Maria Grazia Maggiulli, il “dono” e la “grazia” della pittura

Maria Grazia Maggiulli, il “dono” e la “grazia” della pittura

24 Maggio 2021 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Maria Grazia sembra avere lo “stigma” nel nome: ha la “grazia” e il “dono” della pittura.

Una “grazia” che è armonia, delicatezza, finezza, bellezza dei suoi dipinti ed affonda le origini nella sua adolescenza, quando ne riceve il “dono” da uno dei “mostri sacri” della pittura salentina, Lionello Mandorino, recentemente scomparso.

La collepassese Maria Grazia Maggiulli è stata, infatti, nei primi anni ’70, alunna del grande Maestro collepassese, uno dei massimi cantori artistici e pittorici della salentinità.

A contatto con il prof. Mandorino, che all’epoca insegnava Disegno nelle Scuole Medie di Collepasso, la ragazza scopre la passione per la pittura ed inizia a cimentarsi con i primi lavori adolescenziali.

Nel corso dei successivi anni metterà “da parte” questa passione, che riemergerà poi con prepotenza negli anni della maturità.

M. G. Maggiulli, La vecchia fontana, 2013

Nel frattempo, infatti, la donna va in collegio a Bovino (Fg), dove completa gli studi superiori, e, a 21 anni, si sposa con Ugo, ha due figli, Federico e Anna Maria, e si dedica totalmente alla cura della famiglia.

La passione per la pittura, mai doma, riemerge quando si attenuano gli impegni materni e familiari, i figli sono già grandi e il marito è già “vantaggiato di suo”.

Maria Grazia nella sua casa con alcuni premi ricevuti

Verso il termine dei 40 anni (ne ha compiuto 60 recentemente, il 15 maggio) riemerge l’antica passione.

Maria Grazia decide di frequentare per un anno un corso di pittura per donne, organizzato presso la Parrocchia “Cristo Re” e tenuto da un altro valente artista collepassese, Sergio Nocco, che proprio recentemente ha donato a quella Chiesa un suo pregevole dipinto.

Riesplode così la passione artistica e da allora è un ininterrotto susseguirsi di produzione pittorica.

Maria Grazia viene scoperta come “artista emergente” in occasione di una mostra di pittura, cui partecipa nel 2010 a Sogliano Cavour. Un critico d’arte, Roberto Chiavarini, vede i suoi quadri e la incoraggia a proseguire nella pittura ed esprimere la sua vena artistica.

Due opere di Maria Grazia nella sua casa (sotto “L’Orientale”, opera del 2016)

La pittrice si iscrive all’Associazione culturale “Italia in Arte nel Mondo”, con sede a Brindisi, di cui proprio Chiavarini è direttore artistico. È il suo “trampolino di lancio” verso l’intenso e variegato mondo culturale salentino che cerca di non rimanere chiuso in sé stesso, ma si protende verso il mondo, gli “altri”, altre esperienze ed espressioni dell’arte e della cultura, che per intrinseca natura non possono avere spazio e tempo.

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Partecipa a mostre, rassegne, manifestazioni ed eventi artistici e culturali che l’Associazione organizza con l’adesione di artisti e personalità nazionali ed internazionali, illustri e meno illustri. Questo permette alla pittrice collepassese, che dipinge con la difficile tecnica della “pittura a olio su tela” (come il grande Caravaggio e tanti altri illustri pittori), di “aprirsi” ad altre esperienze ed affinare ulteriormente la sua sensibilità pittorica ed artistica. Riceve numerosi attestazioni e premi nel corso degli annuali eventi culturali che l’Associazione “Italia in Arte nel Mondo” organizza presso il Teatro Paisiello di Lecce e in altri prestigiosi contenitori culturali.

È impressionante, se ci si reca in casa di Maria Grazia (come ho fatto), districarsi tra quadri, premi, “scatoloni” di attestazioni che Maria Grazia conserva gelosamente, sfogliare i tanti e poderosi Albi che citano la sua produzione artistica e ne riportano le opere. Come l’Albo internazionale dei pittori e scultori (stampato in tre lingue), l’Albo d’oro internazionale del Top dell’Arte Contemporanea dei Pittori e degli Scultori (2013), l’Albo d’onore del Top dell’Arte contemporanea stampato nel 2014 in occasione del 200° Anniversario della Fondazione dell’Arma dei Carabinieri, ecc. ecc.

Leggendo i commenti di critici d’arte e le tante attestazioni ricevute, mi chiedo come mai questa donna, artista verace e figlia della nostra terra, non venga sufficientemente valorizzata.

Poi scopro che storicamente la presenza delle donne nell’arte è il risultato di una lotta atavica alla disparità e alla differenza di genere.

M. G. Maggiulli, Maternità, 2009

Diciamoci la verità: per secoli le donne nell’arte sono state intese solo come muse e modelle e permane tuttora qualche nefasto retaggio di questo secolare pregiudizio. Si pensi che il contributo delle donne al mondo dell’arte rimane marginale e non riconosciuto fino al XVI secolo, quando con difficoltà iniziano ad emergere forti figure femminili, come Artemisia Gentileschi, la cui vita viene, però, non casualmente caratterizzata da drammatiche vicende.

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È solo ai giorni nostri che il binomio “arte-donna” comincia ad assumere la giusta e compiuta dimensione. Praticamente verso la fine degli anni ’60 del secolo scorso, nei decisivi anni storici del cambiamento in cui sono particolarmente attivi anche i movimenti per i diritti civili. Quella che in quel periodo viene definita come “arte femminista” rappresenta il cambiamento messo in atto dalle donne e dalla parte illuminata ed innovativa del Paese per abbattere stereotipi e pregiudizi e perseguire l’ideale di uguaglianza tra i generi. Le donne nell’arte cominciano a ricoprire finalmente il ruolo di artiste. Come oggi la nostra Maria Grazia e tante altre artiste, ancora, però, non sufficientemente conosciute, apprezzate e valorizzate per il loro protagonismo, spesso represso da antichi e mai domi pregiudizi, e il loro valore.

Anche per questo mi sembra doveroso – e, in qualche modo, “riparatore” – il giusto riconoscimento e l’omaggio ad un’artista verace, che ha dimostrato e dimostra profondo amore per l’arte e contribuisce, con modestia ed umiltà, a dare prestigio ed onore anche alla nostra comunità.

Altra opera di Maria Grazia nella sua casa

Permettetemi di chiudere questo articolo con il “ritratto” che di Maria Grazia Maggiulli fa un valente critico d’arte. Un “ritratto” che mi pare esprima compiutamente l’arte e la personalità della nostra artista.

Scrive il critico:

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Maria Grazia, donna dal tratto somatico dolce e mediterraneo, realizza, in chiave plastica, le sue rapide illuminazioni intellettuali che, si direbbe, partano dal suo personale vissuto, fatto di Etica e di Morale.

La Maggiulli dipinge, come se volesse rappresentare la immutabile ed incantata dimensione della sua “terra”, in contrapposizione ad un mondo che, diversamente, cambia in fretta e cancella, di conseguenza, la “Memoria storica” del nostro passato.

Si oppone, così, la Pittrice salentina, con tutte le sue forze di donna e di artista, intelligente e combattiva, all’assurdità del vivere contemporaneo, fatto solo di degrado sociale inarrestabile.

Insomma, Maria Grazia è, sì, una donna tradizionale, ma, allo stesso tempo, moderna e partecipe della evoluzione intellettuale dei popoli, sempre a patto che non si rinneghi “ciò che è stato”, tanto che è impegnata anche in attività associative nazionali, di alto spessore culturale.

Amante della cultura classica, in particolare di quella del Caravaggio, la Maggiulli, lungo il sentiero dell’impegno che profonde nelle Arti visive, impone la propria visione delle cose.

E i chiari riferimenti alla tradizione, da parte di Maria Grazia, hanno attinenza con attimi di immensa emozione sintetica ed interpretativa, configurabile in una alleanza figurativa e cromatica, dove la vita è sogno, lungo il tunnel della passione artistica, tra estasi e tormento, proprio come accadeva agli Artisti di Maniera che l’Artista salentina ama tanto e profondamente”.

Mi pare che le poche immagini che pubblico della poderosa produzione pittorica della nostra artista rientrano compiutamente nel “ritratto” che di lei ha fatto quel critico d’arte.

Grazie per la tua arte, Maria Grazia… e ad maiora!

Pantaleo Gianfreda


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