Progetto Cinema 2018: Edoardo Winspeare, cittadino onorario di Collepasso, presenta il suo film “La vita in comune”
27 Febbraio 2018A sette anni dal conferimento della cittadinanza onoraria, ritorna ufficialmente a Collepasso il regista Edoardo Winspeare.
L’occasione è la presentazione del suo ultimo film “La vita in comune” (2017, commedia, 110’), in programma con “Progetto Cinema 2018” giovedì 1° marzo (ore 19.30), presso il cinema Ariston.
Il film – interpretato da Gustavo Caputo, Antonio Carluccio, Celeste Casciaro ed altri – è stato realizzato in associazione con Banca Popolare Pugliese, Apulia Film Commission e RAI Cinema, girato nel Basso Salento (Tiggiano, Corsano, dove Winspeare risiede, Gagliano del Capo, Salve) ed ha avuto il Premio FEDIC (Federazione Italiana Cineclub) al Festival di Venezia 2017.
Certamente un gradito ritorno per l’amico Edoardo, al quale, nella seduta del 17 marzo 2011, all’aperto in Largo Municipio, il Consiglio comunale decise all’unanimità di conferire la cittadinanza onoraria di Collepasso insieme a quella al docente universitario prof. Antonio Fino.
Nell’occasione e nella ricorrenza delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, ebbi il piacere e l’onore, in qualità di assessore alle Attività Istituzionali, di relazionare e motivare il conferimento della cittadinanza (v. intervento).
“La vita in comune” è l’ultimo, poetico, visionario film del regista, prodotto dallo stesso Winspeare con Gustavo Caputo e Alessandro Contessa per Saietta Film e Rai Cinema e distribuito da Altre Storie, presentato ufficialmente il 2 settembre 2017, poi in concorso nella sezione Orizzonti alla 74esima Mostra del Cinema di Venezia.
“La vita in comune” è una storia poetica e fiabesca che si svolge nel Comune immaginario di Disperata (che richiama la frazione di Depressa, dove il regista è nato), un piccolo paese del sud Italia dimenticato da Dio, dove il malinconico sindaco Filippo Pisanelli si sente terribilmente inadeguato al proprio compito. Solo l’amore per la poesia e la passione per le sue lezioni di letteratura ai detenuti gli fanno intravedere un po’ di luce nella depressione generale. In carcere conosce Pati, un criminale di basso calibro del suo stesso paese, che con il fratello Angiolino sognava di diventare boss del Capo di Leuca. Ma l’incontro con l’arte cambia tutti, e così un’inconsueta amicizia tra i tre porterà ciascuno a compiere delle scelte coraggiose: i due ormai ex banditi subiranno una vera e propria conversione alla poesia e alla bellezza del Creato, mentre il sindaco troverà il coraggio per difendere delle idee, forse folli, ma per cui vale la pena battersi. La ricomparsa della foca monaca sarà il segno che qualcosa è cambiato. La vita del timido Filippo è ormai capovolta e lui ci si butta dentro con un tuffo, finalmente circondato non da paure ma da un silenzio pacifico. Questa inconsueta relazione non cambierà solo i tre amici bensì sarà anche foriera di una rinascita civile per la piccola comunità di Disperata.
“Pati, Angiolino, Eufemia, Biagetto e Filippo – dice il regista – esistono veramente: sono proprio così o forse, meglio, potrebbero essere così come descritti nella sceneggiatura. Le loro ambizioni, i loro sogni, come diventare i mammasantissima del più povero e depresso paesino di Puglia, aspettare la foca monaca, iniziare alla poesia alcuni detenuti, desiderare di fare il bidello, attendere con ansia una telefonata del Papa, costruire lo zoo di Disperata, hanno il sapore di una visionarietà quotidiana senza la retorica che spesso accompagna tali gesta quando compiute da eroi riconosciuti dal mondo intero”.