“Il nostro fratello Gino è stato un vero Buon Samaritano, il medico di tutti”: l’appassionata omelia di don Antonio nel giorno dei funerali

“Il nostro fratello Gino è stato un vero Buon Samaritano, il medico di tutti”: l’appassionata omelia di don Antonio nel giorno dei funerali

22 Novembre 2022 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Gino Gianfreda

La Chiesa “Cristo Re” era già piena stamattina quando, verso le 10.30 (un’ora in cui quasi tutti hanno tutt’altro da fare), la salma di Gino Gianfreda… “Il Medico di tutti, l’Amico di tutti! Un vero e proprio Angelo per tanti di noi”… ha fatto il suo ingresso nel Tempio di Dio costruito sui terreni donati tanti anni fa da lui stesso e dai fratelli alla parrocchia e inaugurato esattamente 25 anni fa, il 23 novembre 1997.

… che strane coincidenze si stanno verificando in questi giorni!

A fare da ala all’ingresso in Chiesa membri dell’associazione dei Marinai, di cui era socio, e di altre associazioni che lo hanno visto in questi decenni socio o sostenitore e sempre pronto a prestare i suoi servizi di medico o di semplice supporto sanitario.

Sopra e sotto: l’ingresso della salma in Chiesa

La devota e folta partecipazione di fedeli, gli onori resi, la presenza di tanti nella Chiesa in un mattino di un giorno feriale, la “guarigione” della fedele e amata moglie Rita nel giorno dei funerali, l’appassionata omelia del giovane parroco don Antonio Tondi, l’enorme testimonianza di stima ed affetto proveniente da ogni parte della comunità dimostrano la considerazione ed il ruolo avuti da Gino e da Rita nella comunità.

Non ero presente stamattina in Chiesa, ma, date le diverse e univoche testimonianze, è come se lo fossi stato.

La lasciva Madame Covide mi costringe ancora a letto (per poco ancora, mi auguro!) impedendomi, come sarebbe stato mio inderogabile dovere, di assistere alle esequie di uno dei miei più stimati e benvoluti parenti, al quale per decenni mi hanno legato non solo vincoli di sangue, ma profondi sentimenti di amicizia ed affetto, frequentazioni quasi giornaliere, data anche la contiguità abitativa, scambi continui… almeno sino a quando “corvi e cornacchie” hanno deciso che sarebbe stato meglio dividere e/o “deviare” un rapporto che forse poteva diventare troppo consolidato e “pericoloso”.

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Gino era un bravo medico, uno di quei, ormai pochi, medici che intendono la loro attività non solo come una professione, ma soprattutto come una missione. “Missionario” lo era anche nella vita sociale perché era uomo buono e generoso, talmente buono (talora un po’ ingenuo) da cadere alcune volte nell’errore di scambiare bellicosi corvi neri per bianche colombe di pace… forse per una certa deformazione professionale che porta, nel sacro giuramento di Esculapio, a non discriminare tra “buoni” e “cattivi”, tra “uccellacci” e “uccellini”, ma a prestare a tutti identica cura.

Non mi dilungo e lascio la parola a don Antonio Tondi, che nella sua breve ed intensa omelia odierna, che condivido in toto, ha saputo condensare l’essenza vera di Gino.

La benedizione della salma

Prima, però, ho il dovere di esprimere  la profonda riconoscenza di tutta la mia famiglia (fratelli e sorelle) verso Gino e Rita per la loro assidua presenza e il costante supporto di cura negli anni in cui i miei amati genitori avevano imboccato il cammino verso il Paradiso… una presenza giornaliera e affettuosa di “cura” e supporto non solo sanitario o familiare, ma soprattutto morale… come si fa a dimenticare tanta generosità e abnegazione?!? Generosità e abnegazione che tantissimi/e cittadini/e hanno sperimentato direttamente in questi decenni nelle loro famiglie e di cui sono ancora oggi grati/e a Gino.

Di seguito la bellissima omelia del parroco don Antonio Tondi in occasione delle esequie del dott. Gino Gianfreda (leggetela tutta sino in fondo):

Don Antonio nel corso della sua omelia funebre

Oggi il nostro amato dottore Gianfreda vive la sua Pasqua, il suo personale incontro con il Signore che ha amato su questa terra, di un amore sincero e puro. Nei colloqui che puntualmente avevamo, mi raccontava di come la sua fede, ricevuta in modo particolare dall’esempio dei nonni Quintino e Esterina, fosse cresciuta e maturata nel tempo. Questo soprattutto – mi confidava – grazie all’ascolto della Parola di Dio, alla partecipazione puntuale all’Eucaristia e alla preghiera quotidiana insieme con la moglie Rita. Il suo cammino era giunto alla certezza che la morte non è l’ultima parola sulla vita dell’uomo, che noi non andiamo verso il nulla, ma verso una pienezza che colma il desiderio di infinito e l’attesa del nostro cuore. Davvero grande è stata la sua fede.

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Una fede che si esprimeva concretamente nell’esercizio della carità, che però – secondo il suo stile – era discreta, nascosta, nota solo al Padre Celeste “che vede nel segreto del cuore”. Davanti ai bisogni della comunità e dei poveri, è stato sempre disponibile proprio come il buon Samaritano del Vangelo. Si è fatto prossimo prendendosi cura delle ferite dell’anima e del corpo del singolo uomo o di intere famiglie. Il nostro fratello Gino è stato per molti di noi un vero Buon Samaritano, il medico di tutti.

Mi piace definirlo il San Giuseppe Moscati della nostra Collepasso.

Sulla comune strada della vita, la strada che da Gerusalemme scende a Gerico, molti hanno incontrato il Dott. Gianfreda come buon samaritano. Tutti abbiamo apprezzato la sua bellissima persona: la sua presenza rispettosa, educata, sinceramente affettuosa e attenta ai bisogni. Aveva sempre parole di incoraggiamento. Elegante e affabile, ben radicato nelle sue convinzioni era capace di ascoltare, ma anche di intervenire puntualmente e con intelligenza; pronto a fare la sua parte nella vita della Parrocchia, che ha amato servendola in tanti ambiti. Ne abbiamo apprezzato la signorilità, la cultura, la gentilezza d’animo e l’umiltà. Certo, è stato un Buon Samaritano innanzitutto con i suoi ammalati perché viveva per loro: erano il suo grande amore.

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Quello che mi ha colpito sin da subito è stato il fatto che il dottore amava polverizzare le distanze. In uno dei miei primi incontri ricordo che mi disse: “Don Antonio non chiamarmi dottore, chiamami Gino!”. Ha fatto di tutto per non mettersi mai in mostra. Era un uomo normale che aveva un cuore straordinario. Un cuore grande.

Siamo riconoscenti al Signore per averci dato l’opportunità di godere della sua presenza sapiente, frutto certamente del suo impegno umano ma soprattutto dell’azione dello Spirito Santo che ha fatto del dottore un fratello innamorato di Gesù e del prossimo.

Concludo con una suggestione. Sembra quasi un segno della Provvidenza di Dio che questo incontro con Gesù sia avvenuto per il nostro caro Gino in un data così simbolica: la solennità di Cristo Re nell’anno in cui la nostra Parrocchia celebra i venticinque anni della sua dedicazione. Mi piace pensare che, se fino a pochi giorni fa, si è preso cura della nostra comunità qui sulla terra, d’ora in poi continuerà a prendersene cura dal cielo, ci custodirà dall’alto, pregherà per noi, veglierà notte e giorno per ciascuno. È stato, è e sarà il nostro angelo custode.

Caro Gino ora sei davvero felice perché i tuoi occhi vedono faccia a faccia Cristo Re dell’Universo seduto sul suo trono di gloria. Lui, accogliendoti a braccia aperte e stringendoti al suo Cuore Misericordioso, ti ripete queste parole: “Vieni benedetto dal Padre mio ricevi in eredità il regno promesso perché, ogni opera di bene che hai fatto ad un mio fratello più piccolo, l’hai fatta a me”.

Grazie Gino, vivi per sempre in pace. Amen”.

… e come don Antonio, anche noi ci permettiamo di ripetere e dire:

Grazie Gino, vivi per sempre in pace. Amen.

Pantaleo Gianfreda

Con Gino e Rita nel giorno del battesimo di uno dei miei figli

 


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