Il “Piano Sud 2030”: oltre 123 miliardi di euro per lo sviluppo del Mezzogiorno nel decennio 2020-2030

20 Febbraio 2020 Off Di Pantaleo Gianfreda
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La “maledizione dei due Matteo” e, in particolare, le giornaliere “bizze” egotiste e mediatiche del “matt(e)o” senatore di Rignano, hanno fatto passare in secondo piano una notizia importante per il nostro Mezzogiorno e il suo sviluppo.

Il 14 febbraio scorso, a Gioia Tauro, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e i Ministri del Sud e della Coesione territoriale Giuseppe Provenzano e dell’Istruzione Lucia Azzolina, hanno presentato il “Piano Sud 2030”, l’ambizioso piano decennale 2020-2030 con il quale il Governo individua le risorse da attivare e le missioni da perseguire, i bisogni da affrontare e le opportunità da cogliere, le prime azioni con cui intervenire e i risultati da raggiungere, le procedure da migliorare e i processi da monitorare, gli strumenti da utilizzare e i soggetti da coinvolgere.

È la prima volta che un Governo progetta un impegno decennale per il Sud.

Dopo anni ed anni di “governi del Nord”, il Mezzogiorno ritorna ad essere centrale. Grazie anche alla forte presenza nel Governo di ministri meridionali, dallo stesso Presidente del Consiglio (foggiano) sino all’ottimo Ministro per il Sud, il 38enne siciliano Giuseppe Provenzano, vero artefice del Piano, i due pugliesi Francesco Boccia e Teresa Bellanova ed altri.

“Se riparte il Sud riparte l’Italia, il Sud deve diventare sinonimo di eccellenza”, ha detto il premier Conte, che ha preso l’impegno solenne “di rilanciare il Sud, di abbattere le barriere che dividono il Paese, ridurre squilibri, arginare lo spopolamento, fermare le esportazioni delle migliori eccellenze, i giovani”.

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È proprio sui giovani e sulla formazione che punta, in particolare, il Piano del ministro Provenzano.

Il Presidente del Consiglio Conte e i ministri Provenzano e Azzolina

Tra i punti principali, infatti, c’è quello di “un Sud rivolto ai giovani”. Si punta ad investire su tutta la filiera dell’istruzione per rafforzare il capitale umano, ridurre le disuguaglianze e riattivare la mobilità sociale. Il Piano mira a scuole aperte tutto il giorno, al contrasto alla povertà educativa e alla dispersione scolastica, alla riduzione dei divari territoriali nelle competenze, al potenziamento dell’edilizia scolastica, all’estensione della No Tax area e all’attrazione dei ricercatori al Sud. Non a caso alla presentazione del Piano era presente anche la ministra dell’Istruzione, la 37enne dirigente scolastica siciliana Lucia Azzolina.

Il “Piano Sud 2030” prevede oltre 123 miliardi di euro di investimenti, di cui 21 nel triennio 2020-22 (+65% rispetto al 2016-18). Gli interventi dovrebbero garantire una maggiore dotazione di risorse e capacità di spesa annuali in conto capitale pari all’1,8% del Pil del Mezzogiorno.

Questo sarà reso possibile grazie anche all’effettiva applicazione della “clausola del 34%”, che impone di destinare una quota tra il 30-40% di spesa pubblica ordinaria in conto capitale alle Regioni del Mezzogiorno (norma introdotta dall’art. 7 bis della legge 18/27.2.2017), al recupero della capacità di spesa della politica nazionale di coesione e al miglioramento dell’attuazione della programmazione dei Fondi Strutturali e di Investimento europei.

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Tra le misure del Piano c’è la parte relativa al cosiddetto “Green New Deal” al Sud, un “grande abbraccio fra economia ed ecologia”, per realizzare alcuni obiettivi specifici dell’“Agenda Onu 2030” contro i cambiamenti climatici. Il Governo punta a un “reddito energetico” per le famiglie, a una sperimentazione di economia circolare, a un potenziamento del trasporto sostenibile, a contratti di filiera e di distretto nel settore agroalimentare e a una gestione forestale sostenibile.

Altre misure riguardano le infrastrutture, materiali e sociali, come fattore di inclusione sociale contro l’isolamento di alcune aree e dei cittadini in condizioni di bisogno. Obiettivo da raggiungere attraverso un “Fondo infrastrutture sociali” per Comuni medi-piccoli, nuovi asili nido, rinnovo della dotazione tecnologica sanitaria, inclusione abitativa per cittadini e lavoratori svantaggiati e persino “case della salute” per l’assistenza integrata.

Investimenti anche su treni e alta velocità, raddoppio delle linee ferroviarie, rafforzamento delle zone economiche speciali (Zes) e su un programma di incentivo triennale all’occupazione femminile.

Un Piano impegnativo e di lungo respiro, su cui, al di là del “chiacchiericcio” quotidiano e delle esternazioni mediatiche di politicanti in cerca di visibilità, dovrebbero concentrarsi l’attenzione e l’impegno delle forze politiche e sociali, degli Enti locali e di tutti coloro che hanno a cuore lo sviluppo del Mezzogiorno, senza il cui rilancio non riparte l’economia nazionale.

Sarebbe ora di discutere e confrontarsi seriamente su tematiche concrete e progetti seri che toccano il futuro dei giovani, del Mezzogiorno e dell’Italia intera.

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Per ulteriori approfondimenti sul “Piano Sud 2030” cliccare su:

Piano Sud 2030, sviluppo e coesione per l’Italia

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Una nuova politica territoriale: la prossimità ai “luoghi”.

Pantaleo Gianfreda


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