Interrogativi e interrogazioni parlamentari sulla tragica scomparsa di Alma/Adelina
17 Novembre 2021Continua a far discutere la tragica morte di Alma Sejdini, detta “Adelina”.
La donna aveva scelto il nome di battaglia “Adelina112” (112, come il numero unico europeo per le emergenze) per lottare, come faceva da anni, contro la tratta di donne, soprattutto immigrate, per abietti scopi sessuali, di cui lei stessa era stata vittima negli anni giovanili.
Con la sua coraggiosa ribellione contro gli “schiavisti del sesso”, Alma aveva messo in pericolo la sua stessa vita. Nel 2002, grazie alle sue denunce, aveva fatto arrestare 40 persone implicate nel racket della prostituzione tra l’Albania e l’Italia ed 80 erano state denunciate, nell’ambito dell’inchiesta “Slaves of 2000” condotta dai Carabinieri di Matera al comando del Col. Giacomo Vilardo e del Cap. Mario Tusa.
Alma “Adelina” aveva dimostrato e continuò a dimostrare grande fiducia nei Carabinieri, tra i quali “era di casa”, nello Stato e in tutte le Forze dell’Ordine, con le quali aveva costantemente collaborato.
Da più di tre anni lottava contro un tumore al seno molto aggressivo ed aveva subito diverse operazioni.
Eppure, nonostante i servigi resi, lo Stato alla fine l’ha abbandonata. Non solo non le è stata data la cittadinanza italiana, ma rischiava persino di essere rimandata in Albania (nelle fauci dei suoi aguzzini) e perdere la misera pensione di invalidità civile che le era stata riconosciuta a causa della sua malattia: si è sentita sola ed abbandonata e nella notte tra il 5 e il 6 novembre ha posto fine alla sua vita con un tragico gesto.
Molti giornali nazionali hanno continuato a scrivere su questa brutta e oscura vicenda. Le motivazioni e le modalità del suo suicidio pongono più di un interrogativo.
“Adelina, vittima di tratta e lasciata sola”, titola “Avvenire”, il giornale dei Vescovi italiani, in un articolo di tre giorni fa (cliccare su Avvenire).
“Il Riformista” di ieri, che si è ripetutamente interessato del caso, nel riportare la cronaca del funerale di Alma/Adelina svolto a Collepasso il 13 novembre, pubblica anche le dichiarazioni di un suo amico, l’ex carabiniere Daniel Schiano che ha scritto sul suo profilo facebook: “Nessun gesto dello Stato italiano che anche oggi ha dimostrato di essere assente!!” (cliccare su “Adelina abbandonata anche al suo funerale: “Nessun gesto dello Stato italiano, assente anche stavolta”).
Lo stesso Schiano pone una serie di inquietanti interrogativi in un lungo articolo di Federica D’Alessio pubblicato dal sito glistatigenerali.com (cliccare su “Adelina, un suicidio che non torna. “Per lei vogliamo la verità””)
“Mia sorella ha vissuto aiutando le persone a non soffrire, ma quando è stata lei a chiedere aiuto ha trovato le porte chiuse”, ha detto ai giornali la sorella maggiore Ermina, che abita a Pavia (dove aveva residenza anche Alma) e reclama giustizia (cliccare su “La sorella di Adelina, suicida dopo aver denunciato il racket: «Abbandonata da tutti, ora vogliamo giustizia»“.
Ermina (“Mia sorella non voleva ammazzarsi, voleva combattere”, dice) e gli altri familiari, di fronte alle tante anomalie di questa morte e a certi inammissibili comportamenti di alcuni rappresentanti dello Stato, hanno deciso di affidarsi ad un legale di Pavia, l’avv. Barbara Ricotti, che ribadisce: “Ci sono molti punti da chiarire” (cliccare su “Pavia, la morte di Adelina: “Mia sorella una guerriera, voleva combattere””).
La vicenda è finita in Parlamento. Già l’11 novembre la sen. Alessandra Maiorino (M5S) era intervenuta nell’aula del Senato per ricordare la figura di Alma/Adelina, definita “una guerriera contro la schiavitù della prostituzione”. Ora l’on. Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra Italiana, annuncia un’interrogazione al Governo e definisce il caso di Adelina “un fallimento dello Stato, che non riesce a tutelare e assistere chi, con enormi conseguenze e indicibili sofferenze, decide comunque di non voltarsi e fare la cosa giusta”.
Si continuerà ancora a discutere di questa incredibile tragedia umana e di questo “suicidio di Stato”.
Auguriamoci e speriamo si indaghi a fondo per accertare eventuali omissioni e responsabilità.
Hanno pienamente ragione i familiari: “Vogliamo la verità”!
Pantaleo Gianfreda