“Scarpette e manette”: un intervento del Dr. Luperto “sul tema della violenza sulle donne”

“Scarpette e manette”: un intervento del Dr. Luperto “sul tema della violenza sulle donne”

28 Novembre 2021 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Dr. Antonio Luperto

Ricevo e pubblico un intervento del Dr. Antonio Luperto, medico libero professionista, “sul tema della violenza sulle donne”. (p.g.)

Caro Direttore,

si susseguono in questi giorni numerose iniziative sul tema della violenza sulle donne.

Dallo scorso anno, ho deciso di non partecipare più agli incontri sul tema perché l’approccio che si dà non mi convince. Come sostenevo l’anno scorso durante la visita nel nostro comune del dott. De Donno (Procuratore della Repubblica a Brindisi), continuo a non capire come l’unica strada intrapresa dal legislatore sia quella di aumentare le pene per chi delinque e non invece cercare di “studiare” meglio il fenomeno, cominciando a pensare che la persona che uccide non sia soltanto un semplice assassino ma anche una persona malata.

I termini più spesso ascoltati in tv sono “raptus” e “ossessione”. Orbene, raptus in psichiatria indica un impulso improvviso e incontrollato che, in conseguenza di uno stato di grave tensione (la fine di un rapporto), spinge a comportamenti parossistici (aggressione, omicidio, suicidio). L’ossessione invece è un sintomo presente in alcune malattie psichiche sotto forma di idee, immagini persistenti nella mente del paziente (la compagna nelle braccia di un altro) al di fuori della sua volontà, ingenerando talvolta impossibilità di azioni equilibrate.

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Chi conosce le neuroscienze e la neuroendocrinologia sa bene come i nostri comportamenti siano dettati dalla modulazione dei nostri ormoni sul sistema limbico (struttura encefalica che controlla le nostre reazioni emotive, le risposte comportamentali). Questo avviene tramite i “neurotrasmettitori” che collegano tra loro i vari neuroni e, quindi la risposta comportamentale. Se c’è qualcosa che disturba il segnale (come quando non abbiamo linea sul nostro cellulare), come il raptus o l’ossessione, ma anche una malattia psichiatrica misconosciuta, il segnale arriva disturbato e l’esito del comportamento del singolo può non essere equilibrato. Ricordo (non so se esiste ancora) che, per chi dava escandescenze in paese, il medico con l’autorità giudiziaria stabilivano il TSO (trattamento sanitario obbligatorio), costringendo, nell’ottica del bene supremo della collettività, il soggetto in questione a ricovero, accertamenti ed eventualmente terapia. Oggi, alla persona denunciata per stalking, percosse o minacce anche gravi, ci si limita a imporgli delle limitazioni (spesso disattese) che evidentemente non portano agli effetti sperati. Penso che la società dovrebbe innanzitutto avere pietà verso queste persone disturbate che probabilmente sarebbero le prime che andrebbero aiutate in un percorso medico (psichiatrico-psicologico) di recupero del proprio equilibrio comportamentale prima che diventino assassini.

Il binomio scarpette e manette, senza un approccio medico-scientifico, non porta da nessuna parte.

Antonio Luperto


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Pantaleo Gianfreda
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