediamo in televisione?!? Bisogna, pertanto, in circostanze familiari particolarmente delicate e difficili, far prevalere la razionalità e anche un certo riservato e dignitoso silenzio. Oltretutto, sono convinto che le responsabilità dei genitori non possano e non debbano mai ricadere sui figli, i quali hanno diritto alla loro vita.
Io mi auguro che tu abbia ragione nella tua personale lettura del mio articolo. Che siano effettivamente ingiuste, ad esempio, le “onte d’infamia che per mesi hanno offuscato ingiustamente l’immagine dell’arch. Montagna”. Che sia vero che “non ha commesso grandi infrazioni, gravi reati come si paventava mesi fa, non si è poi macchiato di colpe così gravi”. Me lo auguro e auguro serenità a tutta la famiglia.
Permettimi, però, di aggiungere che è doveroso lasciare a chi di competenza il compito di pronunciarsi definitivamente su certe vicende, sperando che quella che a tanti è apparsa una “fuga” non preluda ad epiloghi devastanti. Sarebbe opportuno attenuare sopraesposizioni social su delicate vicende amministrative (pertanto, pubbliche e non private) che potrebbero trasformarsi in imprevedibili boomerang. Al contempo, auguro anch’io, come te, che il trasferimento in Canada sia per tuo zio “un’opportunità di crescita e miglioramento della sua quality life’s style”.
Per quanto mi riguarda, considero chiusa la discussione sull’argomento.
Come vedi, permetto a tutti di intervenire liberamente sulla mia pagina facebook, anche a chi non è compreso tra i miei amici e posta “in casa mia” offese invereconde, pur potendo io “bannare” simili individui e sconcezze. Non pretendo di essere compreso e condiviso da tutti. Chiedo, però, che tutti, pur nella differenza di opinioni e posizioni, dimostrino rispetto per la mia persona e per le battaglie di legalità e trasparenza che ritengo di condurre doverosamente. Almeno un po’ di quel rispetto che, con garbo, affetto ed intelligenza, tu hai dimostrato.
Un abbraccio, carissima “cugina”, a te, al “grande” Ivano e al piccolo Lorenzo!
povera Collepasso: passano gli anni ma la gente sempre la stessa.