“Lettera al figlio”, la struggente poesia del prof. Leo a Vittorio: “Raccontami il dolore che ha fatto crescere in te questa speranza di vita oscurata…”
1 Giugno 2019Spread the love
Il titolo è “Lettera al figlio”.
È una poesia, inserita nella raccolta “Paralogia due. Ironie e Verità”, pubblicata nel 1998 dal prof. Antonio Leo per la Casa editrice “Edizioni del Grifo”.
Il prof. Leo aveva pubblicato precedentemente l’altra raccolta di poesie “Paralogia uno”.
Non commento la poesia… lascio emozioni e riflessioni ad ognuno di voi.
Lettera al figlio
Raccontami il dolore
che ha fatto crescere in te
questa speranza di vita oscurata.
Vincere ad ogni costo volevi
ma ora ti sei fermato per imbalsamare
una figura di padre da tempo diventata opaca.
Insieme sconvolgemmo i percorsi della vita
e come era naturale iniziasti tu a sciorinare
ipotetici se
senza che io potessi darti risposte assennate.
Tu spesso le hai date a me
e qualche volta non erano le più appropriate
o che insieme avremmo potuto inventare:
so sbagliare da me
visto che ho imparato il tracciato, dicevi.
Era giusto così: è lecito sbagliare
senza imputare la colpa agli altri,
com’è giusto rimediare agli errori
se dentro il cuore può germogliare il decoro:
anche il colpevole è onesto
quando dichiara disponibilità a pagare
o innocente il percorso vuole rifare.
Oggi mi ferisce questo tuo eccessivo pudore
soffocato da una logica affrettata:
mai tornare indietro, hai detto, è tutto programmato.
Se sai dirmi dov’è che ho sbagliato
posso ancora rimediare al passato,
ora che sei diventato un uomo importante
e intorno vedi crescere sgomento il pensiero
improvvisato sui giudizi degli altri:
quelli che hanno soggezione di te
e hanno conosciuto i vuoti nomi
inventariati tra le fredde righe
di un liso vocabolario.
Antonio Leo
…pietà per Antonio…pietà per Vittorio…
Pantaleo Gianfreda
P.s.
Ringrazio Antonio Leo, figlio di Giovanni e Clara Sindaco, per la segnalazione.
Di seguito altre due emblematiche poesie
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Com’è facile illudersi quando la sorte ci è amica, quando non ci accorgiamo che il tempo passa perché non ci ha ancora intriso rughe sul volto, non ci ha turbato l’animo, perché il destino non ha ancora infierito su di noi. Quando invece cominciamo a versare le prime lacrime, apriamo gli occhi e vediamo quello che non avremmo mai pensato né voluto vedere. La vita e il mondo come sono, e allora ci rendiamo conto di chi siamo. Scopriamo di essere come diceva Pascal “canne al vento”, pur se canne pensanti. In fin dei conti la vita non è altro che una lunga perdita di tutto ciò che si ama, e che ci lascia dietro una scia di dolori. Nessuno torna indietro e tutti si avventurano lungo i sentieri impervi ed imprevedibili del futuro, in balia di eventi che possono esaltarti ma anche annientarti, darti la felicità, ma anche tante delusioni; quella malinconia intrisa di tristezza che ci dà il senso della caducità della vita.