I 60 anni di sacerdozio (58 nella comunità della sua vita) del “mitico” don Celestino
27 Giugno 2020…te giovane era ‘nu fiuru… ma continua ancora oggi, “diversamente giovane”, a spandere il suo “profumo” di amore e di carità – e anche quell’empatia unica, originale e profonda – nella comunità di Collepasso, dove risiede da 58 anni, due anni dopo essere stato ordinato sacerdote.
Collepasso, sconosciuta al giovanissimo Celestino, era già nei “segni” premonitori che il destino “modellava” per la sua vita.
Persino il giorno della sua Ordinazione sacerdotale, avvenuta nella Cattedrale di Otranto il 28 giugno 1960, esattamente 60 anni fa, accanto all’arcivescovo ordinante mons. Raffaele Calabrìa c’erano, “premonitori”, due sacerdoti originari di Collepasso: mons. Grazio Gianfreda, parroco della Cattedrale, e mons. Raffaele Manta, decano del Capitolo diocesano.
Celebrerà la sua Prima Messa a Sannicola, dove allora risiedeva la sua famiglia.
Anche l’anno prima, nel giugno 1959, aveva ricevuto il Diaconato proprio a Collepasso, seppure in modo inatteso (e anche qui “premonitore”).
Era successo, infatti, che un altro giovane e coetaneo seminarista di Collepasso, Quintino Gianfreda (diventato poi Vicario del Vescovo e recentemente scomparso), doveva essere ordinato Diacono nel suo paese, così come era stato già deciso, proprio alla fine dello stesso mese di giugno.
“Non mi far fare due cerimonie distinte… vieni a Collepasso anche per la tua Ordinazione”, gli aveva “chiesto” l’austero e solenne Arcivescovo Calabrìa… e si sa che la “richiesta” di un Vescovo, soprattutto se rivolta ad un imberbe “giovincello”, è, di fatto, un “ordine”… nessuna possibilità di replica… solo un minuscolo cenno di meraviglia e una timida domanda: “… a Collepasso, Eccellenza?!? … e dov’è?!?”, aveva “abbozzato”…
Fu così che il giovane Celestino Tedesco, ancora ignaro della strada lungo la quale il buon Dio, gran “Tessitore” dei destini dei suoi prediletti, lo stava incamminando, si ritrovò per la prima volta, un po’ spaesato, nel paese che da lì a due anni sarebbe diventato la sua casa, il suo cuore, la sua missione.
Già un anno dopo l’Ordinazione il nuovo Arcivescovo, l’indimenticabile mons. Gaetano Pollio, voleva mandarlo come viceparroco a Collepasso. Solo che, nel frattempo, il vescovo di Gallipoli, mons. Pasquale Quaremba, aveva “adocchiato” il giovane e scalpitante puledro, “di stanza” a Sannicola, e l’aveva scelto come suo segretario pro tempore in sostituzione del titolare, impegnato fuori sede per un lungo periodo. “Me lo lasci un altro anno”, chiese Quaremba a Pollio… e fu così che il giovane sacerdote, che è stato sempre un po’ “caddhripulinu”, rimase un altro anno nell’amata “Città Bella”.
L’anno dopo, il 5 settembre 1962, don Celestino “irruppe” a Collepasso come un “ciclone”… e da allora è stato sempre con noi e “tale” è rimasto!
Già conosciamo tutto di lui (e tanto ho scritto) ed è superfluo rievocare il suo excursus personale e pastorale e le diverse responsabilità e attività negli anni nelle due parrocchie di Collepasso.
Certo è che alla veneranda età di 8(+)6 “primavere” … perché i suoi anni non “ingialliscono” mai e sono “reiterate primavere”… si ritrova a festeggiare, ancora “scalpitante”, i suoi 60 anni di sacerdozio da bis-parroco, cioè parroco per la seconda volta (causa prematura dipartita di don Oronzo), della stessa Parrocchia “Natività di Maria Vergine” di cui era stato già parroco per 23 anni (dal 1990 al 2013, dopo essere stato primo parroco per sei anni della Chiesa Cristo Re dal 1984 al 1990 e viceparroco dal 1962 di don Salvatore Miggiano).
Dieci anni fa, in occasione del suo 50° anniversario di sacerdozio, fu “festa grande” in paese, in ogni ordine e grado della comunità (religioso, culturale e civile). Il 26 giugno 2010 fu persino convocato un Consiglio comunale “all’aperto”, in piazza, per rendergli pubblicamente i doverosi omaggi… perché don Celestino, prima che sacerdote, è “persona” degna – una persona amata, rispettata e benvoluta da tutti – e “uomo di carità”, come ebbi a definirlo in quell’occasione nel mio intervento (cliccare su Don Celestino uomo di carità).
… e domenica 28 giugno, alle ore 11.00, nella Chiesa Madre, le comunità della sua ri-attuale Parrocchia e della sua ex Parrocchia, la “Cristo Re” (il suo “primo vero amore”), si ritroveranno “in comunione” e “con animo grato per questo grande dono” per elevare “lode al Signore nella Celebrazione Eucaristica”, presieduta dall’arcivescovo Mons. Donato Negro, per i “primi” 60 anni di sacerdozio di don Celestino.
(Una doverosa nota: a causa delle prescrizioni previste dalla legge, l’accesso in Chiesa è limitato alla capienza massima consentita. La celebrazione, però, può essere seguita anche da casa sulla pagina facebook “Natività Maria Vergine Collepasso”)
Dico i suoi “primi” 60 anni perché c’è da aspettarsi di tutto dall’immarcescibile don Celestino, che ama un Salmo… “Gli anni dell’uomo sono 70… 80 per i più robusti”… con l’aggiunta “esegetica” del noto biblista Scholl… “… il resto sono mancia…”!
“Grazie, Signore, della mancia… ma che sia lauta!”, prega e ringrazia sempre don Celestino “occhieggiando” al suo Principale!
Di lui, il 21 marzo 2011, “Famiglia Cristiana” ha, tra l’altro, scritto: “Egli, con la sua parola avvincente e convincente e con la sua meravigliosa attività pastorale, ha conquistato il cuore dei fedeli, specialmente quello dei giovani che ha curato, nel tempo, con particolare attenzione. La comunità tutta gli è grata e gli augura ogni bene”.
La comunità tutta ti è sempre grata e ti augura ogni bene!
Auguri, don Celestino…
…ad maiora, ad meliora et ad multos annos!
Pantaleo Gianfreda
Post scriptum
… a proposito di auguri… “l’auguri sensza cistu… ‘nnu piacene mancu a Cristu”, ama ripetere don Celestino … per cui… mi raccomando… “cesti” di ogni “ben di Dio” per il suo 60° anniversario di sacerdozio (e anche dopo)… penserà poi lui a trattenerli non per sé, ma a donarli a chi ha bisogno (come, da “uomo di carità”, ha sempre fatto e farà).