“Vituccio” Meli, decano dei commercianti di Collepasso, a 94 anni ancora in attività
27 Febbraio 2021La mattina del 10 luglio 1973 mi recai al negozio posto in via Roma al civico 96, deciso a ordinare una Fiat 128 “Sport” di colore rosso, ma fui immediatamente sconsigliato dall’esercente con la seguente motivazione: “Perché devi prendere il modello sportivo a due porte? Non ti conviene, domani ti sposi, dovrai trasportare la carrozzina del bambino, molto più comoda la berlina”.
Inutile dire che ebbe ragione lui, poiché la tenni per ben dodici anni. Insomma, pur rimettendoci qualcosa (la versione “sport” costava di più), aveva probabilmente una sfera di cristallo in testa, oltre che etica negli affari.
A questo punto, i lettori più attempati avranno capito che l’aneddoto sopra descritto si riferisce a Vito Meli (classe 1927), con cui mi trovo a rivangare quel lontano ricordo all’imbrunire di un giorno di febbraio, muniti di mascherina, nel suo negozio, a quasi cinquant’anni di distanza da quella mattina d’estate, rimastami indelebile.
Vito, per tutti “Vituccio Meli”, sesto di otto figli, già durante la frequenza della scuola elementare sente il dovere di fornire il suo piccolo contributo alla famiglia numerosa, girando anche semplicemente il ventilatore, per alimentare il fuoco nella bottega di fabbro-ferraio del padre Salvatore, “Tore”.
Con grande riconoscenza, rammenta, inoltre, l’educazione alla responsabilità ricevuta a scuola dalla maestra Giurgola, con la quale ottiene la licenza elementare, titolo di studio in possesso.
Quando rientra a sera dalla bottega paterna, trova poi a casa mamma Carmela, pronta a ricordargli che ci sono ancora i compiti della scuola da svolgere per l’indomani.
Con queste forti fondamenta infantili, mi diviene logico pensare a Vito Meli come ad una classica figura di stampo “calvinista”, ligia al lavoro, al dovere, al focolare domestico, dimostrabile con l’enorme impegno profuso nell’attività commerciale, anche ben oltre la canonica età pensionabile.
Tornato dal servizio di leva, all’epoca di diciotto mesi (un anno e mezzo!), svolto presso la Fanteria a Terni, apre nel 1950 un negozio di vendita e riparazione di moto e cicli in via Conte Alberti, prima all’imbocco da via Cairoli e successivamente più avanti in un locale più grande, dopo essere sfuggito alla carriera sacerdotale, prospettatagli in famiglia.
Nel 1958 inaugura l’attuale esercizio in via Roma, i primi due anni consistente in un locale per la vendita di motori e biciclette, affiancato da un autolavaggio, trasformato in seguito ad officina automotoriparazioni.
I più famosi marchi e modelli del tempo si possono tranquillamente trovare già esposti oppure ordinare e ricevere in brevissimo tempo: vale ricordare il “Mosquito” Garelli, Beta Moto, Vespa, Lambretta e i più vicini a noi Bravo, Ciao, Sì.
Ma Vito non trascura affatto le biciclette, anche da corsa, la sua passione giovanile, ed ecco allora gli storici marchi Atala, Legnano, Impero, Forcignanò, Torpedo.
Giungiamo così al “top”, per quanto concerne la quantità di esemplari venduti, per cui nel 1973 l’ormai noto rivenditore di Collepasso ottiene l’attestato di migliore venditore 1972 dall’agenzia Piaggio “Francesco Perdicchia” di Lecce: si tratta dell’APE, il piccolo-grande mezzo di spostamento-carico dal paese agli appezzamenti in campagna, divenuto in breve tempo utilissimo strumento di crescita lavorativa ed economica per le famiglie collepassesi, all’epoca della remunerativa coltivazione del tabacco.
Vito, con grande senso di nostalgia, ne parla come del periodo più fecondo per il paese, unitamente alla vendita di motori agricoli, frese, pompe d’acqua (notissimo il marchio Schirinzi), in quei primi anni Settanta, che videro addirittura il rientro dall’estero dei primi emigranti del dopoguerra, il ritorno alla terra, per un lavoro più salubre e carico di affetto, oltre al collaterale sviluppo edile e artigianale notevolissimo.
La fertile attività del nostro decano del commercio non si ferma, anzi si arricchisce della sub-concessionaria FIAT-Autobianchi “Venturi” e del Gruppo “Turchiuli” di Lecce, nonché della sub-agenzia assicurativa, SAI “ramo auto”, il marchio della famiglia Agnelli.
Nel corso di tutti questi anni, dalla sua officina passano diversi giovani apprendisti, regolarmente assunti (tiene a precisare Vito), alcuni dei quali operativi in proprio ancora oggi o addirittura con passaggio dell’attività ai figli.
Concludiamo la lunga serata, rammentando infine l’attività associazionistica svolta con grandi sacrifici, per aver tenuto le cariche di Presidente del Circolo Commercianti di Collepasso dal 1983 al 2005, di Presidente della cooperativa “La Salentina Artigiana” e del SAAS “Sindacato Autonomo Artigiani del Salento”, con sede a Lecce.
Felicemente coniugato dal 1954 con la signora Domenica Moscara, Vito Meli, che non ha avuto prole, ma si circonda di nipoti, si può trovare, agli orari di apertura previsti, nel suo negozio-museo ricco di pezzi storici, foto in bianco e nero delle sue trascorse officine, varie insegne utilizzate nei decenni, ma dove ancora si recano persone bisognose di ricambi e componenti, altrove introvabili.
Nel congedarmi, senza che glielo chieda, mi anticipa che per il momento, in buona salute, non ha intenzione di chiudere bottega (lo fa solo per dieci/quindici giorni l’anno, concedendosi meritate vacanze in amene località) e mi invita ad una partita al biliardo dell’ex Circolo Commercianti, sistemato ora in un’accogliente saletta ricavata in parte della vecchia officina, invito che accetto volentieri.
Giuseppe Lagna
Post scriptum
Sono abituale “cliente” di Vituccio, sempre cordiale e “amarcord” nelle “quattro buone chiacchiere” che ci scambiamo.
Poco tempo dopo la pubblicazione del mio secondo libro “Storie di luoghi e di comunità” (settembre 2019), mi recai nel suo negozio per acquistare i soliti “olii” per attrezzature e motori agricoli. Nell’occasione avvertì stranamente un malcelato “velo” di epidermica irritazione nei miei confronti. Aveva letto il libro.
“Cci bulivi tdici ccu’ ddhra parola?!?”, mi chiese. “Quale?”, risposi. “Vedi che io ho sempre acquistato i filtri della Tecneco e li vendo”, disse, mostrandomi i filtri depositati in bella mostra sui suoi scaffali. Capì e scoppiai a ridere. Si riferiva al piccolo episodio, riportato nel capitolo riguardante la storia della Tecneco e di Uccio Pino, in cui lo definivo “l’immarcescibile Vituccio Meli” (pag. 246). Quella parola non “gli era andata giù”. Quasi fosse un’offesa. Ci chiarimmo subito, naturalmente. Gli spiegai che lui è ormai un’“Istituzione” a Collepasso proprio perché, alla sua veneranda età, è sempre in attività, il tempo sembra non averlo scalfito e appare “eterno”. Aggiunsi che da tempo pensavo di scrivere un articolo su di lui. Gratificato dal nostro chiarimento, al momento di pagare, volle “soprassedere”.
Non ho scritto poi l’articolo perché mesi fa Giuseppe mi aveva anticipato, “in parallela telepatia”, la volontà di scrivere di Vituccio. Dissi che avevo avuto la stessa idea, ma che lasciavo ben volentieri a lui il copyright anche per le comuni passioni ciclistiche.
Ringrazio, pertanto, Giuseppe per questo bello e piacente (come sempre) articolo che disegna da par suo la figura dell’“immarcescibile Vituccio Meli”, personaggio esemplare e ormai “mitico” della nostra Collepasso.
(p. gianfreda)
Bellissimo articolo che parla di una bellissima persona. Queste sono le piccole e medie imprese che hanno costruito questo Paese
Grazie Pantaleo