Una rara specie di fungo sudamericano tra le diverse varietà presenti nel Bosco di Collepasso
19 Novembre 2018Il “Bosco delle meraviglie” non finisce mai di stupire per le sue ricchezze naturalistiche e il suo alto valore ambientale.
Le tante specie vegetali del Bosco sono state oggetto anni fa di un Progetto scolastico promosso dallo scomparso prof. Salvatore Ria, che realizzò insieme ai suoi alunni uno studio certosino per individuare e censire le varietà di piante presenti. I risultati di quella preziosa ricerca sono oggi “affissi” su alcune bacheche situate nel Parco Bosco.
Accanto alle numerose piante e ad alcune specie animali c’è, però, nel nostro Bosco un mondo sconosciuto ai più, da sempre oggetto di attenzione (e raccolta) da parte di un ristretto numero di appassionati: i funghi.
“I funghi – leggo su un sito specializzato – non sono piante né animali, ma costituiscono un regno distinto, cui appartengono organismi eterotrofi, pluricellulari o unicellulari, con cellula vegetale (ma priva di clorofilla)”.
Mi è capitato, nelle frequenti passeggiate per fare compagnia al solitario Bosco e assaporarne i piaceri vitali, di scoprire la ricchezza e la varietà di generi e specie di funghi presenti, grazie ad alcuni appassionati.
“In principio” fu Donato. Lo incontrai casualmente con due-tre funghi in mano. Incuriosito, chiesi di cosa si trattasse. La sua risposta cominciò ad aprirmi ad un mondo sconosciuto. Un mondo che attraversavo quasi tutti i giorni senza coglierne l’essenza e solo superficialmente la presenza. Poi incontrai Gigi ed altri. Alcuni con buste rigonfie di funghi commestibili appena raccolti.
Sino a quando, non molto tempo fa, ho incontrato lui… il “Maestro”! Alcuni mi avevano riferito che il vero “esperto” era lui, che vedevo spesso nel Parco Bosco, ombroso e solitario come il bosco.
Piero è, all’apparenza, persona scontrosa e brusca. Preso “a piccole dosi” e senza inutili forzature, ti introduce, però, in una dimensione “culturale” straordinaria. Sin quasi a stordirti. Una vera sorpresa. Succede talora di scoprire che una persona, che pur conosci da sempre, sia capace in un attimo di “far strame” dei soliti luoghi comuni che la circondano. Come spesso succede a persone all’apparenza “singolari”. Senza capire che, oltre il vissuto personale, la “singolarità” di una persona è talora frutto dell’incompresa ricchezza interiore (di qualsiasi natura essa sia) che può racchiudere.
Piero ha acquisito e interiorizzato una profonda cultura sui funghi. “Sa tutto”, ma, da cultore serio della materia, non si azzarda a dare certezze senza l’imprimatur dei “mostri sacri”. Che anche in Puglia e nel Salento sono tanti se solo pochi giorni fa si è concluso a Lecce (7-11 novembre) il 79° Comitato Scientifico Nazionale dell’A.M.B. (Associazione Micologica Bresadola) con lo scopo di sviluppare lo studio e la mappatura della flora fungina dei vari ambienti del territorio salentino (per la storia, Giacomo Bresadola, abate trentino e scienziato vissuto dal 1847 al 1929, è stato il padre della moderna micologia, la disciplina che studia i funghi).
Piero è capace di guidarti con competenza e professionalità attraverso un appassionante “percorso micologico” che si sofferma sui bordi dei viali e pervade il sottobosco del nostro Bosco. Conosce il nome volgare e quello scientifico latino di ogni genere e specie di funghi, i commestibili e non, la prassi per sezionare un fungo e scoprirne gli intimi segreti e tanto altro (ad esempio, la presenza massiccia del pungitopo nel nostro Bosco agevola la presenza di funghi).
Lascia a bocca aperta la sua straordinaria conoscenza e ti chiedi come faccia a snocciolare con tanta competenza e memoria nome scientifico latino e natura di ogni fungo, anche di quelli che solo lui riesce ad individuare e riconoscere, mimetizzati come sono tra il fogliame del sottobosco.
È una passione che ha scoperto trenta anni fa, dopo un grave incidente che lo costrinse a letto per mesi, sebbene solo dieci anni fa abbia iniziato a studiare a fondo i funghi e frequentare studiosi e appassionati, che, nella moderna era della comunicazione, si sono dotati di siti internet specializzati e di pagine facebook, come quella denominata “Funghi” (oltre 9.000 iscritti), che vede un’attiva interlocuzione e una copiosa documentazione fungina del nostro Piero.
Ho appreso, pertanto, che nel nostro Bosco esistono ben 30 generi e 50 specie di funghi (per esemplificare, il “genere” è il “capostipite” di una famiglia fungina, mentre la “specie” è la sua numerosa “stirpe”) dagli irripetibili nomi latini, molti dei quali comunemente noti (porcini, “russule”, “cantarizzi”, ecc.).
Nel nostro Bosco Piero ha individuato e portato a conoscenza degli esperti, già nella primavera, una rara specie di fungo del genere “Agaricus” proveniente dal Sud America.
Si tratta dell’“Agaricus Subrufescens”, originario dal Brasile (foto sottostante).
Il“Subrufescens” è una specie commestibile, con un gusto un po’ dolce ed il profumo di mandorle; ha un colore che varia dal bianco avorio al marrone chiaro; i cappelli spuntano dal suolo come bottoni rotondi e crescono da 3 a 30 cm di diametro; svolge, inoltre, importanti azioni sul sistema immunitario. È considerato, infatti, uno dei “funghi medicinali” ed è molto utilizzato nella micoterapia (la terapia che utilizza i funghi per la nostra salute). Alcuni funghi di genere “Agaricus”, come riportano siti specializzati, sono in grado di regolare l’intero sistema immunitario “grazie all’elevatissima concentrazione di polisaccaridi beta-glucani, dall’attività immunomodulante, particolarmente utile nel supporto delle malattie neoplastiche e autoimmuni”. In Giappone, ad esempio, l’“Agaricus Subrufescens” è il più utilizzato dai malati di cancro nella medicina complementare e alternativa.
Insomma, se confermata dagli esperti, la presenza di questo fungo nel nostro Bosco assume una notevole rilevanza.
Come insegna questa nuova (almeno per me) esperienza, c’è un mondo naturale meraviglioso e ricco a noi così vicino, ma sconosciuto ai più e persino bistrattato. È il nostro Parco Bosco, relitto prezioso del vecchio Bosco di 14 ettari, distrutto dall’ignavia politico-amministrativa e dalla selvaggia speculazione edilizia degli anni ’60-‘70. Un Bosco, che, oltre la ricca flora mediterranea, conserva nel suo “scrigno” un’abbondanza di funghi, i cui generi e specie vanno individuati, studiati e catalogati.
Sarebbe iniziativa apprezzabile se l’Amministrazione comunale e/o la Direzione dell’Istituto Comprensivo, sulla falsariga del lavoro già svolto dal prof. Ria, promuovessero un progetto sui funghi del nostro Bosco, utilizzando le competenze e le conoscenze di Piero Galignani, “docente” ed esperto formatosi “sul campo”.
Pantaleo Gianfreda