Alma, “suicidata” dallo Stato, trova patria e pace nel cimitero di Collepasso
13 Novembre 2021Da oggi Alma, chiamata “Adelina”, ha trovato requie eterna. Persino una patria. Sinora negata.
Da oggi Alma “risiede”, eternamente immobile, in uno sperduto paesino della periferia europea.
In quel Salento, piccola penisola di una più vasta penisola della grande e “civile” Europa, che una striscia di mare ha separato in milionarie ere geologiche da un piccolo, sofferto ed orgoglioso Paese fratello, oggi chiamato Albania. Shqiperia, “Paese delle Aquile”.
Il Paese da cui tanti anni fa una bella e giovane “aquila” di nome Alma fu costretta a partire. Incatenata.
Un’“aquila” tenuta “in gabbia” per tanti anni. Seviziata, sfruttata ed umiliata da corvi e avvoltoi.
Sin quando quell’orgogliosa e combattiva “aquila” ebbe la forza ed il coraggio di rompere quella “gabbia”, affrontare corvi ed avvoltoi che facevano strame del suo corpo e ridurli in cattività.
Da “incatenata”… incatenò!
Fece “incatenare” nelle patrie galere 40 avvoltoi. Altri 80 corvi portò a processo.
Tornò “aquila”. Apparentemente libera. In un Paese libero che non le concedeva libertà.
“Incatenata” di nuovo, dopo gli avvoltoi e i corvi, da “gufi” di apparato che le negavano il diritto alla cittadinanza. Il diritto alla libertà. Alla vita. Alla salute.
Apparentemente libera e manifestamente malandata.
Violenze, sofferenze e battaglie decennali avevano segnato il suo corpo. Il terribile “male del secolo” lo aveva invaso.
Continuò ad essere “aquila” battagliera ed orgogliosa, nonostante le ripetute minacce di morte e il grave pericolo per la sua vita.
Chiedeva solo giustizia, dignità, vita. Gridava il diritto alla cittadinanza. Di essere cittadina d’Italia, il Paese in cui abitava da trenta anni. Per avere almeno l’illusione della libertà e la certezza dei diritti. Anche quello della salute.
Ha combattuto con i suoi “artigli” di “aquila” indomita. Persino in Tv, sui giornali, sui social. Inutilmente.
Stanca e malandata, ha voluto lanciare il suo ultimo grido. Quel caratteristico e lancinante “strido” di aquila che riempie di sé e scuote montagne, vallate, foreste oscure ed impenetrabili.
Le “foreste” della burocrazia ottusa, di uno Stato che si dice amico, ma che spesso ti guarda con diffidenza e alterigia. Che persino ti abbandona nel momento di più acuto bisogno. Sino, talora, a lasciarti morire.
Come nel caso di Alma, sfiduciata e scoraggiata da uno Stato, cui pur aveva reso grandi servigi di legalità con il suo coraggio.
L’indomita “aquila” ha chiuso, alfine, le sue ali e si è lasciata andare.
Il suo corpo e la sua disperata voglia di vivere schiantati definitivamente contro i muri dell’omertà e dell’indifferenza. Immobili e senza vita sul selciato al di sotto di un ponte.
Con un tragico interrogativo: schiantati o abbandonati?!?
Quando, nell’ennesimo tentativo di ottenere la cittadinanza, qualche pigro ed ottuso funzionario del Bel Paese (“bello”… per chi?!?) scrisse sulla sua carta d’identità “XXX” accanto a “Cittadinanza”, Alma annotava già il 21 novembre 2015 sul suo profilo facebook (riporto integralmente nel suo incerto italiano scritto): “questo mio caso di cittadinanza xxx sarà la mia tomba!!! MI DOMANDO COME POSSIBILE CHE AI TERRORISTI DI MERANO LO STATO DAVA BENEFICI E A ME CHE SONO LA LEGALITA IN PERSONA NON SANO PIU COSA SCRIVERE SUI MIEI DOCUMENTI E ALORA FIN QUANDO SI RISOLVE HANO SCRITTO CITTADINA XXX COME DA FOTO DEL PERMESSO MIO ATTUALE CHE VEDETE!!! QUESTO SI PERQUOTE CON GRAVI PROBLEMI PER ME!!! LA UNICA COSA CHE SANO DIRMI DAI ADELINA STAI TRANQUILLA CHE POI RISOLVIAMO E IN TANTO SIAMO SEMPRE PUNTO A CAPO!!! E TERRIBILE!!! AMICI MIEI SE MI SUCEDE QUALCOSA VOI SARETE TESTIMONI CHE E TUTTA COLPA DEL MIO CASO DI CITTADINA XXX; (CHE SANO DIRMI SOLO BRAVA MA I SOLDATI DA SOLI QUANTO POSSONO DURARE?”.
Mi ha scioccato leggere a posteriori le vicende di Alma, morta tragicamente pochi giorni fa a Roma per “suicidio di Stato”. Ha scioccato milioni di italiani che hanno conosciuto la sua storia e le sue vicende umane attraverso gli schermi televisivi, le notizie sui giornali, su internet e sui social.
Ci sono storie di terribile (dis)umanità che fanno accapponare la pelle… storie che quasi vorresti rimuovere dalla tua mente per istintivo egoismo di sopravvivenza umana… può un Paese che si dice civile assistere a così tanto scempio di umanità?!?
Da oggi Alma riposa a Collepasso. In una piccola e intima cappella di famiglia del cimitero comunale.
Alma non abitava a Collepasso, ma vi tornava spesso per trovare i suoi amati familiari.
Ora “abiterà” per sempre a Collepasso, dove ha trovato finalmente anche una “patria”.
Stamattina il parroco don Antonio Russo ha benedetto nel Cimitero la salma alla presenza degli affranti genitori, dei fratelli, delle sorelle, cognati e cognate, parenti. Una grande famiglia, splendida ed unita, attorno all’amata Alma.
La sindaca Laura Manta e l’assessora Monica Marra hanno voluto essere presenti per testimoniare la solidarietà e l’affetto dell’intera comunità alla famiglia per il tragico destino di Alma.
Prima dei funerali, un fratello mi ha chiesto se avessi una bandiera italiana in cui poter avvolgere la bara di Alma. Ce l’avevo. “Abbracciata” a quella della Pace. “Mettile insieme”, gli ho chiesto.
Il giorno del suo funerale Alma ha ottenuto finalmente, seppur emblematicamente, quello che cercava: il diritto di essere cittadina d’Italia, la cui bandiera ha avvolto la sua bara, il diritto alla Pace… quella pace che ha finalmente trovato negli infiniti arcobaleni che solcano l’eternità dell’Infinito Universo in cui oggi vive.
“Alma” significa “nobile, augusta, magnifica”.
Riposa in pace, “Alma donna”!
R.i.p., guerriera indomita, “aquila” coraggiosa, finalmente libera nel cielo!
Pantaleo Gianfreda
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Non è possibile che in una Nazione che si dice civile e aperta all’Accoglienza si arrivi al gesto estremo per sentirsi finalmente liberi dalla macchina burocratica che miete tante vittime (non solo fisicamente) ma anche moralmente e soprattutto tra chi non può difendersi o non riesce a fare la voce grossa.
Alma (che significa magnifica) non può lasciarci indifferenti di fronte al suo dramma e ad altri drammi che si consumano giornalmente come i tanti sbarchi che riempiono le nostre coste.
Riposa in pace Alma nel Cimitero di Collepasso.
Le Mie più sentite condoglianze al Fratello Bledy e familiari tutti.