“Non posso stare in silenzio”: l’appello di Elisabetta, cugina di Davide, vittima della “curva pericolosa” sulla S.P. Collepasso-Tuglie

“Non posso stare in silenzio”: l’appello di Elisabetta, cugina di Davide, vittima della “curva pericolosa” sulla S.P. Collepasso-Tuglie

9 Agosto 2021 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Accedendo a facebook, mi imbatto subito e casualmente in un appello – bello, chiaro, dignitoso e vigoroso – di Elisabetta Venuti, cugina di Davide Leo, perito pochi giorni fa in un fatale e tragico incidente sulla “curva pericolosa” della S.P. Collepasso-Tuglie, ad appena un chilometro dall’abitato di quest’ultima cittadina.

Il post è stato condiviso anche sui profili facebook dei sindaci di Collepasso e Parabita (la curva è nel territorio di quest’ultima cittadina) Paolo Menozzi e Stefano Prete.

Condivido totalmente l’appello e sento il dovere di pubblicarlo su questo blog perché si aggiunga forte la voce mia personale (da giovane ventenne rimasi anch’io vittima, insieme all’amico Pinuccio Filieri, di un incidente proprio in quel luogo e anni fa anche uno dei miei figli), di InfoCollepasso (molto letto e seguito anche nei “piani superiori”) e di tutti i cittadini a quella di Elisabetta e della famiglia.

Davide Leo

Mi auguro che Autorità e Organi competenti, in particolare i due sindaci, il Prefetto e, soprattutto, il Presidente della Provincia Stefano Minerva (la strada è classificata, infatti, come provinciale) intervengano perché al più presto si metta in sicurezza la strada e si corregga l’andamento della curva con un progetto immediato, serio e fattibile.

Di seguito l’appello di Elisabetta:

Non posso stare in silenzio. Non posso fare finta di niente.

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Espongo quindi il problema e l’accaduto. Voglio parlare a chiunque leggerà questo post della strada in foto. Questa è la “famosa curva pericolosa” nel tragitto Tuglie-Collepasso, feudo di Parabita. Famosa perché TUTTI sanno, da generazione in generazione, che è stato luogo di crudeli incidenti mortali. Eppure fino ad oggi, le condizioni di sicurezza di questo tratto di strada non sono cambiate. Invito chiunque a percorrerla in tarda serata, potrà infatti constatare la totale assenza di una sufficiente illuminazione e altrettanta segnalazione in corrispondenza della curva. Attualmente è presente un cartello di avviso precedente la curva e… BASTA. Sono assenti pali della luce, frecce bianche e nere che indicano l’andamento della curva o catarifrangenti sul guard rail o qualsiasi altro tipo di segnaletica prevista per le curve. La strada sembra finire nel vuoto percorrendola in direzione Collepasso-Tuglie. Impercettibili alla vista i limiti della carreggiata che si definiscono troppo tardi, una volta imboccata la suddetta curva. Sembra migliorare la condizione percorrendola in direzione Tuglie-Collepasso, si può notare la presenza di due/tre pali della luce ma… non funzionanti quindi completamente inutili. Si evince quindi un’altra situazione disastrata delle nostre strade, dove tutti sono a conoscenza della pericolosità ma nessuno, ripeto nessuno, ha fatto mai niente. Questa volta però ad essere colpita da una tragedia che si è consumata in data 2 Agosto, in questo punto di strada sono stata io, è stata la mia famiglia. Con queste  parole vorrei convertire il mio dolore in qualcosa di costruttivo affinché nessuna altra vita venga spezzata. Perché forse se fosse stata più illuminata e segnalata una giovane vita sarebbe stata risparmiata. Perché tutti hanno il diritto di percorrere strade sicure per tornare a casa. Perché un giorno potrebbe capitare a voi o a qualche vostro caro esattamente come è successo a me. Perché sono stanca di sentirmi rispondere “è sempre stata così”. Questa è la risposta di rassegnazione più usata nel Sud Italia, nel Meridione. Frase che ha allo stesso tempo il tono di essere una giustificazione e soluzione alle cose. Affermo questo con durezza perché noto la differenza rispetto al Nord, nel quale sono domiciliata da anni per motivi universitari. La parte dell’Italia che funziona dove ci sono i fatti oltre alle parole. Tuttavia non credo di essere nata nella parte sbagliata della penisola e spero che questo appello possa giungere a chi ha il potere e il dovere di cambiare la situazione e che  possa dare una prova a tutti noi giovani che c’è ancora speranza per questa nostra terra.

Davide Leo

 

È morto Davide Leo


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Pantaleo Gianfreda
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