17-23 agosto, Galleria d’arte “F. Capece”-Maglie, “Relazioni cromatiche”, 1ª Personale di pittura del giovane artista collepassese Paolo Longo
14 Agosto 2017Dal 17 al 23 agosto, presso la Galleria d’arte “F. Capece” di Maglie (piazza Aldo Moro, 25), “Relazioni cromatiche”, Personale di pittura del giovane collepassese Paolo Longo.
La mostra sarà aperta dalle ore 11.30 alle 12.30 e dalla 18.30 alle 21.00.
Paolo, figlio del noto avvocato collepassese Franco, fratello dell’avvocato Antonio, gemello di Giovanni (anch’egli nel mondo del Diritto), festeggia la “fresca” laurea in Giurisprudenza presso l’Università Cattolica di Milano (auguri, dottore!) con la sua prima Personale di pittura, arte cui si dedica con passione da tenera età.
Certo, una domanda (e una digressione) è d’obbligo… ma in una famiglia di preponderante presenza maschile, immersa nell’arido (per tanti) mondo del diritto… da chi ha ereditato Paolo la passione per l’arte?!? In un microcosmo familiare di debordante mascolinità… non poteva che essere una donna, naturalmente! Chi, la sua Musa?!? Una donna speciale… la madre Livia! D’altronde, non è un caso che per gli antichi greci l’ideale supremo dell’Arte fosse rappresentato dalle sette Muse, sette dee… tutte donne… In fondo, e inconsciamente, il senso dell’Arte è quella parte fondamentale di “femminino” che è più o meno presente in ognuno di noi. Quel senso, cioè, di sacralità, amore, empatia, relazionalià ed emozionalità, che, secondo gli antropologi, ha permesso agli antichi e mitici (e in quei pochi che sopravvivono in sperduti anfratti della Terra) mondi matriarcali di governare per secoli (forse millenni) le relazioni umane in pace ed armonia, prima dell’avvento delle “società guerriere”, prima, cioè, che il “maschio” bellicoso prendesse il sopravvento e trasformasse, negli ultimi 3-4 millenni, le società da matriarcali in patriarcali, società in cui preponderante, come ci insegna la Storia, è stata “l’arte (!!!) della guerra”. L’Arte, nella sua essenza, è pregna di valori “femminini” perché portatrice e dispensatrice di armonia e di armonizzazione dell’essere umano nel rapporto con se stesso e nei rapporti interpersonali. E’ un caso se negli ultimi decenni si moltiplicano, anche nel Salento, libri e trattati sul mito della “Grande Madre”, diffuso in tutte le società sotto ogni latitudine… quasi un innato anelito umano al ritorno ad un mondo più pacifico ed armonioso?!? Scusate la lunga digressione, cui mi ha involontariamente spinto la figura materna di Paolo, la sua Musa…
Auguriamo, comunque, al giovane artista e neolaureato tanti successi nella pittura e nella professione!
Paolo Longo nasce a Casarano il 28 dicembre 1991. Compiuti gli studi classici al liceo F. Capece di Maglie, si laurea in giurisprudenza all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Sin da piccolo matura un forte interesse per il disegno, avvicinandosi al mondo dei fumetti e dei manga giapponesi, ma è durante il periodo universitario che coltiva la propria attitudine per il mondo dell’arte, oltre che per quello della poesia: la visita di numerose mostre gli permette di studiare le tecniche e le teorie dei più grandi artisti, generando in lui il bisogno di ricercare una propria sensibilità artistica. Ad avere un’importanza fondamentale nel suo percorso artistico ancora in evoluzione è, in particolare, la corrente dell’Espressionismo astratto, alla quale appartengono i due artisti che più hanno influito sul suo pensiero, Jackson Pollock e Mark Rothko. Ad essi si aggiungono due artisti contemporanei, Ian Davenport e Holton Rower, che più di altri lo hanno ispirato nell’utilizzo del colore.
“Relazioni cromatiche” è la prima personale dell’artista Paolo Longo e con essa egli intende focalizzare l’attenzione sul principale elemento della sua arte: il colore. Da strumento figurativo, il colore diviene elemento materico per definizione, in una visione totalizzante dello stesso. Le opere esposte rappresentano diverse combinazioni di colori, nelle quali il nero assume il ruolo di costante simboleggiando l’inizio, la staticità e l’ignoto, e tutte mirano a suscitare nello spettatore emozioni e reazioni inconsce, attraverso la stimolazione delle percezioni visive generata dai vari colori che assumono, pertanto, valenza trascendentale. Tra quelle in esposizione, le più indicative di questo fenomeno sono indubbiamente le opere fluorescenti: esse hanno la caratteristica di condurre idealmente lo spettatore in tre differenti dimensioni (il visibile, il non visibile e la “terza dimensione”), sfruttando appunto il fenomeno della fluorescenza, in base al quale i colori utilizzati sono in grado di riemettere le radiazioni elettromagnetiche ricevute, in particolare di assorbire radiazioni nell’ultravioletto ed emetterle nel visibile.
… e non ti sembra un po’ “… fuori…” un commento così perentorio (e acidulo)?!? Non mi permetto di competere con un artista che conosco e apprezzo e un professore che di fatto non conosco… ma… “mi consenta…” (direbbe SB)… elementi di riflessione, pur estremamente soggettivi e parziali od anche estemporanei, ma fortemente stimolanti, non sono previsti dal “Bignami” dell’intelligenza e della conoscenza umane?!? Rifletti, Giuseppe… rifletti… e ti renderai conto che su tale “quaestio” c’è forse qualcosa che ci unisce più di quanto immagini… e ti renderai conto, altresì, che solo pochi “metri” ci separano dall’”incontro”… esci dagli stereotipi di Papa Pio X (via) e affacciati alla Rinascita (via)… ahahahahahahahhhh… si scherza, vicino di casa, si scherza!!!
Il connubio tra arte ed “eterno femminino” mi sembra veramente fuori da ogni logica artistica e di critica storica.
Personalmente, vedendo le poche immagini, non mi trasmettono nulla, pur amando la pittura, che tra l’altro collezionò, ma comunque, Auguri per un successo reale.