I 100 anni di Armenia, vedova del sindaco Pippi Errico: una “quercia” che ha resistito alle alterne vicende della vita
24 Gennaio 2020Armenia Cadura, vedova del sindaco Pippi Errico, dominus incontrastato a Collepasso per circa un ventennio della seconda metà del secolo scorso, ha compiuto 100 anni il 15 gennaio 2020.
Cin, cin… signora Armenia!
Cin, cin… con tuo marito, che dal Cielo avrà brindato insieme a te, e l’intera comunità di Collepasso, che oggi, dopo decenni di oblio, si stringe memore e riverente per rendere il doveroso omaggio!
Già “prima donna”, seppur schiva e riservata, nel quindicennio di “sindacatura” del marito (1960-1975), oggi è la “prima nonna” di Collepasso. Raggiunge anche lei il traguardo di “nonno” Francesco Antonaci, centenario dal 24 ottobre.
La notizia non poteva essere trascurata da InfoCollepasso, così seguito dai collepassesi in Italia e all’estero (colgo, anzi, l’occasione per ringraziare i tanti, vicini e lontani, che mi esprimono costante apprezzamento).
Per la verità, arrivo un po’ in ritardo “sulla notizia”. Ciò, però, non mi esime dal compiere il mio dovere informativo e dal ravvivare la “memoria storica” della nostra comunità e, al contempo, dal piacere-dovere di rendere un personale omaggio a questa donna forte e coraggiosa, una “quercia” che ha resistito “alla buona e alla cattiva sorte” e alle alterne vicende che ne hanno segnato la lunga vita.
Sono andato a trovarla nella Casa di riposo “E. Filograna” di Casarano, dove vive da tre anni, accompagnato dalla devota nipote Maria Mottura, unico sostegno in questi ultimi decenni.
Pur con età differenti, sono entrambe sole e vedove (Maria, sin da giovane età, di Umberto Errico, nipote di Pippi) e si sostengono nel cammino della vita su un percorso “desertificatosi” sempre più dalla presenza dei tantissimi amici, “compari”, devoti, “miracolati” e familiari sempre presenti e assidui nell’“età dell’oro”. Nel tempo “svaniti”.
Quanti “posti” negli uffici pubblici, nel Comune, nelle Forze Armate, in banca e in tanti e più svariati luoghi sono stati “distribuiti” in quegli anni da Pippi Errico, spesso per “intercessione” della moglie!!!
Doverosamente non se n’è dimenticata l’Amministrazione comunale, come è costume per ogni nuovo centenario. Il sindaco Menozzi ha festeggiato il 15 gennaio la nuova “nonna di Collepasso” presso la Casa di riposo di Casarano offrendole una torta e una targa ricordo.
Armenia Cadura è una donna vissuta quasi per un quarto di secolo “sulla cresta dell’onda” accanto ad un marito importante e potente. Si è poi ritrovata a lottare in solitudine “tra i flutti delle onde”. Se ne trovano tracce in quegli occhi smarriti e tristi più che cercando di scavare invano nell’esaurita “miniera” della memoria. Perché i ricordi e “i pensieri sono come le onde del mare, vanno, vengono, si increspano, spumeggiano, si infrangono, svaniscono” (Romano Battaglia).
Una “quercia” che, pur in balìa dei tanti benefici e malefici venti che l’hanno attraversata, non si arrende alla vita. Lei ha ancora “fame” di vita. Non solo in senso figurato. Perché Armenia ha una particolarità per una persona tanto anziana: ha sempre voglia di mangiare e anche bere un bicchiere (e più) di vino. Quasi un’inconscia e ferrea volontà di “nutrire la vita”.
Quella di Armenia Cadura non è stata una vita comune. Rappresenta un “pezzo di storia” importante per il nostro paese.
Incontrandola per porgerle i miei auguri e scrivere questo articolo, pensavo di ripercorrere con lei significativi episodi e momenti degli anni ’60 e ’70 del secolo scorso, che hanno segnato profondamente la vita di Collepasso, vissuti da protagonista accanto al marito sindaco. Non è stato possibile.
Quel viso, quegli occhi, la mano che cercava la mia e la baciava in segno di ringraziamento, sussurri ripetuti… sono stati eloquenti per capire e cogliere lampi di una vita intensa, ricca di tante soddisfazioni e di altrettante e maggiori amarezze. Una vita documentata solo in parte da un parco album di ricordi, di cui pubblico alcune foto.
Armenia nasce a Genova il 15 gennaio 1920 da Giuseppe Cadura e Azelida Inguscio. In quella città il padre, originario di Galatina, lavorava come ferroviere. Tornerà nel Salento, a Parabita, come “maestro di tabacco”.
A 39 anni sposa Giuseppe “Pippi” Errico, nato il 1° luglio 1908 e più grande di lei di 12 anni. Era l’8 settembre 1959, Festività della Madonna delle Grazie, Patrona di Collepasso. La coppia non avrà figli.
Pippi Errico, nato in una famiglia numerosa e di umili origini, era persona assai intraprendente. Era divenuto facoltoso commerciante di prodotti alimentari (i suoi magazzini erano zeppi di pasta, pelati e di ogni genere di alimentari di cui forniva l’intera provincia e talora i suoi elettori e i cittadini più bisognosi), proprietario di una fabbrica di pomodori pelati e di concentrato nel Salernitano – che rappresenterà poi la sua “rovina” – e proprietario con i fratelli di un noto forno, che forniva di pane Collepasso e il circondario. Riforniva anche la cognata Maria, sorella di Armenia, che aveva un noto negozio di alimentari in via Cairoli.
Sono anni di successi economici, politici e sociali per il potente marito, già fondatore e segretario della locale Democrazia Cristiana (in quegli anni “partito-Stato”), un “patto di ferro” con l’allora (altrettanto influente) arciprete don Salvatore Miggiano, vicesindaco nel 1956 di Giordano Marzano e poi sindaco dal 1960 al 1975, nominato “Cavaliere del Risparmio” e in gioventù affermato ciclista. Anni di successi e consensi sociali inimmaginabili.
Pippi e Armenia saranno ricercati padrini di battesimi e cresime, “testimoni” di matrimonio. Decine e decine, forse centinaia, di collepassesi (e non solo) li chiameranno “cumpari” o “nunni”. Ed essere “familiari” te lu cumpare o nunnu Pippi e te la cummare o nunna Armenia era motivo di orgoglio per tanti e, in qualche modo, di riscatto sociale per quelli di più umili origini.
Armenia vive i primi vent’anni di matrimonio nella tranquillità e nell’agiatezza, riservata “first lady” riverita ed omaggiata, circondata da schiere di estimatori e “fedeli”, ma anche di postulanti e adulatori.
Il 1975 sarà l’anno della svolta. Benché ancora una volta primo degli eletti, Giuseppe Errico non sarà rieletto sindaco, costretto a “passare la mano” a Luigi Longo. Per evitare questa eventualità, mi propose un’alleanza tra la DC, che aveva perso la maggioranza assoluta e conquistato solo 8 consiglieri (rispetto ai precedenti 12), ed il PCI, di cui ero segretario sezionale, che aveva avuto un grande successo elettorale ed era passato da uno a quattro consiglieri. Mi fece un’allettante proposta: lui, già 67enne, sindaco ed io, giovane 24enne, vicesindaco. Rifiutai. Forse feci male, ma non erano maturi i tempi ed uscivamo da una campagna elettorale di forte contestazione al suo operato. Tra noi rimase sempre, comunque, un civile e reciproco rapporto di rispetto e amicizia.
La fine della carriera politica del marito, che rimarrà consigliere di maggioranza sino al 1978 (allorché fu dichiarato decaduto dalla carica insieme al sindaco Luigi Longo e ai consiglieri Aldo Zappatore e Adilvio Verardi), coinciderà con la fine dei successi economici, politici e sociali. Gli anni successivi porteranno le sue attività al collasso. Ricchezze, soprattutto immobiliari, accumulate in anni di intensa attività sparirono come “neve al sole”. Perse la casa e il magazzino di via V. Emanuele III, gli imponenti immobili costruiti poco più in là, terreni edificatori e persino un magazzino intestato ad Armenia.
Pippi Errico morì il 23 ottobre 1984, in pieno dissesto economico, e Armenia si ritrovò “povera in canna”. Lasciò l’abitazione in cui aveva vissuto da “regina” per andare ad abitare in una casa in affitto, dove è stata sino a tre anni fa, sempre assistita dalla nipote Maria Mottura. A causa di sopraggiunti problemi di salute di questa, fu costretta poi a “ricoverarsi” nella pur linda ed accogliente Casa riposo di Casarano, dove unica compagnia, oltre gli altri anziani, continua ad essere la nipote Maria.
Quanto è amara la vita! Ieri venerata dalla moltitudine. Oggi nella solitudine.
Ad Armenia ed alle sue vicissitudine ben si adatta, seppur all’incontrario, il famoso detto del cardinale Enea Piccolomini, eletto papa nel 1548 col nome di Pio II: “Quand’ero solo Enea nessun mi conoscea… ora che son Pio tutti mi chiaman zio”! È stato sempre così… intanto sei “sugli allori”… tutti a riverirti… quando cadi “nella polvere”… tutti se ne dimenticano… anche i tanti “beneficiati”!
Eppure Armenia ha avuto volontà, forza e coraggio. Pur nella “solitudine” ha avuto “voglia di vivere”, ha percorso un lungo cammino che l’ha portata a raggiungere un traguardo inimmaginabile alla “moltitudine”… 100 anni di vita!
Mi piace concludere con una bella riflessione del giornalista e scrittore Romano Battaglia: “Credo che serva tanto coraggio per proseguire, cadere, rialzarsi e andare avanti. In fondo ciò che conta non è la meta, ma il viaggio stesso, gli incontri, le esperienze che facciamo vivere per imparare a vivere. Nella gioia e nel dolore questa vita vale la pena di viverla”.
Onore a questa donna, una “quercia” forte e coraggiosa, inconsapevole ed autorevole “arcangelo Gabriele” di un forte messaggio, destinato a tutti noi: “Nella gioia e nel dolore questa vita vale la pena di viverla”!
Grazie e auguri, Armenia!
Pantaleo Gianfreda
Immagini degli anni ’60-’70
(foto del marito Pippi Errico nel periodo della sua attività politico-amministrativa)
Ho letto solo ora l’articolo sulla sig.ra Armenia, i suoi 100 anni e le sue…vicissitudini!!! Mi ha fatto molto piacere sapere dell’esistenza di questa donna, un po’ meno di come ha vissuto i suoi ultimi anni…e, menomale che c’ è stata con lei…Maria! Ricordare un po’ la storia del nostro paese e del nostro passato fa sempre bene perché ci accorgiamo che esso (il ns. passato) viene visto con occhi…più maturi!!! Condivido molto, infatti, il commento bello, veritiero, ma triste del nipote Giuseppe! Tantissimi Auguri di cuore a questa grande donna!
Di quale storia parli, forse della tua!
Certamente la storia ha un suo fascino e nulla lo può offuscare, tanto che ogni ricordo, bello o cattivo che sia,incide comunque nella sensibilità umana, ma tutto ciò non può influenzare il giudizio sul merito delle vicende
umane passate, che hanno certamente incrementato la ricchezza privata ma hanno determinato le attuali condizioni socio- economiche della nostra comunità che sono sotto gli occhi di tutti.
Bellissimo excursus storico:Pippi Errico imprenditore e politico sensibile e attento ai problemi dei cittadini. Qualità di cui si avverte tanto la carenza attualmente!