Ciao, Romilda!

19 Ottobre 2019 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Una bella foto di Romilda sorridente con l’assistente sociale e amica Antonella Ferraro

L’altro ieri è andato via per sempre Pino. Aveva 72 anni. Un’età ancora giovane nell’era odierna.

Per gerontologi e geriatri si è ufficialmente “anziani” dai 75 anni in su. “Un 65enne di oggi – hanno stabilito – ha la forma fisica e cognitiva di un 40-45enne di 30 anni fa. E un 75enne quella di uno che nel 1980 aveva 55 anni”. Il lungo e sofferto calvario di Pino non lasciava, invece, presagire alcuna “anzianità”.

Ieri è andata via Romilda. Aveva 71 anni. Nemmeno lei era “anziana”.

Dopo Pino Ria… R(om)i(ld)a Pino! Un caso, certo! All’apparenza un po’ inquietante.

Le due scomparse, succedutesi nel giro di poche ore, hanno lasciato nel paese una scia di tristezza e turbamento, oltre la sofferenza e il dolore dei familiari, ai quali vanno la vicinanza e le condoglianze della comunità.

La morte di Romilda è stata sorpresa inaspettata. In pochi sapevano che era ricoverata da oltre un mese per un virus che ne ha poi soffocato il respiro. Nemmeno il “Card. Panico” di Tricase, un’eccellenza nel panorama ospedaliero regionale, è riuscito nel miracolo.

Su Pino ha scritto ieri egregiamente Giuseppe Lagna.

Su Romilda sento il dovere di alcune brevi note personali.

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In pensione dalla fine del 2011, per anni Romilda è stata punto di riferimento nel Comune di Collepasso per quel variegato mondo “del bisogno, della disperazione e della speranza” che ogni comunità, piccola o grande, racchiude ancora ed inesorabilmente in sé.

I poveri, i reietti, gli emarginati, i tossici, i disperati, gli sventurati, gli infelici, i depressi e tutti i “dis-graziati” e gli “sfigati” (uomini e, soprattutto, donne) del paese avevano in Romilda la loro àncora di effimera salvezza, la loro “madonna delle grazie”.

Romilda era, infatti, addetta all’ufficio comunale dei Servizi sociali. Per lungo tempo ne è stata di fatto la responsabile, avendo nell’amico e dirigente Giovanni Rollo il “faro” che ne illuminava e tracciava con sicurezza il cammino amministrativo. Non era assistente sociale. Si era diplomata al Magistrale. Poi, dopo iniziali esperienze didattiche, si era ritrovata negli anni ’80 assorbita nell’organico comunale e destinata a quel Servizio. Nel tempo ha collaborato proficuamente e in modo efficace con alcune assistenti sociali, che dopo varie carenze si sono alternate nel Comune. In particolare, nel periodo in cui ero assessore alle Politiche sociali, con l’ottima dott.ssa Antonella Ferraro, Responsabile dei Servizi sociali del Comune e dell’Ambito sociale di Casarano, che volli convenzionare con il Comune di Collepasso per la sua indubbia professionalità. Romilda ed Antonella non solo collaboravano e agivano come “un sol corpo e una sola anima”, ma diventarono amiche e confidenti, continuando a frequentarsi anche dopo il pensionamento di Romilda. Non le vedremo più insieme nell’annuale Cineforum…

Luglio 2010, Romilda con colleghi del Comune in occasione del pensionamento del Comandante VV.UU. Antonio Malerba

Nelle disperazioni quotidiane di tanti/e… per anni è stato ricorrente il… “vane alla Romilda!”… “si’ statu/a alla Romilda?!?”… “viti cci può fare la Romilda!”… e tanti/e disperati/e si rivolgevano con speranza a fiducia a lei. Talora burbera, ma sempre disponibile, lei li/le accoglieva e cercava, talora battendosi con efficacia, di risolvere i loro drammatici problemi… non sempre occasionali e contingenti… spesso cronici e abituali. E quando il Comune non riusciva a dare risposte dirette ed efficaci, lei accoglieva silenziosamente e generosamente nella sua casa i diseredati/e che bussavano alla sua porta.

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Perché Romilda non è stata un’impiegata comunale indifferente e burocratica… Romilda è stata “valle delle lacrime” di tanti bisognosi, “madre e sorella”, confidente (“una confidente troppo speciale”, ha scritto riconoscente e dolente una signora) per tanti disperati/e ed ha spesso caricato sulle sue fragili spalle di donna sola, ma mai sola, i drammi e le tragedie di tante famiglie, di tante persone, di tanti giovani che ha cercato di strappare e salvare dalla microcriminalità e da quel perverso mondo della droga…

Quando, giorni fa, ho visto Romilda per l’ultima volta in ospedale… il presagio del suo destino sembrava già scritto sul suo viso sofferente. Le avevo portato come dono il mio ultimo libro… “Mi hai fatto la dedica?”, ha detto… “Te la voglio scrivere quando torni a casa”, dove andavo spesso a trovarla, le ho risposto inutilmente speranzoso. Ci volevamo bene e ci stimavamo molto.

Romilda era buona e generosa… in molti la ricordano… in molti le hanno voluto bene… in molti la piangono.

Ciao, Romilda!

Pantaleo Gianfreda


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