Intitolata la Sala consiliare a Falcone e Borsellino. Ora un primo segnale “tangibile” di legalità: ripristinare la Biblioteca comunale

24 Maggio 2017 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Si è tenuta, nella mattinata di martedì 23 maggio, la cerimonia di intitolazione della Sala consiliare ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, nel 25° anniversario degli eccidi mafiosi di Capaci e via D’Amelio.

La cerimonia si è svolta di fronte ad una nutrita platea di studenti, rappresentanti delle associazioni e diversi cittadini con l’inaugurazione iniziale della targa e di un quadro rappresentante Falcone e Borsellino, opera dell’artista collepassese Antonio Fabiano, posti sul muro sinistro d’ingresso, proprio di fronte ai tavoli del Consiglio (“una felice posizione”, ha detto qualcuno, “perché le due figure siano sempre ben presenti e visibili dagli amministratori nel corso delle riunioni del Consiglio”).

Targa e quadro dedicati a Falcone e Borsellino

Secondo il suo solito stile l’intervento del sindaco Paolo Menozzi, per il quale l’intitolazione a Falcone e Borsellino serve a mantenere sempre vivo il loro ricordo e il loro insegnamento, tenere alta l’attenzione sui fenomeni mafiosi e ricordare alle future generazioni il loro esempio di coerenza, legalità e giustizia (nessun riferimento, naturalmente, alle tristi vicende avvenute 25-30 anni fa anche a Collepasso).

Noioso e un po’ “fuori dal seminato” (nonostante alcuni interessanti spunti per un dibattito in altro contesto), il successivo intervento del docente universitario prof. Vincenzo Tondi Delle Mura. Da un docente di Diritto costituzionale ci si sarebbe aspettato, come credo fosse nelle aspettative di tutti, il richiamo a quei valori e a quei principi costituzionali che ispirarono la coerente azione giudiziaria e civile dei due giudici … invece, il docente ha preferito “scorazzare”… “fuori delle mura” (nomen omen)!

Antonio Fabiano, autore del quadro

Ci hanno pensato i due successivi relatori a ridare smalto e significato alla giornata.

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Gli interventi del dott. Vincenzo Scardia, Presidente  vicario della Corte d’Appello di Lecce, e del Prefetto dott. Claudio Palomba sono stati, infatti, di grande valore e molto apprezzati. I due alti funzionari dello Stato hanno saputo rapportarsi con l’uditorio dei giovani studenti e tracciare in modo chiaro e comprensibile, anche con un certo pathos, la figura, i valori e gli insegnamenti dei due Giudici.

Il dott. Scardia ha iniziato invitando tutti ad un minuto di raccoglimento in memoria delle vittime dell’attentato terroristico di Manchester, che ha colpito soprattutto giovani vite. Tra l’altro, ha ricordato la sua esperienza di giovane Commissario di Polizia in servizio a Torino, distaccato 30 anni fa a Palermo nei mesi del maxiprocesso contro la mafia, istruito da Falcone e Borsellino. Ha ricordato in modo commosso che in quell’occasione conobbe il poliziotto salentino Antonio Montinaro, anche lui distaccato a Palermo nel maxiprocesso, poi caposcorta di Falcone e “saltato in aria” con lui ed altri colleghi a Capaci.

Il Prefetto Palomba nel corso del suo intervento. A sin., il Giudice Scardia

Una vera lectio magistralis, semplice e lineare, ma di alta tensione etica e sociale, è stato poi l’intervento conclusivo del Prefetto dott. Palomba, che ha richiamato i giovani al senso e al dovere della legalità, partendo dai gesti quotidiani, e ad aborrire qualsiasi forma occulta e palese di illegalità.

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(Tra parentesi e per dovere di cronaca, va segnalata l’incredibile e contemporanea assenza alla cerimonia dei due consiglieri comunali Tonino Gianfreda e Vito Perrone. Assenze del tutto ingiustificate, considerati l’importanza e il significato della commemorazione, che, nonostante alcune risibili giustificazioni, non fanno onore ai due consiglieri – almeno uno doveva garantire la presenza – e alla parte politica da loro rappresentata. Così come cominciano ad apparire stucchevoli e fuori luogo le continue e logorroiche “presentazioni” e i non richiesti ed inopportuni corollari agli altrui interventi dell’assessore Gino Mastria, soprattutto in manifestazioni istituzionali e in presenza di alte Autorità. C’è anche un “galateo istituzionale”, che va rispettato senza scadere in incursioni e protagonismi piuttosto “provincialotti” e “strapaesani”…).

Dopo una bella e significativa giornata, tutti ci aspettiamo ora che alle belle parole seguano fatti concreti.

Attendiamo, ad esempio, un primo segnale “tangibile” di legalità: il ripristino e il funzionamento della  Biblioteca comunale.

Fa specie, infatti, leggere nella sala da ieri intitolata a due “testimoni di legalità” la targa marmorea, datata 10.12.2011 e firmata dal sindaco Menozzi (v. foto a sinistra): “Inaugurazione della Biblioteca comunale e nuova Sala consiliare…”.

La “nuova” Biblioteca, inaugurata in pompa magna in quella data, è costata ben 110mila euro erogati dalla Regione… ma di “biblioteca” e di attività ad essa connesse non vi è neppure l’ombra, se non in qualche scaffale ammuffito e abbandonato!

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Sarebbe pura “tautologia” constatare che appare palese illegalità aver speso e rendicontato soldi destinati a consolidare e rendere attrattive strutture e suppellettili al servizio di una biblioteca comunale funzionale e al servizio della comunità… ma poi constatare che di biblioteca – luogo di “servizi culturali”, di incontro e di cultura – non c’è ombra! Mi permetto di ricordare sommessamente agli amministratori che questa circostanza potrebbe indurre la Regione a “chiedere indietro” i 110mila euro concessi.

Non sto qui a soffermarmi ulteriormente sul ruolo della cultura e di una biblioteca comunale funzionante per contrastare i fenomeni di illegalità e arricchire di valori e conoscenza le nuove generazioni (e non solo).

Ci aspettiamo che, coerentemente con le solenni affermazioni del 23 maggio e nel rispetto di quei principi di legalità che furono alla base della vita di Falcone e Borsellino, l’Amministrazione dia un piccolo segnale di coerenza e rianimi in maniera attiva ed incisiva la Biblioteca comunale, alla cui destinazione d’uso sono per legge destinati i locali. In un Comune dotato di tante energie e di tanto volontariato non ci dovrebbero essere difficoltà a individuare modalità e risorse umane per riavviare una biblioteca degna di questo nome e dell’onore (e dell’impegnativo onere) di avere come “testimoni di legalità” Falcone e Borsellino.

Pantaleo Gianfreda


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