13 febbraio, “Giornata della Memoria per le vittime meridionali dell’Unità d’Italia”. Alcune riflessioni

13 febbraio, “Giornata della Memoria per le vittime meridionali dell’Unità d’Italia”. Alcune riflessioni

13 Febbraio 2021 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Tra le tante giornate di “memoria” o “ricordo”, questa del 13 febbraio, “Giornata della Memoria per le vittime meridionali dell’Unità d’Italia”, è quella forse meno conosciuta e meno celebrata.

Bisognerebbe, invece, approfondire meglio e criticamente certi eventi storici, così tanto esaltati nei libri scolastici e nella retorica risorgimentale dell’Unità d’Italia, per capire meglio i fenomeni che hanno portato all’emarginazione sociale ed economica del Mezzogiorno in tutte le fasi postunitarie e sino ai giorni nostri.  Non certo per illusorie o antistoriche pretese “separatiste”, ma per capire e, soprattutto, rivendicare una seria politica (nazionale ed europea) che restituisca al Mezzogiorno d’Italia la dignità e, soprattutto, il ruolo storico ed economico che gli compete.

L’Italia e l’Europa hanno oggi più che mai il dovere di ritornare a guardare con attenzione al Mediterraneo, che fu il florido bacino dello sviluppo meridionale. Il piccolo “oceano europeo”, ieri grande bacino di civiltà, di cultura e di sviluppo per l’intera Europa, è ridiventato oggi uno degli snodi internazionali più importanti ed interessanti per le grandi potenzialità economiche e sociali di tanti Paesi in via di sviluppo, “porto naturale” verso l’Europa dell’immenso continente africano che, dopo secoli di colonialismo, rivendica il suo diritto allo sviluppo e alla modernità.

È un caso che l’Europa, dopo secoli di sanguinario colonialismo, non abbia ancora “metabolizzato” i “sensi di colpa” e capito l’importanza strategica del Mediterraneo e dell’Africa?

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Porre al centro delle strategie di sviluppo e rilancio economico dell’Italia e dell’Europa il Mediterraneo e, quindi, il Mezzogiorno, significherebbe ridare a quest’area importante e strategica il ruolo storico che gli compete e, quindi, porre seriamente le basi di un suo rilancio e di un profondo sviluppo dello stesso Mezzogiorno. È un caso che la Cina stia investendo miliardi di dollari in Africa e che la “via della seta” presti grande attenzione verso questo Continente e il Mediterraneo, mentre l’Italia e l’Europa “stanno a guardare”?!?

Riflessioni sintetiche, che meriterebbero maggiori approfondimenti e, soprattutto, una classe politica all’altezza della situazione, in un momento in cui nasce un governo, come quello di Draghi, che ha di nuovo oscurato l’attenzione verso il Mezzogiorno e riportato l’asse verso il Nord. È un caso che nel precedente governo Conte la maggior parte dei ministri fosse espressione del Mezzogiorno, mentre oggi lo sono del Nord?!? …guarda caso… proprio in un importante momento storico-politico in cui bisogna gestire e suddividere tra i territori ben 209 miliardi di finanziamenti europei! Riflessioni… non polemiche… che dovrebbero coinvolgere l’intera classe politica meridionale.

Per tornare alla giornata odierna, il Consiglio Regionale della Puglia il 4 luglio 2017 ha deliberato l’istituzione della “Giornata della Memoria per le vittime meridionali dell’Unità d’Italia” il 13 febbraio, giorno della resa di Gaeta e della fine dell’indipendenza meridionale poiché, dati i primati borbonici, non di liberazione si è trattato ma di conquista e di rapina delle ricchezze del Meridione.

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L’iniziativa, che non è solo della Puglia, si inquadra in un tentativo ormai diventato necessario e improcrastinabile di ridiscutere, in modo storiograficamente fondato, il periodo risorgimentale dell’Unità d’Italia, non nel suo significato quanto sulle modalità con cui si è sviluppato ed è stato raccontato per anni.

Riporto da facebook una nota dell’amico e intellettuale Aldo D’Antico, che condivido:

Nel 1860 il Regno di Sardegna occupò il Regno delle Due Sicilie, ufficialmente per liberarlo dai Borbone. L’occupazione fu cruenta in maniera terribile: decine di paesi distrutti e rasi al suolo, migliaia di meridionali uccisi, centinaia di donne perseguitate e massacrate, donne bambini e vecchi fucilati in piazza in maniera indicibile, occupazioni militari straordinarie.

I Piemontesi abolirono gli usi civici, aumentarono le tasse in maniera esponenziale, introdussero la leva obbligatoria per cinque anni ai giovani diciassettenni (l’esercito borbonico era costituito da volontari che percepivano uno stipendio e avevano diritto alla pensione)

Di fronte a questo scempio la reazione dei Meridionali fu grande e decisa. Migliaia di operai, intellettuali, sacerdoti si diedero alla macchia combattendo contro l’invasore. Centinaia di donne accompagnarono gli uomini in questa terribile impresa.

120.000 soldati occuparono il Sud massacrando migliaia e migliaia di combattenti, che in maniera subdola vennero definiti “briganti” e “brigantesse” le donne. Furono resistenti, la prima forma popolare di opposizione al potere, un disperato tentativo di difendere la propria autonomia.

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L’eroe dei due mondi non fu estraneo a questo incredibile sterminio. Giuseppe Garibaldi, nello sbarco in Sicilia, venne accompagnato da “picciotti esperti nell’uso di coltelli e pistole” al comando di capibastone che si classificavano come i primi esempi delle organizzazioni mafiose. Prelevò dal Banco di Sicilia quantità eccessive di soldi senza mai restituirli.

Una storia scritta dagli invasori per giustificare le enormi malefatte della loro conquista e colonizzazione.

Per ulteriori riflessioni, cliccare su “Contro l’oblio”: il dovere di ricordare la vera storia d’Italia”, un’intervista a Pino Aprile, storico e giornalista che da anni si batte per la verità storica e ridare al Mezzogiorno il suo ruolo.

Pantaleo Gianfreda


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