Anziano bruciato vivo dopo un litigio con il figlio, il pm: “Non è omicidio volontario”

7 Febbraio 2020 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Antonio Leo

Non più omicidio volontario ma omicidio preterintenzionale. La Procura di Lecce riqualifica l’accusa a carico di Vittorio Leo, il 48enne di Collepasso, in carcere dalla fine di maggio per aver ucciso il padre (Antonio) lanciandogli dell’alcol addosso nella cucina con i fornelli accesi al culmine dell’ennesimo litigio. La modifica del capo d’imputazione è contenuta nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari fatto notificare dal pubblico ministero Luigi Mastroniani. Omicidio preterintenzionale aggravato dal vincolo di familiarità. Con una pena, al netto della scelta del rito, che oscilla dai 10 ai 18 anni di reclusione.

Vittorio Leo

Un omicidio d’impeto, secondo la rivisitazione della tragedia a firma del magistrato inquirente, nonostante la consulenza psichiatrica effettuata dallo specialista Domenico Suma abbia accertato che il 48enne fosse capace di intendere e di volere al momento dell’omicidio.

“Questa novità non può che farci piacere”, è il commento dell’avvocato Francesca Conte, “siamo sempre stati convinti che non si sia trattato di un atto voluto ma di un incidente e il prosieguo delle indagini accerterà la verità”.

Fonte: Francesco Oliva, corrieresalentino.it


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