Xylella, la marcia. Emiliano fischiato: “Il divieto di impianto sta per cadere”

19 Marzo 2017 Off Di Pantaleo Gianfreda
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LECCE – Con il trattore in tangenziale ci sono arrivati davvero i coltivatori salentini che poi, parcheggiati i mezzi pesanti nell’area dell’ex Foro Boario, hanno partecipato all’incontro sul disastro xylella organizzato da Coldiretti Puglia presso l’hotel Tiziano. Speravano di poter marciare lungo le direttrici di Lecce ma il corteo non è stato autorizzato così, chi ha voluto, è entrato in sala per assistere agli interventi sul palco su cui si sono alternati imprenditori locali del settore olivicolo ed in chiusura il governatore Michele Emiliano.

Non solo folklore, però, questa mattina. Gli animi erano a dir poco surriscaldati, tant’è che polizia e Digos controllavano attentamente dall’interno una situazione potenzialmente incandescente. Davanti all’albergo un nutrito gruppo di persone reclamava con forza la presenza di Emiliano, lì in mezzo a loro, per strada, annunciando l’inasprirsi di una battaglia che non sarebbe terminata oggi. Anzi. Non tutti tra gli olivicoltori, i rappresentanti di aziende e cooperative ed i vivaisti, infatti, hanno varcato la soglia dell’albergo. Molti sono rimasti fuori, in segno di una protesta estrema, disperata, contro le mancate soluzioni per un’emergenza fitosanitaria divenuta disastro economico.

La xylella fastidiosa – come è noto – ha falcidiato il patrimonio degli ulivi salentini. Continua ad espandersi ed aggredire gli arbusti, compresi gli alberi secolari, colonne portanti del tessuto imprenditoriale locale. A conti fatti sono 140 mila gli ettari infetti. L’agricoltura tenta di reggere il colpo nonostante manchino all’appello i rimborsi per gli espianti. Basti pensare che dei 13 milioni di euro destinati dall’ex commissario per l’emergenza, Silletti, 2,6 milioni destinati a rimborsare l’estirpazione coatta, giacciono nelle casse del governo regionale, in attesa di una manovra di assestamento del bilancio.

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La ricerca scientifica sul patogeno (con relative misure di contrasto e contenimento) ha preso diverse direzioni, spesso in contrasto le une con le altre. Le responsabilità di tutti i livelli politici, maggioranza, opposizione, Regione, Italia, Ue sono state messe tutte sul piatto delle rivendicazioni.

Ma oltre la rabbia, lo sfogo, rimane il problema. Il disseccamento avanza ed il settore sta per crollare. Si teme un effetto domino sull’intera economia, come conferma il direttore provinciale di Coldiretti Lecce, Giuseppe Brillante, che sembra intenzionato a far intervenire il prefetto Claudio Palomba. I dubbi sulla effettiva utilità della variopinta manifestazione sono molti, alcuni espressi dall’opposizione regionale schierata sotto il palco. Del resto, dopo quasi 4 anni dalla dichiarazione dello stato di emergenza, gli alberi hanno continuato a morire più di prima, per mano della fitopatia e per mano dell’uomo che li ha recisi alla base. Il panorama delle campagne ha già cambiato aspetto, si è trasformato in uno spettrale cimitero di ulivi.

Intanto l’affare xylella ha assunto proporzioni giuridiche e politiche enormi: riassumere le tappe di questa escalation è un’impresa non da poco. Intorno alla malattia si sono costruite spy story e ipotesi di complotto sull’importazione del batterio dal Costarica, denunce alla magistratura e relative inchieste in cui spuntano diverse ipotesi di reato, individuate dalle magistrate Elsa Valeria Mignone e Roberta Licci, tra cui la diffusione colposa di una malattia delle piante.

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E ancora, ricorsi al Tar, battaglie di carte bollate, un braccio di ferro con l’Unione Europea sull’abbattimento degli ulivi prima e sul reimpianto ora. Non sono mancati neppure i sequestri degli alberi e dei computer, le strumentalizzazioni politiche e i paladini improvvisati dell’agricoltura che, sul disastro, hanno tentato di costruire un’intera carriera politica.

E poi il contestato disegno di legge regionale sulla xylella fastidiosa, che qualcuno valuta come incostituzionale ed il corollario degli emendamenti cancellati, proposti da Coldiretti al fine di risarcire gli agricoltori.

“Noi qui abbiamo fatto impresa, abbiamo creato reddito. È per merito nostro se il trend agricolo pugliese è positivo.  Ma ora non siamo più liberi di fare il nostro lavoro” ha denunciato dal palco la giovane imprenditrice Giovanna Tarantini.  “Senza il sostegno della politica, il comparto sarà messo in ginocchio nel giro di pochissimo tempo – ha aggiunto l’agronomo Giovanni Melcarne -. Noi stiamo portando avanti il progetto degli innesti che per ora funziona bene: non voglio chiudere la porta alle istituzioni. Ma è ora di intervenire, questo è l’ultimo appello. Senza gli alberi monumentali il Salento non sarà più come lo abbiamo conosciuto”.

Non le ha mandate a dire ai rappresentanti politici neppure il presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele: “Non ci interessano né i problemi interni della maggioranza, né le strumentalizzazioni dell’opposizione. Qui dobbiamo salvare il salvabile”. Coldiretti ha avanzato due richieste ben precise: libertà di impresa e di impianto degli arbusti resistenti nei territori infetti, con relativa abrogazione del divieto imposto dall’Unione Europea, e sostegno finanziario alle imprese (allungamento dei mutui e abbattimento degli interessi), anche grazie alla misura 5.2 del Psr Puglia contro le calamità.

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Sui vincoli imposti da Bruxelles, Emiliano è stato chiaro: “Il divieto di impianto sta per cadere; è in corso una trattativa e noi dobbiamo sostenere la posizione della Puglia presentando studi scientifici fondati”. Il governatore, cui la platea non ha risparmiato fischi e toni alterati, ha poi aggiunto: “Stiamo richiedendo, per la seconda volta, lo stato di calamità per ragioni fitosanitarie. È chiaro che questa ormai non è un’emergenza ma una situazione permanente e la Regione è pronta ad una iniezione di liquidità per contrastare il rapido calo della produttività delle imprese”.

Fonte: Marina Schirinzi, lecceprima.it, 18.3.17


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