Don Cesare, quell’indimenticabile sacerdote così amato dai giovani e dall’intera comunità collepassese
7 Febbraio 2017Rimarrà sempre nella mente e nel ricordo di tanti “ragazzi di allora” (me compreso) l’immagine di quelle “barricate” nella lontana primavera del 1961 per bloccare il portone dell’Oratorio parrocchiale e impedire che il nostro giovane e amato viceparroco andasse via.
Quel giorno si era diffusa in un baleno la notizia che don Cesare lasciava Collepasso dopo la decisione del nuovo arcivescovo di mandarlo a Martano, un paese che nella nostra fantasia infantile appariva così lontano e inarrivabile, quasi una terra di missione. Noi ragazzi (ma non solo) non accettavamo in alcun modo che quel “gengiskhan” alto, burbero, austero e crudele (così ci appariva l’amabile vescovo mons. Pollio in quell’occasione), venuto dalla Cina, ci “rubasse” il “nostro” don Cesare. Confidavamo nell’aiuto e in un “miracolo” della Madonna di Lourdes e di Benedetta Soubirous, che ci guardavano – materna e protettiva la Madre di tutti, complice e benevola la nostra “coetanea” Bernardetta – dall’ampia e suggestiva grotta posta nell’atrio dell’Oratorio. Volevamo impedire che don Cesare andasse via e uscisse dalla canonica, posta nel piano superiore dell’oratorio, che ospitava lui e l’arciprete don Salvatore Miggiano.
I “niños revolucionarios y barricaderos” del ’61 persero, naturalmente, la loro battaglia. Don Cesare lasciò Collepasso e il 29 giugno 1961 si insediò a Martano, dove era stato nominato “vicario economo” il 10 febbraio 1961. Nella città grika divenne “riferimento spirituale per cinquant’anni… un “padre” amabile, umile e attento alle necessità di tutti”, tuttora amatissimo e venerato, anche dopo la sua dipartita terrena. Avvenuta ieri.
Racconto quel lontano episodio, che talora “rinnovellavo” nei ripetuti incontri avuti con lui in questi anni (per inalterati rapporti di amicizia, di famiglia e di stima) e che i 60enni e 70enni di oggi ricordano ancora nitidamente, per sottolineare come don Cesare sia stato una “figura centrale” per tanti giovani collepassesi, amatissimo e venerato da noi tutti perché era affabile, dolce, disponibile, socievole, creativo. Era amato e si faceva amare da tutti.
Don Cesare è rimasto nel cuore dell’intera Collepasso, dove era stato nominato “vicario cooperatore” dell’arciprete don Salvatore Miggiano il 14 dicembre 1956, pochi mesi dopo la sua ordinazione sacerdotale, avvenuta a Cursi (dove era nato il 19 gennaio 1931) il 22 luglio 1956. E Collepasso, il suo “primo amore” sacerdotale, era rimasta per sempre nel suo cuore.
L’anno scorso aveva compiuto i sessanta anni di sacerdozio ed aveva avuto la possibilità e la fortuna di incontrare Papa Francesco.
Ieri sera, la Chiesa “Maria Santissima del Rosario” (accanto al Palazzo comunale), dove era stato parroco per decenni e dove oggi la sua salma è venerata, era gremitissima, fatta per ore ed ore oggetto di un interrotto pellegrinaggio di fedeli, amici, conoscenti… giovani e anziani… tantissima gente che ha voluto e continua a rendere omaggio a quell’uomo dal viso solare e sempre sorridente, gli occhi chiari e amorevoli, amato e venerato da tutti.
I funerali si svolgeranno oggi, alle ore 15.30, celebrati dall’arcivescovo mons. Donato Negro.
Ciao, don Cesare… rimarrai sempre nei nostri cuori!
Pantaleo Gianfreda
Mi fa piacere leggere queste parole su mio cugino. Cugino di mio padre per esattezza, ma mi chiamava “cuginetta” tutte le volte che mi vedeva, ed io lo vedevo come una persona inossidabile. Il tempo, per lui, sembrava non trascorrere mai!
Appresa la notizia della sua scomparsa ero rimasta incredula, ero convinta che lui avrebbe vinto anche quella prova, perché lui era don Cesare e non poteva morire! Ha sempre ringraziato la Madonna Maria SS. dell’Abbondanza, venerata a Cursi, sostenendo che la fecondità del suo operato derivasse e scaturisse da Lei. Come gli si poteva dare torto? Non c’è cursiato che non adori la Madonna dell’Abbondanza, e don Cesare era figlio di questa terra, figlio di quel rito mariano tipico di Cursi!
Certe cose mi mancheranno di don Cesare: Il suo sorriso, che come disse il vescovo era il sorriso di chi ama Dio, le due dolci parole pronte per qualsiasi occasione, ma soprattutto quella voce tanto rassicurante e gradevole.
Mi ha fatto molto piacere leggere questi pensieri, questi ricordi,…a dimostrazione dell’affetto che ancora nutrite per questo uomo. Grazie di cuore!
Valentina.
Mi chiamo Agostino e sono un nipote di Don Cesare (o meglio zio Nino, come lo chiamavamo in famiglia: da bambini, in verità, lo chiamavamo zio papa.
Sono tanti gli episodi piacevoli che serbo nella memoria riguardante lo zio (Don Cesare).
Anch’io ho un bel ricordo del periodo in cui egli officiava a Collepasso: leggere le esperienze dei miei coetanei, che in quegli anni, come me, erano naturalmente dei ragazzini mi ha portato alla memoria episodi piacevoli vissuti con lo zio in quella cittadina. In particolare non potrò dimenticare un breve periodo trascorso in sua compagnia. Avevo circa 9 anni, abitavo a Cursi, da cui un giorno lo zio mi condusse con sè a Collepasso. Quel periodo trascorso con lui non lo dimenticherò mai:
– mi fece conoscere Don Salvatore, che officiava con lui in parrocchia:
– dolce è, inoltre, il ricordo di una signora, la perpetua, che a me bambino sembrava molto anziana: il suo nome era “Rosina” e amorevolmente si preoccupava di noi, preparandoci dei buoni pasti.
Alcune mattine con lo zio andavo a mare e la sera partecipavo con lui, da chierichetto, alle funzioni religiose. Questo mi riempiva di gioia. Come era bello trascorrere del tempo con lo zio! Ricordo anche le proteste dei parrocchiani di Collepasso alla decisione del vescovo di trasferire lo zio a Martano. In pochi anni di vita a Collepasso lo zio era riuscito a conquistare la benevolenza di tutti. Era, altresì, inevitabile e naturale che anche la città di Martano poi apprezzasse e amasse lo zio per la sua disponibilità, bontà e dedizione,
Mi ha commosso constatare l’affetto e l’amore di tutti gli abitanti di Martano verso Don Cesare. In verità in altre occasioni avevo potuto rilevare quanto i Martanesi amassero lo zio e ciò, da nipote, mi ha sempre inorgoglito. Ringrazio, perciò, tutti coloro che gli hanno voluto bene.
Per concludere ricordo, inoltre, che nel giardino antistante la chiesa di Collepasso c’era una grotta con la Madonna di Lourdes e Santa Bernardette: lunedì scorso ho provato una grande emozione vedendo nella chiesa della Madonna Maria SS. del Rosario a Martano la bara dello zio posta ai piedi della Madonna di Lourdes e ho pensato che Ella lo avesse sempre seguito e protetto per tutta la sua vita terrena.
Anche se la presenza di Don Cesare non risulta tangibile, sono sicuro che egli è sempre con noi e alberga nei cuori di tutti.
…..tra quei “ragazzi di allora” c’ero anch’io….e se ricordo bene oltre alle”barricate” cercammo pure di sabotare la macchina di don Cesare(smontando le ruote) pur di non farlo andare via. Ciao Don Cesare