“La mia lotta di sopravvissuto alla terapia intensiva Covid”: la testimonianza di un amico “sopravvissuto”

12 Dicembre 2020 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Giuseppe Renis

Conosco e sono amico di Giuseppe, quasi mio coetaneo, da 40 anni e forse più. È di Copertino.

Ci siamo conosciuti e abbiamo collaborato negli anni della mia presidenza della Confcoltivatori provinciale. La sua città era uno dei punti “forti” dell’Organizzazione che presiedevo. E anche del Partito Comunista, nella cui federazione provinciale lavorai successivamente per un certo periodo. Sono stato, pertanto, sempre “di casa” nella città del “Santo dei Voli”, anche dopo i miei “disimpegni” dirigenziali.

Tanti i ricordi di quel periodo e tante le amicizie e le conoscenze acquisite e che mi hanno umanamente arricchito. Anche perché c’è stato un periodo – quello dei “mitici” Calasso e Conchiglia – in cui Copertino era, comunque, per noi giovani dirigenti o semplici militanti della sinistra comunista, un punto di riferimento quasi obbligato.

Nonostante l’inesorabile “panta rei” della vita, molte di quelle amicizie sono rimaste inalterate e vive. Tra queste quella con Giuseppe Renis, una delle persone più note e in vista della sua città. È stato formatore in un Centro di Formazione, amministratore comunale, segretario di partito, apprezzato calciatore del Copertino, allenatore, istruttore sportivo e tanto altro ancora. Oggi è il presidente del Comitato della Festa Patronale del Santo di cui porta il nome, che a Copertino è “solo e soltanto” il “Santo dei Voli”.

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Giuseppe è stato sempre un tipo “sportivo”, ironico, canzonatorio, socievole, impegnato e serio, seppur all’apparenza “leggero” con quel sorriso/riso sempiterno e semironico stampato sul viso.

Eppure, solo per caso sono venuto a sapere della sua recente disavventura.

L’ho chiamato l’altra sera e, casualmente, tra uno sfottò e l’altro e parlando di questo brutto periodo pandemico, ho saputo che solo pochi giorni fa Giuseppe aveva finito la sua quarantena.

Colpito dal Covid-19 a fine ottobre, aveva percorso tutta intera la sua drammatica Via Crucis. Solo la forte fibra di uomo sano e sportivo gli aveva impedito di bere sino all’ultima goccia “l’amaro calice” del Golgota.

Gli ho chiesto di raccontarmi tutto. Particolareggiata ed “intensa”, seppur senza drammi, la sua “cavalcata” di ricordi tra gli infidi “canyon” del virus. Un racconto che mi ha colpito, fatto con lucida consapevolezza e quella connaturata e apparente “leggerezza” che rende per Giuseppe “semplici e normali” le cose più difficili e drammatiche della vita.

Un’esperienza da far rabbrividire… perché “il virus è un mostro invisibile che ci assale a nostra insaputa e in ogni momento”.

Poi ho saputo che giorni fa “La Gazzetta del Mezzogiorno” ha pubblicato un articolo sul suo caso.

Un titolo “forte” (“La mia lotta di sopravvissuto alla terapia intensiva Covid”) e la foto di Giuseppe.

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Stranamente, per qualche sincronica e beffarda distrazione, mi era sfuggito o non sono riuscito a “cogliere” quel titolo e quel viso noto nella rassegna stampa quotidiana che seguo su una Tv locale.

Solo in parte, però, l’articolo coglie la “fredda”, appassionante e “leggera” drammaticità del racconto fattomi da Giuseppe.

Voglio proporre la lettura dell’articolo per far riflettere e mettere in guardia tutti, stante il periodo di festività natalizie, di spese e di possibili “assembramenti” (mi dicono che oggi a Lecce c’era un incredibile “ammassamento” di gente sulle strade dello shopping e della “movida”).

Il Natale e le festività non ci esentano dal rispetto delle imprescindibili prescrizioni di contenimento del virus, che ognuno deve sempre rispettare sino a che non avremo definitivamente sconfitto il mostro.

Persino l’umile e grande Papa Francesco, dando il buon esempio, ha deciso di celebrare la S. Messa della “Notte di Natale” nella Basilica di San Pietro alle 19.30 del 24 dicembre (e con i distanziamenti previsti), due ore prima dell’orario consueto.

Saranno un Natale, un Capodanno e feste più “contenute” e sacrificate… ma facciamo in modo che ci siano per tutti, giovani e anziani, altri Natali e Capodanni sereni e gioiosi da festeggiare nei prossimi anni… per quest’anno sacrifichiamoci tutti un po’ e ascoltiamo la drammatica esperienza e i buoni consigli di Giuseppe!

Pantaleo Gianfreda

Di seguito l’articolo de “La Gazzetta del Mezzogiorno”

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(cliccare sull’immagine per leggere meglio)


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