Collepasso, 2° Comune della provincia per spopolamento e “fuga” di abitanti
4 Marzo 2021Non è più solo la “vox clamantis in deserto” che da anni (e inutilmente) scrive su questo “blog te paese” di alcuni problemi “di fondo” della comunità! Quale, ad esempio, il lento e drammatico “spopolamento” di Collepasso, che, come spesso scrivo, è “un paese che sta morendo” nell’indifferenza e nel disinteresse generali… forse perché i problemi seri interessano poco o niente! Non solo a chi amministra, ma anche a chi è amministrato; alla (non)politica, che al più basa le sue azioni su effimere contingenze o ambizioni personali; a forze sociali che hanno rinunciato al ruolo di “sensori” della società.
È pur vero che questo decennio di clientelismo e affarismo, di assenza di “buona politica” e di “quieta non movere” ha “cloroformizzato” coscienze ed accentuato egoismi e corporativismi sociali, privilegiando i “garantiti” (gli “insiders”, direbbero i sociologi) a discapito dei “non garantiti” (gli “outsiders”), quasi sempre giovani (e non solo), emarginati dalla “mensa” del “ricco epulone” e costretti a “trovare cibo” altrove. Tutto ciò non giustifica, però, l’assenza di spirito critico e di capacità propositive, soprattutto da parte di chi, in uno o nell’altro campo, ha ruoli pubblici, politici e sociali.
Collepasso, dopo i “primati” pandemici delle settimane scorse, ottiene oggi un altro triste “primato” provinciale: è il Comune, dopo Nociglia, che registra il maggior calo di popolazione.
Nel periodo 2011-19 (dati Istat), ha perso il 9,08% degli abitanti: 540 cittadini/e hanno abbandonato il paese.
Questo dato aggrava una tendenza in atto da decenni: nel ventennio 2001-20 sono stati 908 e nel trentennio 1991-2020 ben 1.093 gli abitanti che in totale hanno abbandonato Collepasso (al 31.12.1991 erano 6.874 gli abitanti; 5.781 al 31.12.2020).
Nel generale, seppur più contenuto, decremento demografico regionale (-2,51%) e provinciale (-2,47%), il macroscopico dato locale (-9,08%) dovrebbe indurre tutti a qualche seria riflessione.
Non è recente né “anomalo” il fenomeno dello spopolamento di tanti piccoli Comuni, ma il dato di Collepasso appare abnorme.
Nel gennaio 2020, un giovane “economista eretico” di Casarano, Marco Nassisi, rilevava in un interessante articolo-ricerca (“I paesi del Basso Salento stanno scomparendo”) che “il quadro demografico è negativo ovunque, con condizioni di particolare gravità registrate a Collepasso”.
Nell’agosto 2018, “Il Fatto Quotidiano” pubblicò un articolo dal titolo emblematico: “Puglia, l’altra faccia del Salento: turisti in aumento, ma nei paesi è spopolamento record. Nel silenzio della politica”.
Quell’assordante “silenzio della politica” che tace sul fenomeno dello spopolamento e non attiva iniziative mirate ad arginare un fenomeno che rischia di desertificare intere comunità. Preoccupa, poi, soprattutto in Comuni come Collepasso, l’assenza di progettualità (e di progetti) per intercettare l’enorme mole di finanziamenti comunitari destinati al Mezzogiorno e invertire la tendenza allo spopolamento.
Nel 2008, l’assessorato comunale allo Sviluppo Economico, di cui ero titolare, aveva presentato, nell’ambito della programmazione di “Area Vasta” per accedere ai finanziamenti P.O.R. 2007-2013, un “parco progetti” di notevole interesse per Collepasso (20 milioni di euro complessivi), frutto dell’idea strategica di costruire una comunità ospitale, produttiva, ecocompatibile e aperta, utilizzando la favorevole collocazione geografica lungo la direttrice Gallipoli-Otranto, la contiguità con piccole “città centrali” (Casarano, Maglie, Galatina, Gallipoli) e con il distretto industriale di Casarano. Progetti che gli amministratori eletti nel 2011, tuttora in carica, hanno lasciato nel cassetto. Quei progetti non avrebbero certo trasformato il paese in un Eldorado, ma frenato sicuramente il declino in atto, che oggi l’Istat “fotografa” in quello “spietato” -9,08% di abitanti.
Bisogna amaramente constatare che non c’è oggi un’“idea” di sviluppo, se si è lasciato persino marcire in qualche cassetto comunale il nuovo Piano Urbanistico Generale, pronto già 10 anni fa per essere adottato ed approvato, indispensabile “canovaccio” urbanistico-programmatorio di uno sviluppo possibile.
Il guaio è che manca un confronto serio sul futuro della nostra comunità. E “mi cadono le braccia” quando leggo che persino la sinistra locale, in questi anni muta e anch’essa “cloroformizzata”, scade nel vuoto e vieto “genericismo” e non sa indicare un briciolo di progettualità.
Stendo un velo pietoso sull’uscente Amministrazione, che, ubriaca di potere “onnivoro”, scambia i fumi e i fantasmi dell’ebbrezza con realtà che sono puramente illusorie… ma l’opposizione?!?
Cosa ha fatto l’opposizione in questi cinque anni, cosa ha proposto e propone per il futuro di Collepasso?!? Denuncia, a proposito dello spopolamento, la “latitanza dal dibattito dei nostri amministratori”… e i due “amministratori” Pd di minoranza e il partito, per cinque anni muti spettatori delle più oscene rappresentazioni amministrative della maggioranza, hanno mai stimolato un serio “dibattito” in questi lunghi e continui anni di spopolamento?!?
Mi è capitato di leggere nei giorni scorsi un post allucinante, in cui la dirigente del locale circolo Pd scrive che “è il tempo per interrogarci su quello che vogliamo e che possiamo fare per provare a costruire un paese diverso”!
A giugno si sarebbe dovuto votare per le Amministrative (per fortuna rinviate ad ottobre, a quanto pare) e costoro sono ancora ad “interrogarsi”?!? Di “tempo” ne hanno avuto tanto in questi anni per “interrogare” sé stessi e i cittadini e cercare di costruire una seria alternativa e proposte concrete. Eppure, non partirebbero da zero. Hanno ereditato da una “loro” precedente amministrazione elaborazioni progettuali concrete e di ampio respiro. Probabilmente, però, né i due antichi assessori (attuali consiglieri) né l’attuale segretaria hanno mai metabolizzato (o forse compreso) quell’importante progettualità, che avrebbe potuto e potrebbe ancora rappresentare una “base” di discussione e confronto per costruire insieme a “uomini e donne di buona volontà” un progetto per Collepasso e un’alternativa al fallimento dell’Amministrazione uscente.
Talora mi sembra di intravedere nell’attuale gruppo dirigente della sinistra locale una forma di “regressione” in certo “infantilismo” politico, connotato da irrisolti “complessi” (compreso quello “edipico”) e da “antinomie”, che racchiudono, al contempo, contrastanti “sensi” di superiorità (tipici del settarismo) e di inferiorità (tipici dell’insicurezza di sé).
Per affrontare e risolvere gli antichi e strutturali problemi di Collepasso, lasciati irrisolti da questo “decennio perso”, per fermare lo spopolamento del paese e dare prospettive di cambiamento, in particolare per le giovani generazioni, occorre “sguardo lungo” e “campo aperto”. È necessario uscire dai recinti del “maso chiuso” e dei personalismi (e delle ambizioni), rimettersi in discussione e condividere con le migliori energie disponibili la volontà di costruire un’alternativa credibile che si basi, prima di tutto, su un programma serio e condiviso di rinascita e sviluppo di una comunità che ha diritto ad un destino migliore.
L’occasione giusta per il cambiamento sono le prossime elezioni amministrative e grande è la responsabilità dei tanti cittadini (singoli e/o organizzati) che anelano al cambiamento.
Diciamoci la verità: non è un caso né una maledizione del destino che in questo decennio si sia accentuata la tendenza allo spopolamento e alla “fuga da Collepasso” (quasi la “fuga” da una prigione)… un decennio connotato da un’Amministrazione che ha “affossato” il paese!
“Homo artifex fortunae suae”, dicevano i latini… “l’uomo è artefice della sua fortuna”, ma anche della sua “sfortuna”, se in tanti hanno scelto una tale, inutile e inconcludente Amministrazione!
Personalmente, “colgo” sempre più che tanti cittadini/e, “artefici” nel passato, con il voto agli attuali amministratori, di un decennio sfortunato, sembrano oggi “rinsaviti”, come svegliati da un lungo sonno, e vogliono tornare a “vivere”.
Tocca agli uomini e alle donne di buona volontà cogliere questa “voglia di cambiamento” e trasformarla in “energia rigenerante” per il nostro paese… se non si vuole che esso, nel giro di pochi decenni, si estingua per lento ed inesorabile spopolamento!
Pantaleo Gianfreda