“Repùtu pe lle chiazze salentine” di Giovanni Leuzzi a Tuglie (venerdì 15 febbraio, Biblioteca comunale)

13 Febbraio 2019 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Continua per i Comuni salentini il “Repùtu-tour” con la sua “compagnia di giro” per la presentazione dell’opera dialettale di Giovanni Leuzzi “Repútu pe lle chiazze salentine. Lamento funebre per le piazze rurali del Salento”, edito da Mario Congedo editore.

Venerdì 15 febbraio, alle ore 18.30, il libro verrà presentato a Tuglie, presso la Biblioteca comunale “T.F. Gnoni” (via Risorgimento, 17) con la presenza dell’autore.

Introducono Raimondo Rodia, che coordina i lavori della serata culturale, e i saluti del sindaco Massimo Stamerra e dell’assessore alla Cultura Silvia Romano.

Previsti gli immancabili e suggestivi interventi musicali di Enzo Marenaci, voce e chitarra dei “Cantori della Giurdana”, Roberto Vantaggiato, filosofo e cantastorie del Salento, e Marina Leuzzi, voce del gruppo folk “I Cardisanti”.

La tappa di Tuglie segue quelle percorse con successo in tanti altri Comuni salentini e programmate in altri nei prossimi mesi.

Giovanni Leuzzi

Giovanni Leuzzi, laureato in Lettere Classiche, già docente nelle Scuole Superiori, da sempre impegnato in politica e per lunghi anni consigliere e vicesindaco di Cutrofiano, ha operato tutta la vita tra politica e cultura, privilegiando, oltre che importanti percorsi storico-letterari, la conoscenza e l’indagine sulla storia del Meridione e del Salento, sulle varie espressioni della cultura locale (arte, musica, religione), sulle evidenze linguistiche, espressive e documentali della macroarea griko-salentina. Anche l’approdo recente a prove poetiche in dialetto salentino è nello stesso tempo conferma e sviluppo di tale impegno, vissuto e perseguito con costante passione.

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Repútu pe lle chiazze salentine” è un poema in ottava rima e in rigoroso dialetto salentino, che utilizza a pretesto narrativo una divertente storia paesana, fotografa, con i toni e registri più diversi e seguendo il libero andare della memoria, il rapido e per molti versi catastrofico diluirsi, in un nulla ancora indistinto, della millenaria civiltà contadina; una civiltà che nei centri rurali del Salento aveva realizzato, pur in un quadro diffuso di povertà, sfruttamento ed ingiustizia, straordinari risultati di risposta ai bisogni collettivi, di socialità ed identità culturale.

Le piazze di quei paesi, che negli ultimi anni sono state oggetto di importanti rifacimenti strutturali ed estetici dagli effetti spesso scenografici, perduta ogni funzione economica e sociale, oggi si presentano come spazi vuoti di presenza umana, freddi, senza storia, senza anima e memoria e ormai da decenni attendono nuova linfa e nuova vita, che sarà, se mai, del tutto diversa da quella di un passato leggendario ed irripetibile.

L’ottava rima, con la musica e le cadenze sue proprie, poggia sulla strepitosa padronanza di una lingua che, già grande di suo, si è strutturata nei secoli con scambi, arricchimenti ed imprestiti i più diversi, consentendo al popolo del Salento straordinarie capacità espressive, comunicative e creative; lingua che nel poema è strumento formidabile per il disegno di quadri, situazioni e personaggi, lo sviluppo del pensiero e del racconto, il dipanarsi di nostalgiche ricostruzioni e di ironiche, ma spesso amare e desolate, invettive, tutte giocate tra il semiserio rimpianto del passato e la icastica condanna del presente.

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