Una buona occasione per acquisire al Comune la seicentesca Cappella della Santissima Trinità (o dello Spirito Santo)

7 Luglio 2020 Off Di Pantaleo Gianfreda
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La Cappella della Santissima Trinità, detta anche dello Spirito Santo, rappresenta per Collepasso un riferimento particolarmente significativo alla propria tradizione, non solo sotto il profilo religioso, ma anche storico”: così scrivono Orazio Antonaci e Salvatore Marra nella loro pregevole opera “Storia di Collepasso dalle origini all’autonomia”.

Purtroppo, questo “riferimento particolarmente significativo” giace ormai da lunghi anni in stato di profondo degrado e penoso abbandono.

L’Amministrazione comunale, nonostante solenni e ripetuti impegni assunti in questi dieci anni, non si è mai seriamente impegnata per acquisire e strappare dal degrado la seicentesca Cappella e cercare di valorizzare una delle poche “memorie” religiose e storiche del nostro Comune.

Il Sindaco avrebbe potuto già da tempo, utilizzando le vigenti normative, emanare un’Ordinanza nei confronti dei proprietari (la Cappella è privata) per obbligarli a provvedere alla manutenzione e al restauro dello storico manufatto, sottoposto a tutela dal Ministero per i Beni culturali con Decreto del 4.9.1985 (ai sensi della legge 1089/1.6.1939 “Tutela delle cose d’interesse Artistico o Storico”), e, in caso di rifiuto o mancato adempimento nei termini, subentrare ai proprietari.

Da più parti sono venuti inutilmente in questi anni pungoli e sollecitazioni.

Nel Consiglio comunale del 10 dicembre 2011, ad esempio, in cui in maniera “bizzarra” il neo sindaco Paolo Menozzi volle “ricelebrare” la ricorrenza centenaria dell’“effettiva autonomia” del Comune, il parroco don Celestino Tedesco, invitato ad intervenire, lanciò un accorato appello in favore del “riscatto” della Cappella.

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Mi permetto umilmente  – disse don Celestino (riporto testualmente dal verbale della seduta) – di far presente a questa Amministrazione, maggioranza e minoranza, tutti rispettabili e che tutti amo … ogni giorno mi piange il cuore quando apro la finestra e mi trovo la Cappella dello Spirito Santo, un gioiellino del 1600, il più antico, come attesta il professor Marra, luogo di culto di Collepasso. Mettiamocela tutta, riscattiamolo perché sta crollando pezzo sopra pezzo, pietra su pietra, è allo sbando, porta persino aperta. È un qualcosa di bello, di antico, è un archivio di cultura. Sarebbe l’anno buono? Ci conto. Grazie”.

Nell’occasione erano presenti l’ex ministro Raffaele Fitto e il presidente della Provincia Antonio Gabellone. Quest’ultimo e il Sindaco assunsero l’impegno di cogliere l’appello del Parroco.

Non se ne fece nulla.

Lo stesso don Celestino, in occasione della benedizione della statua restaurata di San Giuseppe nell’omonima piazzetta, il 30 aprile 2015, “incautamente chiamato in causa nel corso degli interventi istituzionali”, come scrivevo in un articolo dell’epoca, colse “’la palla al balzo’ per impadronirsi del microfono e ‘togliersi un rospo’. Ricordando a Sindaco e Presidente della Provincia le loro promesse del dicembre 2011 sull’acquisizione della Cappella dello Spirito Santo, uno dei monumenti più antichi della nostra comunità, che rischia sempre più il degrado”.

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Pochi giorno dopo presentai sulla vicenda un’interrogazione al Sindaco, che rispose nella seduta del Consiglio comunale del 28 maggio 2015, affermando, tra l’altro, che “Attualmente, si stanno valutando varie opzioni per la tutela, la conservazione e il recupero del bene” (cliccare su interrogazione e risposta).

Anche stavolta Sindaco e Amministrazione non fecero nulla di concreto.

In un articolo del gennaio 2018 (“Le occasioni e i finanziamenti mancati della sonnolenta Amministrazione…”), tornai alla carica rilevando che la “Cappella dello Spirito Santo, chiusa e in degrado da anni, essendo ancora privata, potrebbe essere oggetto di un intervento “autoritativoda parte del Comune e di un progetto di risanamento e valorizzazione”, sollecitando il Sindaco ad emanare l’Ordinanza.

Nulla è stato mai fatto. Anzi, l’Amministrazione, data la sua inerzia, ha dovuto persino rinunciare ad un contributo, pur risibile, di 5mila euro per la Cappella stanziati dalla Provincia, il cui presidente Gabellone aveva in qualche modo mantenuto l’impegno assunto nel Consiglio comunale del 10 dicembre 2011.

Oggi è arrivata, forse, l’occasione “storica” per l’acquisizione della Cappella da parte del Comune. A condizione, naturalmente, che l’Amministrazione si attivi seriamente e in modo deciso.

Nei giorni scorsi la Corte di Appello di Lecce ha definitivamente stabilito che il Castello è di proprietà del Comune di Collepasso e, contestualmente, ha condannato l’avv. Enrico Indraccolo a restituire alle casse comunali 800mila euro, liquidati dal Comune negli anni scorsi grazie a precedenti sentenze a lui favorevoli.

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Spero che l’Amministrazione riesca a recuperare tutti quei “preziosi” denari, sebbene nutra qualche dubbio in proposito.

Una cosa, però, è certa. L’Amministrazione può procedere al pignoramento di tutti i beni del soccombente, pari al valore del credito vantato. Può, pertanto, pignorare e acquisire al patrimonio pubblico anche la storica Cappella della Santissima Trinità e poi procedere al suo recupero con uno dei tanti finanziamenti regionali e/o nazionali disponibili. Per accelerare i tempi, potrebbe, però, anche avviare, se non lo ha già fatto, una trattativa con i proprietari (mi pare che gli altri eredi siano stati sempre disponibili a cedere la Cappella e oggi potrebbe esserlo anche l’avv. Enrico) per ottenere subito la disponibilità dello storico immobile, stralciandone il valore dal complessivo credito vantato.

Qualsiasi siano le scelte dell’Amministrazione e l’iter che intende seguire, certo è che se si muove con sagacia e in tempi rapidi, oggi c’è la possibilità concreta che il Comune acquisisca finalmente la Cappella della Santissima Trinità, eviti il suo definitivo ed irreversibile degrado e la valorizzi al meglio.

Pantaleo Gianfreda


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