Omaggio a Enrico Berlinguer a trentotto anni dalla morte: “Se vuoi la pace, prepara la pace”
11 Giugno 2022In occasione del 38° anniversario della morte di Enrico Berlinguer (25.5.1922-11.6.1984) ricevo e pubblico anche quest’anno un contributo dell’amico e compagno neretino Pantaleo “Lelè” Pagliula.
Per quanto mi riguarda, rimando ad alcuni articoli di anni precedenti, in particolare ad uno dell’11 giugno 2014 (cliccare su “Considerazioni e riflessioni a trenta anni dalla morte di Enrico Berlinguer”), le cui riflessioni rimangono sostanzialmente valide, seppur oggi in alcune parti superate (soprattutto per quanto attiene al ruolo dell’odierno Partito Democratico, che ha in gran parte “tradito” l’eredità berlingueriana e bene farebbero tanti opportunisti, anche locali, a non appropriarsene indebitamente), e un altro dell’11 giugno 2017 (cliccare su “11 giugno 1984: 33 anni fa moriva Enrico Berlinguer. Le prime pagine de “L’Unità” dall’8 al 14 giugno 1984”), in cui riporto le copie de “L’Unità” di quei giorni, che conservo gelosamente.
Di seguito il contributo di Lelè Pagliula, che ringrazio. (p.gianfreda)
L’undici giugno di trentotto anni fa moriva Enrico Berlinguer colpito da una emorragia celebrale durante un comizio a Padova.
Anche quest’anno non posso non ricordare tutto quello che in quei tristi giorni ho sentito dentro di me e che continuerò a sentire vivamente per tutta la vita.
La sensazione di Roberto Benigni che “in quei giorni bruciava il firmamento” allora l’abbiamo provata tutti.
Abbiamo pensato tutti non solo che era successa “una tragedia politica” ma che la sua morte era per ognuno di noi, al di là del colore politico e delle idee, una disgrazia e una perdita personale.
Continuo a tenere sempre viva la sua forza morale, la sua straordinaria libertà mentale, la sua rettitudine, il suo coraggio e quel dono che aveva di parlare alla gente, di dominare la folla senza mai assumere i connotati e le spoglie del potere.
Conoscendo e approfondendo la sua vita ho capito la sua indole riflessiva e contemplativa, il suo amare la letteratura, lo studio e quanto adorava Platone, Leopardi, Montale, la musica di Wagner, Croce, Sant’Agostino.
Parlava di rigore, moralità, coerenza , equilibrio, passione, fatica, tenacia, tutte cose che adesso qualcuno dice che sono fuori moda e di cui tutti sentiamo il bisogno.
Ho avuto in più occasioni la fortuna di conoscerlo, di stare con lui, di parlarci e quello che mi ha colpito era la sua riservatezza, la sua timidezza, la sua forza severa, discreta e triste.
Ebbi il piacere di presentarlo durante il suo memorabile comizio a Nardò in Piazza Osanna prima delle elezioni comunali del 6 Giugno 1982 e ricordo come in quella piazza traspirava la sua sincerità e il suo tratto profondamente umano.
Fu uno dei primi leader politici che iniziò a cogliere la novità ecologica e l’emergenza ambientale sapendo dare una lettura ecologica della crisi economica mondiale che sarebbe diventata incontrastata rapina delle risorse e nuova schiavitù del lavoro.
Era una persona perbene Enrico Berlinguer, parlava poco ed era uno dei pochi politici che manteneva le promesse.
“Una piccola cosa, ma che in politica è grande come una montagna”, diceva di lui Enzo Biagi.
Berlinguer era un uomo che sosteneva con forza l’idea dell’etica nella politica e ci credeva davvero.
Quando penso a Enrico Berlinguer penso a un uomo pulito che metteva gli interessi personali al di sotto di quello che lui considerava il bene comune del Paese.
Riguardo la pace la pensava come i pacifisti di tutto il mondo di oggi e in una sua intervista a Critica Marxista nell’aprile del 1984 diceva testualmente: “La pace è fattore di sviluppo. Nella pace i popoli possono usare le ricchezze per soddisfare le proprie necessità di vita e di crescita , per produrre altre ricchezze utili, per migliorare ed elevare la propria cultura, i propri modi di vivere e consumare, e non per produrre strumenti di distruzione e formare soldati. I miliardi di dollari che gli uomini spendono per gli armamenti , se usati a fini pacifici possono contribuire a mutare il destino dell’umanità intera”.
E in più occasioni ripeteva: “Se vuoi la pace, prepara la pace”.
Pantaleo Pagliula
A quel comizio a Nardo ‘ c’eravamo io e mia moglie. Grande emozione .