Giovanni Leuzzi presenta il poema “Repútu pe lle chiazze salentine” a Casarano e Seclì

21 Febbraio 2018 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Verrà presentato oggi (mercoledì 21 febbraio, ore 17.30), presso la Scuola Paritaria Internazionale “San Giovanni Elemosienere” di Casarano (via Cavour), il poema in dialetto salentino “Repútu pe lle chiazze salentine – Lamento funebre per le piazze rurali del Salento”, scritto dal prof. Giovanni Leuzzi di Cutrofiano e pubblicato dall’editore Congedo. Oltre l’Autore, intervengono i proff. Giuseppe Caramuscio e Roberto Vantaggiato con intermezzi musicali dei “Cardisanti”, gruppo di musica griko-salentina.

Domenica 24 febbraio, alle ore 18.30, il libro di Leuzzi verrà, invece, presentato a Seclì presso il Palazzo Ducale, dove Michele Bovino dialogherà con l’Autore. Sonia Giaffreda, Valeria D’Ospina e Mirella Minerba leggeranno alcuni brani del poema e la serata verrà allietata dai canti popolari di Marina Leuzzi con l’accompagnamento musicale di Roberto Vantaggiato.

Giovanni Leuzzi

Giovanni Leuzzi, laureato in Lettere Classiche, già docente nelle Scuole Superiori, da sempre impegnato in politica e per lunghi anni consigliere e vicesindaco di Cutrofiano, ha operato tutta la vita tra politica e cultura, privilegiando, oltre che importanti percorsi storico-letterari, la conoscenza e l’indagine sulla storia del Meridione e del Salento, sulle varie espressioni della cultura locale (arte, musica, religione), sulle evidenze linguistiche, espressive e documentali della macroarea griko-salentina. Anche l’approdo recente a prove poetiche in dialetto salentino è nello stesso tempo conferma e sviluppo di tale impegno, vissuto e perseguito con costante passione.

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La bella e impegnativa opera dialettale dell’amico Giovanni Leuzzi sta riscuotendo notevoli apprezzamenti ed è stata già presentata in diversi Comuni. La prossima estate il libro potrebbe essere (come mi auguro) presentato anche a Collepasso, che, come noto, ha avuto lunghi legami storici e amministrativi con Cutrofiano, di cui fu frazione.

Breve recensione del libro riportata nella quarta di copertina

Il poema in ottava rima e in rigoroso dialetto salentino, che utilizza a pretesto narrativo una divertente storia paesana, fotografa, con i toni e registri più diversi e seguendo il libero andare della memoria, il rapido e per molti versi catastrofico diluirsi, in un nulla ancora indistinto, della millenaria civiltà contadina; una civiltà che nei centri rurali del Salento aveva realizzato, pur in un quadro diffuso di povertà, sfruttamento ed ingiustizia, straordinari risultati di risposta ai bisogni collettivi, di socialità ed identità culturale.

Le piazze di quei paesi, che negli ultimi anni sono state oggetto di importanti rifacimenti strutturali ed estetici dagli effetti spesso scenografici, perduta ogni funzione economica e sociale, oggi si presentano come spazi vuoti di presenza umana, freddi, senza storia, senza anima e memoria e ormai da decenni attendono nuova linfa e nuova vita, che sarà, se mai, del tutto diversa da quella di un passato leggendario ed irripetibile.

L’ottava rima, con la musica e le cadenze sue proprie, poggia sulla strepitosa padronanza di una lingua che, già grande di suo, si è strutturata nei secoli con scambi, arricchimenti ed imprestiti i più diversi, consentendo al popolo del Salento straordinarie capacità espressive, comunicative e creative; lingua che nel poema è strumento formidabile per il disegno di quadri, situazioni e personaggi, lo sviluppo del pensiero e del racconto, il dipanarsi di nostalgiche ricostruzioni e di ironiche, ma spesso amare e desolate invettive, tutte giocate tra il semiserio rimpianto del passato e la icastica condanna del presente.

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Pantaleo Gianfreda