Omicidio Collepasso: gip dice no ai domiciliari per il 48enne accusato di aver ucciso il padre dopo un litigio

29 Febbraio 2020 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Vittorio Leo

Rimane in carcere Vittorio Leo, il 48enne di Collepasso, in carcere dalla fine di maggio con l’accusa di aver ucciso il padre Antonio lanciandogli dell’alcol addosso nella cucina con i fornelli accesi al culmine dell’ennesimo litigio.

Il gip Giovanni Gallo ha rigettato l’istanza depositata nei giorni scorsi con cui l’avvocato difensore Francesca Conte aveva chiesto un alleggerimento della custodia cautelare in virtù della riqualificazione del reato di omicidio volontario a preterintenzionale subito dopo la notifica dell’avviso di conclusione a firma del pm Luigi Mastroniani, dell’esclusione della pericolosità sociale così come accertato da una consulenza tecnica e del precario stato di salute dell’uomo. Il gip, però, nell’ordinanza di rigetto, non ha ritenuto di condividere la riqualificazione del reato continuando a ritenere l’agente immobiliare un soggetto pericoloso. “Rispettiamo la decisione del giudice” commenta l’avvocato Conte, “ma a breve presenteremo ricorso al Tribunale del Riesame per chiedere nuovamente i domiciliari”.

Per la Procura invece Vittorio Leo non aveva l’intenzione di ammazzare. Così come aveva effettivamente raccontato l’agente immobiliare in caserma nel corso dell’interrogatorio davanti ai carabinieri (le indagini sono state condotte dai militari della locale stazione insieme ai colleghi di Casarano e del Reparto Investigativo di Lecce) e al magistrato subito dopo la tragedia. Leo parlò di un incidente; di non aver mai avuto realmente l’intenzione di uccidere il padre Antonio di 88 anni; di essere rimasto immobilizzato per il panico quando vide il corpo del padre bruciare come una pira. Ma non allertò i soccorsi subito. Lo fece solo a distanza di ore dopo aver mangiato un piatto di pasta e pulito casa.

Antonio Leo

Il delitto si rivelò la naturale conseguenza di una coesistenza forzata costellata da continui litigi e dalla dura presa di posizione dell’anziano di casa che non aveva mai visto di buon occhio la gestione della propria vita da parte del figlio. Così dopo l’ennesimo litigio quella mattina l’agente immobiliare spruzzò l’alcol addosso al padre che in breve si trasformò in una torcia umana. In un istintivo tentativo di rimanere in vita raggiunse il bagno cercando invano di spegnere le fiamme. L’uomo morì carbonizzato con ustioni su tutto il corpo di secondo e terzo grado così come poi appurato dal medico legale Alberto Tortorella nel corso dell’autopsia. Nell’indagine come persona offesa compare la sorella dell’assassino nonché figlia dell’anziano deceduto assistita dall’avvocato Elvia Belmonte.

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Fonte: corrieresalentino.it


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Pantaleo Gianfreda