La vittoria della Manta alle Amministrative di un anno fa… la sconfitta alle elezioni politiche di oggi

La vittoria della Manta alle Amministrative di un anno fa… la sconfitta alle elezioni politiche di oggi

9 Ottobre 2022 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Laura Manta

Un anno fa, il 4 ottobre, le elezioni amministrative decretarono la vittoria di Laura Manta, prima sindaca di Collepasso, e di una lista Pd-M5S con la sconfitta del centrodestra e la sconfessione del decennio dell’uscente sindaco Paolo Menozzi.

Pochi giorni fa, il 25 settembre, le elezioni politiche hanno decretato la vittoria di Giorgia Meloni e del centrodestra unito, la prevista sconfitta del centrosinistra diviso con la disfatta di Letta e del Pd, l’imprevista affermazione di Conte e del M5S, la sconfessione del governo Draghi. Giorgia Meloni sarà quasi sicuramente la prima donna italiana a diventare nei prossimi giorni Presidente del Consiglio.

Sui risultati generali delle elezioni ho già scritto in un precedente articolo (cliccare su Elezioni politiche…).

Mi preme ora soffermarmi, pur negli angusti spazi di un articolo, sui risultati del 25 settembre a Collepasso. Non fosse altro per tentare di “buttare un sasso” nelle stagnanti acque del confronto e del dibattito politici, di fatto inesistenti e ridottisi ormai solo a scontri seriali nell’aula consiliare o sui social, talora nelle piazze, nonostante oggi la massiccia presenza femminile, in primo luogo un sindaco finalmente donna, che aveva fatto illusoriamente sperare in una svolta e in una “politica gentile”.

Anzi, sembra essersi accentuato lo squallido scontro nei Consigli comunali tra vecchi e nuovi “Baroni” e “Bbamponi” della politica “gridata”, padronale ed autoreferenziale: da una parte, il vecchio e ormai patetico ex sindaco Salvatore Perrone, “Barone” del “Bbamponismo” e “guerrafondaio” politico per eccellenza; dall’altra, un’imprevista sua emula, la “neo Bbamponiana” e “guerrafondaia” politica Laura Manta, sempre pronta a “gettare benzina” sul fuoco della polemica e dello scontro, invece di tentare, almeno come donna, di attutire, cercare armonia e punti di incontro, esprimere gentilezza (“… mettete dei fiori nei vostri cannoni…”, cantavano “I Giganti” negli anni ’60… ma quelli erano “giganti”!), parola così tanto adusata e abusata nell’era della Manta, così prodiga e fertile di tanti e ingannevoli buoni propositi e di tante stridule “parole al vento”.

Sorvolo per pietas sul “confronto” facebook, altrettanto adusato ed abusato, ridottosi a scontro tra tifoserie… un giulivo “pollaio” in cui, salvo rare eccezioni, caddhrine, caddhruzzi e persino puricini fanno a gara nel coccodé o nel pigolio più acuto e insulso, la dignità di una carica istituzionale “prostituita” alle esigenze del “like-pollaio” con gattopardi, “giullari di corte”, giannizzeri, dandy ed escort (senza offesa alcuna, ma con ironia!) elevatisi a “scienziati politici” e pronti sempre a likkarre, bellicose amazzoni e pietose veroniche accorrere e soccorrere con salamelecchi, difese d’ufficio, piaggerie, adulazioni, spade “di cartone” o improbabili sudari a difesa e consolazione del potente di turno.

La contemporanea coincidenza tra “prima candelina” della nuova Amministrazione, svolgimento delle elezioni politiche e risultati delle stesse nel nostro Comune, dopo un anno di governo della segretaria Pd e sindaca Laura Manta, dovrebbero indurre tutti, soprattutto i partiti che si riconoscono nell’attuale maggioranza amministrativa, ad attente analisi e riflessioni, di cui sinora non si vede ombra.

Per fare analisi serie occorrerebbero, però, lucidità, intelligenza, predisposizione, capacità di ascolto e anche di lettura dei dati e dei fenomeni politici, abbandonando l’illusorio, irreale e dannoso cliché del “Tout va très bien, Madame la Marquise” (“Tutto va benissimo, Madama la Marchesa”), come dimostra l’interminabile comizio “solipsista” di ieri sera della sindaca Manta. La sua “narrazione” – sempre enfatica ed enfatizzante, solo in parte aderente alla realtà, talora persino surreale – comincia a stufare un po’ tutti. Persino alcuni dei “suoi”.

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Partiamo dai dati “nudi e crudi” delle elezioni del 25 settembre a Collepasso.

La coalizione di centrodestra prevale nettamente nel maggioritario: 51,84% alla Camera, 54,15% al Senato.

Seguono le coalizioni di centrosinistra con il 20,26% alla Camera e 19,62% al Senato; il Movimento 5 Stelle, che si presentava da solo e senza alleati, con il 16,99% Senato e il 16,94% Camera; Calenda-Renzi il 7,90% Senato e 5,98% Camera (ininfluenti gli altri risultati).

Tra i candidati del Collegio uninominale primo partito è sempre FdI: 32,67% Senato, 33,12% Camera.

La sorpresa è il secondo posto, dove il M5S della solitaria assessora Eliana Vantaggiato batte, seppur di pochi voti, il Pd della sindaca-segretaria Laura Manta e di 7 (su 8) consiglieri di maggioranza: il M5S ottiene il 15,63% (Senato) e il 15,53% (Camera), il Pd il 15,12% (Senato) e il 15,32% (Camera). Seguono Forza Italia al 9,89% (Senato) e 11,16% (Camera), Calenda-Renzi al 6,39% (Senato) e 5,53% (Camera), la Lega al 5,63% (Senato) e 5,91% (Camera).

Da sottolineare che, a differenza delle elezioni 2018, quando si presentarono divisi e sommarono insieme il 17,5% alla Camera e il 16,97% al Senato, in queste elezioni Pd e Articolo 1-Leu erano sotto lo stesso simbolo.

È chiaro che i dati devono avere letture oggettivamente diverse secondo che si tratti di elezioni politiche, regionali e amministrative, queste ultime maggiormente condizionate da fattori territoriali e locali. Certo è che sono sempre e comunque indicativi dell’umore e delle scelte degli elettori.

Nel nostro caso, però, nel leggere i dati di Collepasso, si aggiunge un ulteriore elemento di analisi. Per il semplice fatto che la Manta è anche la segretaria comunale Pd, carica che ha testardamente e ottusamente voluto mantenere anche da sindaca, e nelle elezioni politiche ha gettato tutto il peso della sua carica istituzionale per raggiungere il massimo profitto politico, che era certa di poter ottenere con un’abbondante messe di voti per il suo partito. Non a caso il Pd provinciale, probabilmente condizionato dalla “narrazione” della Manta e del suo presunto e ampio consenso politico, ha scelto Collepasso tra i pochi Comuni della provincia “onorati” delle “trasferte elettorali” del sindaco di Bari e Presidente nazionale Anci De Caro e dell’ex presidente della Regione Vendola… facendo fare loro una non bella figura.

Dopo gli “altari” delle Amministrative 2021, la “polvere” delle Politiche 2022: era stata netta e incontestabile la vittoria di Laura Manta l’anno scorso; altrettanto netta e incontestabile, però, la sua sconfitta, sia come segretaria che come sindaca, pochi giorni fa.

Probabilmente il giudizio sarebbe diverso o più sfumato se la Manta non fosse stata anche segretaria Pd.

Ora si pone, volenti o nolenti, un serio problema politico, che la stessa sindaca ha maldestramente creato con la sua pervicace volontà di mischiare e “mettere in gioco” la sua carica politica di segretaria e il suo ruolo istituzionale di sindaca. In un caso e nell’altro ne esce “con le ossa rotte” e deve correre e ricorrere ora alle cure di un ottimo… “ortopedico politico” (… non certo, iniuris absit verbis, il medico e l’infermiere generici che sinora l’hanno “curata”) o almeno ad una terapeutica e profonda riflessione e cura di gruppo per rimettersi in sesto.

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In un caso o nell’altro, mi auguro che si appresti con umiltà e pazienza alle cure… sarebbe un disastro se ciò non fosse (scrivo da attento e critico elettore di sinistra e da lettore ed “esegeta” dei fenomeni politici locali).

Fui facile profeta, un mese fa, quando scrivevo su questo blog: “Se il Pd dovesse andare male nelle elezioni del 25 settembre, la segretaria Pd Laura Manta non rischia di trascinare con sé nella sconfitta anche la sindaca Laura Manta e, comunque, di indebolire ulteriormente la già debole sindaca e la sua ancor più debole compagine amministrativa?!? Dove sono il “buon senso” politico, la tanto sbandierata (a parole) “trasparenza” e l’altrettanto sbandierata (a parole) “buona politica” continuamente (e solo) declamate sui social dalla surreale “narrazione” laurina?!? Dov’è il dovere politico della segretaria Manta di tutelare la sindaca Manta (e la sua maggioranza) da una possibile sconfitta del suo partito e del centrosinistra a livello nazionale (quasi certa) e locale (probabile)?!?”.

Laura Manta, però, chiusa nel suo settarismo, orgoglio ed autoreferenzialità “da quell’orecchio” non ha voluto sentire né capire in tempo.

Diciamoci la cruda verità, anche se non piacerà all’interessata e ai suoi “intimi” (… ma “il medico pietoso fa la piaga verminosa”): Laura Manta ha di fatto fallito come segretaria comunale Pd. Nei suoi sei anni non è riuscita nell’ambizioso progetto di costruire un partito forte e strutturato politicamente ed elettoralmente. Anzi, come suo costume, si è chiusa nel recinto, si è circondata da yesman e yeswoman, si è ritagliato un ruolo da incontestabile e incontestata “ape-regina”, si è consegnata ad occulti e invisi manovratori, ha tagliato ogni ponte con menti critiche ed aperte. Il risultato è un partito asfittico, avvitato su se stesso e completamente estraneo alla realtà che lo circonda, privo persino del doveroso ruolo politico di pungolo per l’Amministrazione comunale. Un partito che in questi sei anni non si è quasi mai smosso dalla forbice tra l’11 e il 15-16% (ricordo, en passant, che nelle elezioni politiche 2013 il Pd prese il 18,27%, nelle Europee 2014 il 37,81%, nelle Regionali 2015 il 24,64% per poi avviarsi al declino negli anni successivi).

Ora occorrerebbe che la sindaca-segretaria Pd, sinora allergica ad ogni autocritica e ad ogni critica, prenda finalmente atto della realtà, colga attentamente il significato dei dati elettorali e la smetta di inseguire e proporre “narrazioni” fuori dalla realtà e persino surreali. Lasci al più presto la segreteria Pd (Laura Manta oggi non è la soluzione, ma parte del “problema Pd”… l’“analisi seria” che reclama la faccia fare liberamente ad altri, perché, a livello locale, uno dei principali oggetto di analisi dovrebbero essere proprio i suoi sei lunghi anni di segreteria) e, se non ha creato il deserto attorno a sé, dia ad altri la possibilità di rifondare, ricostruire e allargare il perimetro di questo partito, diventato in questi anni “repellente” ed “antipatico” (i due aggettivi sono di illustri esponenti nazionali) per tanti elettori, ma essenziale, nonostante l’attuale travaglio, per la democrazia e per costruire un’alternativa al centrodestra. Rafforzi subito l’alleanza politico-amministrativa con il M5S, divenuto primo partito della coalizione (… è solo un caso?!?), al quale va riconosciuto oggi, dopo il risultato elettorale, pari dignità, il ruolo e lo spazio politico-amministrativi che gli competono.

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Si concentri la “cara Laura” solo sull’attività amministrativa di sindaca, cominciando a “guardare a 360° gradi” alla società e alla realtà che la circondano, smettendo la gretta e fallimentare visione da “angolo retto e ottuso”, apra realmente alla società e a tutti i cittadini e le cittadine di buona volontà, sinora “inquadrati” tra amici e nemici, che vogliono collaborare per un cambiamento reale, coinvolga e si apra agli apporti costruttivi che possono provenire da tanti, avvii subito una reale e profonda verifica politica e programmatica dopo questo primo anno di amministrazione, rifuggendo la logica del “Tout va très bien, Madame la Marquise”… perché “… non tout va très bien, Madame la Marquise”… ma di questo scriverò in un prossimo articolo.

Mi preme sottolineare che mi preoccupa molto, da cittadino e uomo di sinistra, come preoccupa tante persone attente e autonome, che se non inverte immediatamente e coraggiosamente la rotta, Laura Manta rischia, al di là delle buone intenzioni e dell’illusoria “politica del fare”, di avere un futuro incerto e burrascoso e di fallire anche da sindaca.

Chiudo sottoponendo a lei e al suo partito due riflessioni.

La prima è di un attento e navigato dirigente provinciale Pd, che scrive: “Ciò che invece non mi convince è quella postura che cede alla retorica del governo locale. E che fa del PD un grande partito di sindaci, assessori, consiglieri regionali e parlamentari. Quel partito non è la soluzione, ma è il problema. Che perdura da tempo e che è causa non ultima del limite alla nostra espansione elettorale. La coincidenza dei gruppi dirigenti con gli eletti alimenta l’idea del “partito dell’establishment” e lo spirito correntizio attorno alle personalità che detengono e gestiscono il potere. Ed alimenta quella sorta di “culto della personalità” in miniatura che, ancorché ridicolo, è portatore di una perversa concezione della politica che contrasta con la pratica di quello spirito di servizio che deve invece caratterizzarla. Al contrario, un partito con una militanza diffusa e con gruppi dirigenti autonomi dalle postazioni istituzionali è ciò che ci serve. Per combattere il correntismo deteriore e per considerare le nostre presenze istituzionali come una risorsa che concorra, ma non determini del tutto linea politica e condotta complessiva del PD”.

La seconda è di un notista politico, che, in un articolo dal titolo “Il Pd ha smarrito la realtà. Un partito in cerca d’autore”, tra l’altro scrive: “Trovar collocazione ai democratici è oggi cosa ardua perché nei fatti sono soprattutto un partito di governo e di establishment. Un partito più di classi dirigenti e amministratori che di popolo. Fare i conti con la realtà è il vero cambiamento che i dirigenti del Pd e la sua classe di vertice devono compiere, guardandosi allo specchio e senza essere indulgente verso gli errori – tanti – commessi in questi anni”.

Chi vuole intendere, intenda!

Pantaleo Gianfreda


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