Polo unico scolastico: quali torbidi interessi si nascondono dietro rifiuti, omissioni, assenza di trasparenza e un’Amministrazione “Cosa nostra”?!?

21 Gennaio 2021 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Per Menozzi & C. il Comune di Collepasso sembrerebbe essere “Cosa nostra”.

In questa concezione, dal tipico sapore “mafioso”, le regole della Pubblica Amministrazione non sono dettate da leggi e regolamenti. Questi assumono al più un ruolo puramente formale nelle cui pieghe si nascondono spesso interessi personali e politici, che costruiscono un diffuso e “cancrenoso” sistema di potere, indirizzano e condizionano i consensi di cittadini spesso distratti e acquiescenti, rigidamente divisi in amici e nemici: i primi, da gratificare sempre e comunque; i secondi, da allettare in prima istanza e poi, in caso di “resistenza”, da ostacolare duramente e opprimere (o cercare di sopprimere) socialmente e politicamente.

La mafia non è un cancro proliferato per caso su un tessuto sano. Vive in perfetta simbiosi con la miriade di protettori, complici, informatori, debitori di ogni tipo, grandi e piccoli maestri cantori, gente intimidita o ricattata che appartiene a tutti gli strati della società. Questo è il terreno di coltura di Cosa Nostra con tutto quello che comporta di implicazioni dirette o indirette, consapevoli o no, volontarie o obbligate, che spesso godono del consenso della popolazione” (Giovanni Falcone).

La lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità” (Paolo Borsellino).

I giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

Riporto queste due frasi di Falcone e Borsellino per due motivi.

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In primo luogo, perché spiegano bene la diffusione, spesso lenta e impercettibile, del “fenomeno sociale mafia”, che non è solo violenza fisica, ma anche altra e meno evidente violenza, frutto non solo di “incultura”, ma soprattutto di una concezione “privatistica” del ruolo e delle funzioni della Pubblica Amministrazione, intesa come “Cosa nostra” e non “Cosa di tutti” (o, come dicevano i latini, “Res pubblica”-“Cosa pubblica”), in cui si annidano “persone” (l’etimo “persona” proviene dall’etrusco “phersu”, assimilato nel latino “persona”, che definiva nel teatro l’“attore in maschera”), “maschere” spesso di seducenti e sinuose “sirene” che allettano ignari “naviganti” con il loro irresistibile “canto” per poi divorarli e distruggerli nella loro essenza umana e morale.

In secondo luogo, perché a Falcone e Borsellino è stata intitolata la Sala consiliare di Collepasso. Indebitamente e indegnamente. I due coraggiosi giudici, massacrati dalla mafia, si staranno oggi rivoltando nella tomba nell’assistere inerti agli “scempi” di legalità, democrazia, trasparenza operati dagli amministratori del Comune di Collepasso.

Bisogna, al contempo, amaramente constatare i diffusi fenomeni di protezioni, complicità, omertà, sonnambulismo, “doping”, insensibilità sociali provocati da un decennio di sciagurato e malsano “menozzismo”, che ha “dopato” e coinvolto persino cittadini onesti e “normali”.

Le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale, né demoniaco né mostruoso”, scrive Hannah Arendt nel suo libro “La banalità del male”, raccontando il processo del 1961 a Gerusalemme al famigerato nazista Otto Adolf Eichmann, condannato a morte per crimini contro l’umanità.

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Non intendo enfatizzare, ma semplicemente stimolare ad una attenta analisi e riflessione sui gravi fenomeni di degenerazione etica e morale, prima che politica ed amministrativa, cui la nostra comunità sembra avvitata da un sistema di potere locale che sta offuscando tante coscienze.

Un esempio “plastico”, tra i tanti, di questo modo di amministrare la “Cosa pubblica” con una concezione da “Cosa nostra” è l’emblematica vicenda della progettata costruzione del Polo unico scolastico, sulla quale finalmente anche i due consiglieri di opposizione del Partito democratico hanno chiesto ufficialmente lumi.

Quali torbidi interessi si nascondono dietro rifiuti, protervie, incongruenze, omissioni e “eccidi” di trasparenza da parte di Menozzi e della sua morente Amministrazione sulla vicenda?!? Cosa hanno da nascondere amministratori e uffici poco trasparenti se “si fanno beffe” della legge e rischiano persino di essere incriminati per reati lesivi della Pubblica Amministrazione, che per sua natura deve essere trasparente e rispettosa della legge?!?

L’ormai lontano 4 dicembre 2020, a nome di un’associazione di cui sono presidente, ho chiesto all’Amministrazione, come diritto previsto da leggi e regolamenti, di avere copia degli atti e degli elaborati relativi alla “demolizione e ricostruzione Istituto d’Infanzia di via B. Croce da destinare a Polo unico scolastico”; ho chiesto, al contempo, ai sensi della legge 241/90, di partecipare al relativo “procedimento”.

L’ex asilo nido di via B. Croce su cui dovrebbe sorgere il contestato nuovo Istituto scolastico

L’Amministrazione aveva, per norme legislative e regolamentari, massimo trenta giorni per fornire atti e risposte. Il superamento di questi termini prescrittivi prevede il reato di “rifiuto e omissione di atti d’ufficio”.

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Ad oggi sono trascorsi 50 giorni, ma l’Amministrazione non ha dato ancora alcun riscontro, “violentando” la legge e trovandosi, pertanto, nella condizione di “fuori-legge”.

Ho inviato in questi giorni una “diffida ad adempiere”, ai sensi dell’art. 328 C.P., riservandomi “ogni iniziativa a tutela di diritti sanciti da leggi e regolamenti”, compresa la possibilità di adire l’Autorità Giudiziaria.

Servirà?!? Non lo so… ci sarà pure “un giudice a Berlino”!

Mi chiedo da cittadino (e anche da ex amministratore che si preoccupava persino delle “virgole”) quale arroganza, quali “coperture” e garanzie di impunità, quale concezione della Pubblica Amministrazione permettono a costoro di operare da “fuori-legge”, come se non ci siano norme che definiscono chiaramente i comportamenti pubblici e agiscono, invece, come se l’Amministrazione sia “Cosa nostra”?!?

Pantaleo Gianfreda


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