Morire a 30 anni, uccise da un male. Morire a 17 anni, uccise dal “male”

14 Settembre 2017 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Giovanna Giustizieri

Giovanna se ne è “andata via”. Colpita da un male incurabile.

Aveva 30 anni. Gli anni in cui “esplode” la vita. Gli anni del “passaggio”. Dalla piena giovinezza alla maturità. Da un ciclo di vita ad un altro. Dalla famiglia che ti ha allevato alla famiglia che dovrai allevare. Giovanna era pronta a questo “passaggio”. A costruire una nuova famiglia con Tony. Dovevano sposarsi nell’ottobre scorso. Ma il male era in agguato. Non immaginava che altro fosse il duro, doloroso e definitivo “passaggio” che la attendeva.

Giovanna e Tony

Vogliamo sperare che Giovanna “viva” nell’Aldilà. Che da lì vegli su tutti noi, in particolare sulle persone care, accanto a lei sino al suo ultimo respiro: il padre Luciano, la madre Anna Rita, il fidanzato Tony, i fratelli, parenti ed amici.

La sua scomparsa ha suscitato vasto cordoglio nella nostra comunità, che si è stretta attorno a lei e ai suoi cari in un grande, immenso abbraccio di affetto, dolore, com-passione e solidarietà. Tantissimi hanno salito le scale della sua casa per rimirare quel viso distrutto dalla sofferenza, ma ancora bello. Al suo funerale, la Chiesa Cristo Re era gremita di gente. Sui social tanta partecipazione e dolore. La notizia della sua morte ha superato sulla pagina facebook di infocollepasso le 9.000 (novemila!!!) visualizzazioni. Tante le condivisioni, che ne hanno moltiplicato le visualizzazioni. Tanti i commenti. Il dolore. La solidarietà.

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Conoscevo Giovanna da bambina, dai tempi dell’asilo presso le Suore, che frequentava insieme ad uno dei miei figli. Con il padre Luciano ci conosciamo e siamo amici da sempre. Mi ha sempre colpito, in quella bambina prima e in quella donna poi, quel “velo” di tristezza – forse presagio del suo destino?!? – che aleggiava talora nei suoi occhi mansueti e profondi, che apparivano come “conchiglie di cielo e di mare” sul suo bel viso.

Due mesi fa, anche un’altra giovane donna, Luana, moglie e madre di due ragazzi, era “volata in cielo” per il medesimo male. A 42 anni. Entrambe hanno lottato con tenacia contro quel male devastante. Per la vita. Per l’amore. Per la famiglia. Luana ha lasciato a Carmine i due bei “frutti” del loro amore. A Giovanna non è stato concesso nemmeno questo. Al suo Tony lascia solo momenti di immensa felicità. E di cupo dolore.

Noemi Durini

Noemi, invece, la ragazza di Specchia, è stata uccisa, a 17 anni, da un altro male. Ancor più devastante. Ammazzata da un “amore” malato. Da un ragazzo “malato”. Un “male” oscuro, indefinito, incontrollabile, devastante. Che si insinua, lento e inesorabile, nei meandri profondi della psiche umana. Che distrugge l’”umano”. Che devasta la mente di chi è stato privato degli anticorpi necessari. Quelli che quotidianamente dovrebbero essere “inoculati” sin da tenera età da famiglia, scuola, società, istituzioni. In poche parole, l’educazione alla vita.

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Il male, di cui è rimasta vittima Noemi, è frutto di ignoranza, violenza, brutalità, bullismo, alienazione, prepotenza, animalità incontrollata, superEgo sfrenato. Un male che colpisce brutalmente quando la famiglia è assente, la scuola non forma, la società si ritrae, le Istituzioni non ne colgono i sintomi. Personali e sociali.

Ha colpito l’incredibile “ghigno” di quel ragazzo omicida, che sfida la folla del suo paese, senza rendersi conto ancora della tragedia di cui è stato brutale protagonista. Chi ha creato un simile “mostro”?!? Un mostro senza remore personali e sociali che ha distrutto la vita di una ragazza di 17 anni. E anche la sua.

Oggi ci poniamo tutti degli interrogativi. Come individui. Come famiglie. Come Istituzioni. Incapaci – queste ultime – di raccogliere persino lo straziante urlo di allarme che la madre aveva lanciato, denunciando quel ragazzo solo poche settimane fa. Chiedeva alle Istituzioni, alla Magistratura, ai Carabinieri, ai Servizi sociali comunali di allontanare quel ragazzo violento dalla figlia. Non lo hanno fatto. Sarà la Magistratura ad individuare responsabilità.

A noi non compete giudicare in “tribunali sommari”. A noi compete solo il “diritto” al dolore e all’angoscia per quanto è successo. L’indignazione profonda. La possibilità di esprimere compassione e pietà per la piccola Noemi. Uccisa da un “amore” malato. Da un ragazzo a-umano. Ma anche pietà e compassione per quel ragazzo. Anch’egli vittima, seppur disgraziata e spregevole.

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Non saranno gli irrefrenabili e ancestrali istinti alla vendetta e alla violenza di cui oggi i social debordano a riportare in vita la piccola Noemi. Chiediamoci, piuttosto, quante responsabilità ci sono in noi ed attorno a noi… chiediamoci se tutti hanno fatto e fanno il loro dovere… chiediamoci se la società e le Istituzioni riusciranno almeno a salvare la “vita malata” di un “ragazzo malato” di soli 17 anni… se saranno capaci di svuotare la sua mente dai veleni che hanno intossicato la sua giovane esistenza… se riusciranno a recuperare una vita alla vita e alla speranza… non è “l’occhio per l’occhio” il destino dell’uomo né la sua salvezza… è la “pietà” – la “misericordia”, direbbe Papa Francesco – che ci salva e ci rende umani!

Penso a Giovanna e Noemi. Due giovani donne accomunate da un tragico destino.

L’una uccisa da un male incurabile. … l’amore di Tony “viatico” nel suo percorso…

L’altra uccisa da un male che si poteva curare… l’“amore malato” di un ragazzino “veleno” nel suo breve percorso…

Per motivi pur diversi, la morte di Giovanna e Noemi ha colpito profondamente tutti noi. E loro ci chiedono di avere pietà. Pietà per le loro vite. Pietà anche per noi. Solo pietà e misericordia!

Ciao, Giovanna!

Ciao, Noemi!

Pantaleo Gianfreda


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