“12ª Giornata del Ricordo dei Caduti nelle missioni internazionali per la pace”: l’omaggio dell’Arma e dei familiari alla tomba di Manuele Bray
12 Novembre 2020Si è celebrata oggi, 12 novembre, la “12ª Giornata del Ricordo dei Caduti nelle missioni internazionali per la pace”.
La ricorrenza, istituita con legge 12 novembre 2009, n. 16, segna anche il 17° anniversario dell’attentato di Nassiriya, avvenuto il 12 novembre 2003, nel quale morirono 19 italiani: dodici Carabinieri, cinque militari dell’Esercito e due civili.
Quest’anno, a causa del perdurare dell’emergenza sanitaria e delle vigenti disposizioni governative, le celebrazioni sono state notevolmente ridimensionate rispetto agli anni precedenti.
Tra le tante iniziative programmate a livello nazionale, il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri aveva disposto “un momento di raccoglimento” presso il Cimitero di Collepasso, accanto alla tomba del nostro Manuele Bray, Appuntato Scelto dei Carabinieri, “caduto” in Afghanistan il 25 giugno 2012, in seguito ad un attentato.
La cerimonia si è svolta nel pomeriggio in modo semplice e dimesso, quasi “privato”, nel pieno rispetto delle norme anticovid. Proprio per evitare assembramenti, l’Arma aveva deciso di non dare preventiva pubblicità alla cerimonia, che è stata molto intensa, pur nella sua brevità.
Erano presenti il Comandante provinciale dell’Arma dei Carabinieri Col. Paolo Dembech, il Comandante della Compagnia di Casarano Cap. Massimiliano Cosentino, il Comandante e il Vicecomandante della Stazione di Collepasso Lgt. C.S. Tersigio Zezza e Mar.llo Giuseppe Orlando e i familiari più stretti (la vedova Federica con il figlioletto Manuel, genitori, suoceri, sorella e cognato).
La mia discreta e modesta presenza, apparentemente “estranea”, ha voluto essere “presenza di comunità” nell’obiettivo di informare tramite questo blog e coinvolgere tutti i cittadini/e nell’importante evento .
Presente il giovane parroco della Chiesa Cristo Re, don Antonio Tondi, che ha recitato un’orazione e ha pregato insieme ai presenti in suffragio di Manuele e per tutti i Caduti nelle missioni di pace.
Un cuscino di fiori è stato deposto accanto alla tomba dai rappresentanti dell’Arma “per gli onori” al giovane Carabiniere “caduto” in una “missione internazionale per la pace” in cui era impegnata l’Italia.
Dopo le orazioni religiose, c’è stato l’intervento del Comandante provinciale Col. Paolo Dembech.
Un intervento breve, intenso ed emozionante.
Al termine, il piccolo figlio di Manuele, turbato ed emozionato, si è allontanato con la mamma e non è riuscito a trattenere “fiotti” di lacrime (…e, permettetemi, quando le “parole” toccano il cuore di un bambino… significa che sono “giuste e sante”!).
Chi sostiene che i Carabinieri sono solo “severi e duri” avrebbe dovuto ascoltare questo giovane Ufficiale e la “gentilezza” con cui esprimeva profondi concetti di umanità e solidarietà.
Mi spiace non averlo registrato e riporto solo “spazzi” del suo bell’intervento.
Ha ricordato la “compostezza di tutta la famiglia… il lancinante dolore della moglie e del figlioletto…”, il richiamo ai “valori” di cui era impregnato Manuele, “partito in missione di pace e caduto per difendere il diritto alla pace di quei popoli lontani e oppressi dalla guerra e dalla miseria”… la “vicinanza non formale” dell’Arma, la “grande famiglia” che non lascia mai soli, anche nella cattiva sorte, i suoi uomini e congiunti… e poi l’“innaturalità” di certi eventi imponderabili… “Per un padre ed una madre è fatto innaturale che i genitori seppelliscano i figli”, ha detto (mi è venuto in mente quanto scrisse don Mauro Leonardi in occasione della tragica scomparsa di un altro giovane: “Un figlio morto è qualcosa di innaturale. Se ti muore un genitore sei orfano, se ti muore un coniuge sei vedovo, ma se ti muore un figlio la parola non c’è”).
“L’unica consolazione – ha aggiunto il Col. Dembech – è che poche persone possono dire di avere figli di cui possano effettivamente vantarsi per quello che hanno fatto e per il modo in cui hanno lasciato questa terra”.
Mentre l’Ufficiale parlava pensavo alla moglie di Manuele, al loro bambino, ai suoi genitori, in particolare al caro amico Santo e ai pensieri che “frullavano” nella mente di un padre (e di una madre) di cui “parola non c’è”… forse gli stessi di Ungaretti nel ricordare l’immatura scomparsa del figlio: “… Mi porteranno gli anni chissà quali altri orrori, ma ti sentivo accanto, m’avresti consolato… In cielo cerco il tuo felice volto, ed i miei occhi in me null’altro vedano quando anch’essi vorrà chiudere Iddio…”.
Manuele Bray era ragazzo buono, semplice e gentile, nato e cresciuto in una famiglia buona, semplice e stimata da tutti. Egli è rimasto nella memoria di tutti i collepassesi per la sua semplicità e bontà, l’amore per la vita e la famiglia, l’attaccamento e la fedeltà all’Arma dei Carabinieri, il forte legame con la comunità che lo ha visto nascere e i suoi tanti amici, che ancora lo piangono e lo rimpiangono. Non voleva certo diventare “eroe in guerra”, ma “ordinario eroe” di pace per la sua famiglia e la sua comunità… ma il Destino ha deciso diversamente.
Oggi ci è toccato “celebrare” giovani servitori della Patria per ricorrenze tragiche ed eventi bellici… auguriamoci e lavoriamo perché i nostri giovani vivano la vita, l’amore, il lavoro e la famiglia in Pace e senza guerre: penso che sia questo il messaggio che oggi vorrebbe trasmetterci Manuele (e i tanti giovani “caduti” per conquistare la Pace)!
Pantaleo Gianfreda
Post scriptum – rettifica
In relazione alla mancata presenza del sindaco alla cerimonia e a rettifica di quanto precedentemente riportato, ho il dovere di precisare che, contrariamente a quanto mi era parso di capire e a seguito di chiarimento successivo, l’Arma aveva deliberatamente deciso di non invitare Istituzioni e associazioni cittadine a causa dell’emergenza sanitaria e per non aggravarne le conseguenze. Mi scuso per l’erroneo particolare.