Lottizzazione “Contrada Vignale”, una scabrosa vicenda che si trascina da 20 anni. Vicende e interrogativi su una recente delibera consiliare

14 Maggio 2018 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Immagine dal PPTR delle aree (al centro) interessate al Piano di lottizzazione “Contrada Vignale”

Ci sono “misteri” della vita amministrativa collepassese che sembrano simili a quei “fiumi carsici” che prima scorrono in superficie, poi si inabissano e improvvisamente riappaiono per scorrere di nuovo in superficie… e così via.

A venti anni dalla sua prima “apparizione”, “riappare” improvvisamente il Piano di lottizzazione privata di “Contrada Vignale”, approvato la prima volta dal Consiglio comunale il 18 marzo 1998. Mai attuato. Il Piano prevedeva la lottizzazione tramite convenzione di aree private in zona B1, comprese tra l’Istituto Professionale e la coop. “Madonna delle Grazie”.

Quattro attualmente i proprietari, tra cui i consiglieri Salvatore Perrone (ex sindaco ed ex consigliere provinciale) e Rocco Sindaco (ex assessore e vicesindaco).

Foto delle aree

Il 29 marzo scorso è stata discussa e approvata dal Consiglio la delibera n. 7 relativa alla “Lottizzazione privata convenzionata Zona B1 – Contrada Vignale. Approvazione nuova convenzione in esecuzione alla deliberazione C.C. n. 24 del 9.6.2010” (vedi), pubblicata solo il 10 maggio. Una dizione apparentemente innocua, ma foriera di “arcani”, manipolazioni, forzature e qualche palese illegalità.

Come la presenza nel corso della discussione dei due consiglieri interessati all’atto, in quanto proprietari di lotti edificatori (di oltre 1.000 mq cadauno) compresi nella lottizzazione. Il cons. Salvatore Perrone è persino intervenuto ripetutamente e insistentemente per condizionare pesantemente l’approvazione della delibera. Un fatto inverosimile e di inaudita gravità! Solo alla fine della discussione, “scoperti”, i due sono stati costretti ad allontanarsi. Con l’ineffabile presidente del Consiglio Sabato che prima afferma: “Se siete interessati non sarebbe proprio il caso. Però noi siamo rispettosi di tutto” (!!?!??) e poi dichiara “Io non ero proprio a conoscenza, se no avrei applicato quello che la norma dice”, dopo un duro intervento dell’assessore Felline: “Si continua nell’esercitare la propria funzione di Amministratore e di Consigliere Comunale esclusivamente per gli interessi personali. Questo deve essere messo a verbale. Due Consiglieri Comunali hanno per un’ora parlato dei propri interessi personali, cosa che non dovevano, non potevano per Legge esprimersi”!

Altra foto delle aree interessate dalla lottizzazione

Come mai l’assessore non ha rilevato la palese illegalità in apertura di seduta, considerato che ben conosceva gli atti, essendo stato presente anche nella seduta consiliare del 9 giugno 2010?!? Come presente e a conoscenza di ogni vicenda era il sindaco Menozzi che nel corso della discussione del 29 marzo conferma: “risultano proprietari: Esposito Luigi lotto 1, 2 e 3; coniugi Migali lotto 7; coniugi Sindaco lotto 8 e il 9; coniugi Perrone lotto 5 e 6”.

Silenti, sordi e ciechi gli altri due consiglieri di opposizione Gianfreda e Marra.

Sorprendente, poi, la presentazione dell’argomento fatta dal sindaco Menozzi, in qualità di “assessore” all’Urbanistica (“Riproponiamo – dice – questo punto, che è relativo all’approvazione della convenzione lottizzazione privata Zona B1 Contrada Vignale, approvando la convenzione in esecuzione alla Delibera n. 24 del 9 giugno 2010”), che successivamente (v. pag. 10 verbale) fa un’esposizione fantasiosa degli eventi relativi alla delibera del 2010, arrivando a sostenere che “questa è la nuova convenzione in funzione di quella variante che il Consiglio Comunale ha approvato allora” (!!!???!!!).

È così?!? Non mi pare. E, per la verità, appaiono apparentemente inspiegabili, oltre che infondate, le motivazioni addotte dal sindaco. Salvo che attorno a questa vicenda urbanistica, “pregna” di notevoli interessi personali, sia stata sancita una qualche “tregua” politica tra Paolo Menozzi e Salvatore Perrone (“A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”, amava dire il “Divo Giulio” Andreotti). En passant, vorrei ricordare per correttezza di informazione che uno dei quattro lottizzanti, anzi il “lottizzante” principale, è il fratello dell’attuale Comandante dei Vigili Urbani, estranea all’atto.

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Esaminiamo, allora, la deliberazione n. 24/9.6.2010 (vedi).

All’epoca ero assessore all’Urbanistica e relazionai sull’argomento. Riporto testualmente dal verbale: “L’Assessore Pantaleo Gianfreda… in merito al punto all’o.d.g., informa che non si tratta, come impropriamente riportato nell’o.d.g., di una lottizzazione ma di una semplice presa d’atto in quanto siamo in presenza di una riorganizzazione funzionale dell’area… rimangono invariati gli standard urbanisticinel precedente progetto di lottizzazione era prevista una curva sulla strada cieca; gli attuali proprietari hanno chiesto di compensare 30-40 metri cedendo una parte della loro proprietà per raddrizzare la strada”.

Il Consiglio, infatti, con 13 voti a favore e due astenuti (Paolo Menozzi e Luigi Felline), delibera, in quella seduta del 9 giugno 2010, assente Salvatore Perrone (allontanatosi all’inizio della discussione), “di prendere atto della nuova riorganizzazione delle aree a servizio OO.UU. …”. Punto.

Il procedimento amministrativo terminava, infatti, con l’approvazione di quell’atto consiliare, che si limitava solo a “prendere atto” di una modifica marginale al Piano di lottizzazione già approvato con connessa convenzione anni prima,  poiché rimanevano “invariati gli standard urbanistici” già previsti. Nessuna “approvazione di nuova convenzione” è, pertanto, possibile, come riportato nella delibera consiliare del 29 marzo scorso, “in esecuzione alla deliberazione C.C. n. 24 del 9.6.2010“… dove sta scritto?!? 

Altra tavola PPTR dell’area interssata (il tratto colorato corrisponde alla p.lla 971)

Sorge il fondato sospetto che tali “forzature” abbiano avuto in realtà solo l’obiettivo di “aggirare” e “raggirare” il vincolo decennale cui è soggetto per legge un Piano di lottizzazione. Come conferma una sentenza del Consiglio di Stato (n.200\2003), “decorso il relativo termine, esso perde di efficacia e non può più costituire valido presupposto per il rilascio di qualsivoglia titolo abilitativo alla edificazione di manufatti”.

A mio modesto parere, infatti, quel Piano è  decaduto già da un bel po’, non avendo avuto mai esecuzione in questi 20 anni.

A quale scopo e per tutelare quali interessi, allora, il Consiglio ha approvato con voto unanime (anche dell’opposizione Pd) una delibera che presenta molti punti oscuri?

Lo stesso consigliere di maggioranza geom. Giuseppe Perrone aveva sostenuto che “dalla discussione è emerso chiaramente che ci sono dei dubbi su questa convenzione” e chiesto che “per maggiore approfondimento questo punto sia ritirato”. Per “arcani” motivi, la proposta non viene accettata. Incredibile anche la posizione del consigliere di opposizione Tonino Gianfreda, che dichiara: “… per me va bene, non ci sono problemi” (ad approvare). Che opposizione è quella che non viene nemmeno sfiorata dal dubbio che “qualcosa non quadri” se persino un consigliere di maggioranza esterna dubbi e chiede il ritiro dell’argomento?

I due consiglieri Tonino Gianfreda e Monica Marra erano ambedue assessori nel 2010 e avrebbero dovuto confutare meglio le posizioni del sindaco, che sosteneva che “lo schema di convenzione sarebbe dovuto essere approvato già allora (ndr: nel Consiglio del 9.6.2010) dopo l’approvazione del progetto in variante presentato. Non è stato approvato. Oggi noi per sanare quella situazione stiamo approvando lo schema di convenzione mai approvato dal Consiglio”. Una baggianata enorme, considerato che lo schema di convenzione era stato approvato già negli anni precedenti.

Lo stesso sindaco si contraddice quando, da una parte, richiama la necessità di approvare lo schema di “convenzione in esecuzione alla Delibera n. 24 del 9 giugno 2010” e, dall’altra, sostiene che lo stesso “erroneamente (ndr: ??!!??) non è stato allegato al progetto esecutivo di variante approvato con Delibera di Consiglio Comunale n. 24 del 9/6/2010”.

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Ho il sospetto che la delibera consiliare approvata il 29 marzo scorso presenti molti, ma veramente molti, punti “oscuri”.

Siccome, per la verità, qualche solerte “uccellino” mi aveva da tempo “cinguettato” circa possibili e macroscopiche anomalie in quella delibera, ho voluto verificare la posizione dell’area nel PPTR. Così ho rilevato, salvo macroscopici errori che sarei lieto venissero confutati, che le particelle 889 e 892 (foglio 1) indicate nello schema di convenzione approvato non sono riportate (perciò, “non esistono”) nell’attuale catasto (come anche le particelle 944, 951, 953) e che “le aree da cedere dai lottizzanti per strade e servizi”, indicate nella p.lla 945, riguardano quasi tutte aree su cui insistono già da decenni strade e case, come si evince dall’immagine sottostante.

Secondo una tavola PPTR, l’intera area colorata corrisponde alla p.lla 945

Che succederà se dovesse andare avanti quel “mostriciattolo” amministrativo approvato dal Consiglio? I proprietari, le cui abitazioni sono comprese nel retino colorato, dovranno cedere al Comune le loro case o parte di esse?!? Una situazione veramente assurda ed abnorme.

Probabilmente, nella “nuova” (!!!) convenzione approvata dal Consiglio il 29 marzo scorso sono stati pedissequamente riportati dati catastali di venti anni fa, senza controllarne l’attuale rispondenza al Catasto. Sembra inutile ricordare che un atto pubblico deve contenere dati veri e verificabili per essere legittimo ed efficace.

Sarei ben lieto di pubblicare qualche smentita su quanto sinora riportato; in caso contrario, ognuno si assuma le sue responsabilità.

Mi fermo qui, al momento, girando dubbi ed interrogativi a chi di competenza. Non senza un’amara considerazione.

Nonostante il mio impegno di assessore all’Urbanistica nel quinquennio 2006-11, ha ripreso a “regnare sovrana” a Collepasso una certa “palude” in un settore, quale quello urbanistico, che ha bisogno di una radicale innovazione, come avevo inutilmente tentato. C’è un detto latino che ben potrebbe adattarsi all’attuale politica urbanistica del “gran regista” all’Urbanistica, nonché sindaco: “Quieta non movere et mota quietare”. Un detto che si potrebbe sostanzialmente tradurre: “Non smuovere le acque quiete e quieta le acque mosse”.

Tutti sanno, però, che le “acque chete” creano spesso paludi putrebonde e nascondono interessi profondi e consolidati. È un caso se il Piano Urbanistico Generale (PUG, ex Piano Regolatore Generale), per la cui realizzazione ho lavorato con impegno ed era già quasi pronto ad essere portato all’adozione del Consiglio, rimane inspiegabilmente fermo da sette anni, precisamente da quando si è insediata l’Amministrazione Menozzi?!? In questi anni si sono perse persino decine di migliaia di euro di contributi erogati dalla Regione al nostro Comune per la realizzazione del PUG e altre decine e decine di migliaia del bilancio comunali sono “evaporati” in parcelle. Data l’importanza dell’argomento, ritornerò a breve sulla questione.

Prima di chiudere, però, ho il dovere di richiamare per memoria storica le ingarbugliate e scomode vicende che hanno ruotato sin dall’inizio attorno all’affaire di “Contrada Vignale”. Nei primi anni 2000 la Regione di Fitto, in fase di elaborazione del Piano di assetto idrogeologico (PAI), aveva individuate quelle aree “a rischio di inondazione”, sulle quali, pertanto, non sarebbe stato possibile edificare. Cosa poi sia successo rimane tuttora un “mistero”, ma certamente non sono un mistero gli scandali e gli interessi vergognosi attorno a quelle aree.

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Pantaleo Gianfreda

“In appendice” ripropongo – almeno per chi avesse voglia e pazienza di leggere, ricordare (e anche capire) – l’articolo “Il ‘giallo” dei suoli del ‘Vignale’” pubblicato nel 2007 sul n. 3 di “inform@zione locale”.

In verità, non è un “giallo”, perché tutto dovrebbe essere chiaro, salvo “piccoli dettagli”…

Tutto ruota attorno all’area in località “Vignale”, di fronte alla coop. “Madonna delle Grazie”. Su quell’area – tipizzata come “Zona B1”, perciò edificabile – tanti anni fa era stato presentato dai proprietari un Piano di lottizzazione. Mai avviato. Probabilmente, a causa dell’ubicazione dell’area, soggetta a gravi rischi di allagamenti. Fu, pertanto, una vera manna dal cielo, per i proprietari, la decisione dell’Amministrazione di Salvatore Perrone di scegliere quel luogo per la costruzione del nuovo Istituto Professionale finanziato dalla Provincia. Prezzo pattuito: 180.000 lire al metro quadro!

L’Amministrazione avrebbe potuto scegliere altre aree, sicuramente molto più economiche. Invece, l’area prescelta fu proprio quella! Oggi, in quella stessa area, ritroviamo – “guarda caso”! – proprietari di suoli edificatori due “noti” personaggi: l’allora sindaco e consigliere provinciale nonché attuale consigliere di opposizione Salvatore Perrone e Rocco Sindaco.

Riporto i fatti. In data 3 febbraio 2005, i due (ancora amministratori del Comune) e consorti acquistano con atto del notaio Cascione di Casarano due suoli edificatori di oltre 1.000 metri quadri cadauno.

Salvatore Perrone e consorte acquistano due quote: foglio 1, p.lla 946 di mq 547 e p.lla 947 di mq 510, per complessivi mq. 1.057 e un prezzo complessivo di € 65.500, cioè € 61,97 (circa 120.000 lire) al metro quadro.

Rocco Sindaco e consorte acquistano altre due quote: foglio 1, p.lla 949 di mq 510 e p.lla 950 di mq 509, per complessivi mq. 1.019 e un “prezzo a corpo” di € 63.200, pari a  61,97 € (circa 120.100 lire) al metro quadro.

Riepiloghiamo un po’. La Provincia acquista nel 2001 il suolo, scelto dall’Amministrazione di Salvatore Perrone, di proprietà dell’ing. Traldi e familiari e paga loro 180.000 lire a metro quadro! Salvatore Perrone e Rocco Sindaco, da “privati”, invece, acquistano nel 2005 (quattro anni dopo!) dagli stessi proprietari, nella stessa zona e in posizione più favorevole, suoli edificatori per sole 120.000 lire a metro quadro!

Vogliamo “quantificare” il “risparmio” per i due rispetto al prezzo pagato dalla provincia? Circa 30 euro (60.000 lire) al metro quadro! Complessivamente sui 30mila euro (60 milioni di lire) a testa di risparmio!

Ma non è ancora finita! E qui siamo ad un’altra vicenda “connessa”.

La Regione Puglia di Fitto, in fase di elaborazione del Piano di assetto idrogeologico (PAI), individua su Collepasso alcune aree a rischio di inondazione, sulle quali non sarebbe più possibile edificare. Tra queste sono comprese anche le due aree acquistate dal duo Perrone-Sindaco. Che succede, allora?

Con delibera n. 241 del 20.11.2004 la Giunta, con il voto favorevole del sindaco Salvatore Perrone e degli assessori Carlo Marra, Giuseppe Perrone, Paolo Menozzi, Giovanni Montagna e Vitantonio Costa, indica una perimetrazione diversa. Sostanzialmente, chiede alla Regione di togliere tutta l’area in cui sono comprese le due “zone” e il costruendo Istituto Professionale, al fine di non considerarle più “aree storicamente inondate”. Visto che la Regione non cambia idea, con delibera n. 61 del 16.03.05, la Giunta, con la presenza e il voto di Salvatore Perrone e degli assessori Marra, Perrone,  Menozzi, Greco, Montagna e Costa, riconfermano la precedente delibera n. 241/2004 e chiedono “all’Autorità di Bacino Puglia l’inserimento nella ‘Carta delle aree storicamente inondate’ delle aree riportate in planimetria”, in cui, guarda caso!, vengono stralciate le zone acquistate il mese prima dagli stessi Perrone e Sindaco.

Pantaleo Gianfreda, inform@zione locale, n. 3/2007


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