La verità sui “contagi dopo un funerale”: sono solo quattro. Parla Lucia Imperiale, la figlia del defunto

23 Dicembre 2020 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Lucia Imperiale con il padre Salvatore e la madre Maria in occasione di una lieta ricorrenza (foto da facebook del 2015)

Sono solo quattro (mia madre, mio fratello e due zie), non tredici né otto quelli risultati positivi al covid dopo la veglia funebre per mio padre!”.

Lucia Imperiale, figlia del defunto Salvatore, scomparso il 5 dicembre, smentisce con decisa serenità quanto riportato da giornali e media locali e nazionali, che hanno parlato e “straparlato” del “focolaio” scoppiato a Collepasso. “Contagiata tutta la famiglia del defunto. La vedova è stata ricoverata, positivi anche i figli, i fratelli e le cognate”: questa la versione riportata dalla stampa, senza che nessun giornalista abbia mai contattato la famiglia per avere qualche riscontro.

Lei e altri familiari incautamente citati stanno bene, hanno fatto il tampone e sono risultati negativi.

Un altro zio, pur “positivo”, non ha alcuna attinenza con l’evento luttuoso. Ha un’innata idiosincrasia per gli eventi funebri e, pertanto, non è stato mai presente alla veglia funebre né ha partecipato al funerale.

L’amarezza di Lucia riguarda anche il comportamento del sindaco, che pur aveva precisa conoscenza dei fatti, avendo parlato anche con lo zio “positivo”. Domenica scorsa la donna lo ha persino contattato pregandolo di smentire la “canéa” di notizie apparse sulla stampa. Il sindaco si era impegnato a farlo, ma non lo ha fatto. Anche per questo e per ristabilire la verità la donna ha deciso di rivolgersi a InfoCollepasso (“Considerato che il sindaco non è stato di parola, ho deciso di chiamare te”, mi dice).

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Lucia è serena, seppur amareggiata, non impreca, non inveisce, non si dispera, non si arrabbia, non alza la voce. Vuole solo far sapere come stanno veramente le cose dopo notizie “fuori controllo” che stanno travolgendo una famiglia tranquilla, riservata, rispettosa degli altri, ligia alle regole. Vuole che tutti, almeno quell’umanità che non ama “danzare” sulle disgrazie altrui, conoscano la verità, dimostrino pietà e comprensione verso drammatiche sofferenze altrui, raccolgano il vero messaggio di quel Bambino che sta di nuovo per nascere anche in questo difficile e duro Natale di pandemia: “Ama il prossimo tuo come te stesso”.

Per Lucia non sarà Natale… né sa se arriverà mai una vera Pasqua di Resurrezione! Continua ancora oggi la pesante e drammatica via Crucis iniziata oltre un mese fa. Un “golgota” già “vissuto” con la scomparsa del padre. Poi con la palpitante attesa e la terribile sofferenza per/della madre in Ospedale in condizioni critiche.

Un calvario infinito… una sofferenza indicibile e indefinibile!

Dice Lucia, addolorata e sconfortata, eppur forte e serena: “Questi eventi ci stanno travolgendo in maniera drammatica. Siamo stanchi anche a livello psicologico. Abbiamo perso papà in 12 giorni con un tumore fulminante, ora la mamma è ricoverata in condizioni critiche. Siamo stati sfortunati e ci stiamo trovando da una disgrazia all’altra. Purtroppo, il destino ha voluto che ci fosse qualcuno positivo (tra l’altro nemmeno di Collepasso) che ha trasmesso il virus a mia madre, mio fratello, che è in isolamento e sta bene, e due zie. Noi abbiamo sempre rispettato le regole e usato ogni precauzione. Da marzo ad oggi, io sarò uscita da casa al massimo cinque volte perché è mio marito che fa la spesa quando torna dal lavoro… e, invece, dobbiamo sentirci dire tante cose crudeli e senza fondamento. Si è scritto persino di cortei funebri che non ci sono mai stati… fa male tutto quello che stiamo subendo… fa male quest’ulteriore e terrificante violenza!”.

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La “violenza” delle false notizie diffuse “a cuor leggero” e non smentite da chi aveva il dovere di farlo, degli insulti (alcuni “osceni”) dei “leoni da tastiera” di tutta Italia (ben 1.417 i commenti sul sito di un giornale nazionale), di telefonate curiose e crudeli, di chi continua ad additarli come “untori”, dei sadici che “godono” delle altrui disgrazie.

Chiedo quanto meno un po’ di rispetto – dice Lucia – per una famiglia che si è trovata improvvisamente in situazioni drammatiche e disperate… prima la morte di papà, poi la mamma in condizioni critiche… e sentirsi dire persino che abbiamo fatto festa dopo la morte di papà… tutto ciò è terribile! Voglio che tutti sappiano la verità”.

Dobbiamo chiedere scusa a questa famiglia, oggi travolta da eventi tragici e “venticelli” divenuti “tempeste” malefiche, starle vicini, inondarla di amore e compassione (da “cum patire”, “soffrire insieme”), far capire che nessuno ha il diritto di criminalizzare chi è stato colpito da un virus che sta decimando tanta umanità e, talora, anche il “senso di umanità”. Al contempo, occorre far capire che nessuno ha il minimo diritto di “spargere peste” e criminalizzare familiari e amici.

Torniamo ad essere “umani”! Nessuno merita il “male”, tanto meno una famiglia così unita e sensibile, che non ha alcuna responsabilità per quanto è successo.

Lucia Imperiale

Alla fine della nostra conversazione, Lucia mi rivela con voce rotta dall’emozione un episodio in vista dei 70 anni della madre il 5 dicembre: “Papà era in Ospedale e mi diceva… ‘mi raccomando, fai la festa a sorpresa alla mamma, ché quando esco ti do i soldi’… invece, è morto proprio il giorno del compleanno della mamma… immagina come stiamo!”.

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Il Natale ci deve riportare al senso profondo dell’amore e della fraternità, al significato vero di una ricorrenza religiosa che ricorda un Dio buono e misericordioso che “si è fatto carne” per amore dell’umanità.

Un abbraccio a te, Lucia, e a tutti i tuoi familiari… e preghiamo Gesù Bambino perché faccia guarire mamma Maria e tutti coloro che soffrono per questo terribile virus!

Pantaleo Gianfreda


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