La sindaca Laura Manta candidata al Consiglio provinciale nelle “elezioni indirette” del 24 gennaio

La sindaca Laura Manta candidata al Consiglio provinciale nelle “elezioni indirette” del 24 gennaio

5 Gennaio 2022 Off Di Pantaleo Gianfreda
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La sindaca Laura Manta

Si terranno il 24 gennaio p.v. le elezioni per il rinnovo del Consiglio provinciale di Lecce. Cinque le liste.

Il centrodestra si presenta diviso in tre liste: Forza Salento, Civica Salento e Fratelli d’Italia, facenti capo rispettivamente a Forza Italia, Lega/MRG di Paolo Pagliaro/Andare Oltre di Pippi Mellone e al partito della Meloni.

Si presenta unito il centrosinistra “classico”, cui appartiene l’attuale Presidente della Provincia, nonché sindaco di Gallipoli, Stefano Minerva, con la lista “Salento Bene Comune”, che raggruppa Pd, Articolo Uno e Italia Viva ed ha anche l’appoggio del M5S, che non presenta alcun candidato.

Tra i 15 candidati di questa lista anche la neosindaca di Collepasso Laura Manta, che dopo aver conquistato tre mesi fa la fascia tricolore, tenta ora il “salto” anche nell’assise provinciale come consigliera.

La quinta lista, Unione per il Salento, è anch’essa di area di centrosinistra ed è promossa dagli assessori regionali Alessandro Delli Noci e Sebastiano Leo e da Puglia Popolare.

A quest’ultima formazione fa capo anche il consigliere provinciale uscente Salvatore Perrone, consigliere comunale di opposizione del nostro Comune, che, però, non si ricandida al Consiglio provinciale, del quale ha fatto parte dall’agosto 2020 dopo la surroga di un consigliere decaduto (Perrone è stato consigliere provinciale anche dal 1995 al 2004, dal 2013 e dal 2014 e anche assessore provinciale dal 2009 al 2012).

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Come è noto, la c.d. “Riforma Del Rio” (Legge 7 aprile 2014, n. 56) ha modificato il sistema di elezione degli Organi istituzionali della Provincia, introducendo un sistema di “elezione indiretta”, cioè di secondo grado, e il metodo del voto ponderato.

Ad eleggere gli Organi provinciali non sono più i cittadini, ma i sindaci e i consiglieri comunali, gli unici che hanno diritto di elettorato attivo e passivo (sono, cioè, elettori e possono essere candidati), che scelgono i loro rappresentanti con un sistema di voto ponderato. In parole povere, l’intero territorio provinciale viene suddiviso secondo le fasce demografiche dei Comuni, gli elettori esprimono il loro voto su schede di colore diverso in base alla tipologia demografica dei Comuni e il “peso” elettorale dei rappresentanti di un grande o medio Comune “conta” e viene conteggiato più di quello di un piccolo Comune. Con tale metodo elettorale si intende garantire la rappresentatività del territorio.

Dopo il “pasticcio” della “Riforma Del Rio” del 2014, le Province si trovano ancora oggi “in mezzo al guado”.

Depotenziate dell’importante ruolo avuto nel passato, quando l’Ente aveva decisivi ruoli sul territorio di competenza ed erano tutti gli elettori a votare per il Presidente ed il Consiglio, oggi le Province “annaspano” in attesa che Governo e Parlamento ridefiniscano ruoli e compiti. Nel disegno della “Riforma Del Rio”, che aveva messo incautamente “il carro davanti ai buoi” prima della definitiva approvazione della riforma costituzionale voluta dal Governo Renzi, le Province dovevano essere abolite. Il fallimento del referendum costituzionale del 2016, che prevedeva anche l’abolizione delle Province e che l’arrogante Matteo Renzi era convinto di vincere, ha, però, lasciato inalterata la Costituzione, secondo cui “La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato”.

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La Provincia si ritrova, pertanto, oggi nel “limbo”, pur continuando ad esercitare alcune importanti funzioni sul territorio (più di “gestione”, secondo la legge 56/2014, che di “indirizzo” e iniziativa politico-amministrativa, come era in precedenza). Non sono poche le voci, forse oggi prevalenti, tra le forze politiche che vorrebbero un ripristino pieno del ruolo delle Province ante-legge Del Rio. Soprattutto nelle Regioni più popolose ed importanti si avverte, infatti, l’assenza decisiva di un’“ente intermedio” tra Regioni e Comuni e del necessario coordinamento sovraterritoriale su temi importanti, quali la programmazione e lo sviluppo territoriali. La stessa Corte Costituzionale si è pronunciata varie volte sul tema dopo il fallimento del referendum costituzionale del 2016, sollecitando il Legislatore ad una maggiore coerenza al dettato costituzionale, che, in base anche al principio di sussidiarietà, delega alla Provincia importanti compiti istituzionali.

Alla sindaca Manta auguriamo la sua elezione a consigliera provinciale, un ruolo che potrebbe rivelarsi utile (e decisivo) per la nostra piccola comunità, che anche in un recente passato ha subito passivamente alcuni gravi “scippi”. Come, ad esempio, la “cancellazione” del progetto della tangenziale voluta dalla precedente Amministrazione comunale di centrosinistra (2006-2011), inserito nel Programma Triennale LL.PP. 2009-2011 della Provincia dall’allora presidente Giovanni Pellegrino e riconfermato dal successivo Presidente Antonio Gabellone, poi finanziato nel maggio 2011 dalla Regione per otto milioni rivenienti dai fondi Cipe… ed oggi “volatilizzato” per gravi responsabilità e “disattenzione” della precedente Amministrazione comunale.

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Pantaleo Gianfreda


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