Il miracolo di San Gabriele dell’Addolorata al nostro amato “Pascalinu” quando era piccolo…

Il miracolo di San Gabriele dell’Addolorata al nostro amato “Pascalinu” quando era piccolo…

17 Febbraio 2023 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Pasquale Paglialonga, detto “Pascalinu”

Io mi chiamo Pasquale Cafiero…” cantava Fabrizio De André nel “Don Raffaè”.

Io mi chiamo Pasquale Paglialonga… (e la sacciu longa)…”, si presenterebbe il “nostro”!

Pasquale Cafiero sappiamo chi è… “son brigadiere del carcere oiné… sto a Poggio Reale dal ’53… per fortuna che al braccio speciale c’è un uomo geniale che parla co’ me”, canta sempre De André.

Ma chi è Pasquale Paglialonga?!?

Se uno di noi chiedesse di lui ad un compaesano, quasi puntualmente vi risponderebbe… “non lo so”!

Come non lo sai”, controbattereste… “…lu Pascalinu nnu’ sai?!?”… “Ah… lu Pascalinu… e dimme lu Pascalinu, no?!?”, risponderebbe il vostro interlocutore.

Perché a Collepasso quasi nessuno lo conosce come “Pasquale Paglialonga”, ma tutti lo conoscono come “lu Pascalinu”. Semplicemente… “lu Pascalinu”!

Pasquale con il suo inseparabile cagnolino per le vie del paese

Tutti gli vogliamo bene, tutti lo chiamiamo con il suo vezzeggiativo, perché Pascalinu è uno di quei nomi che unifica la nostra comunità… non suscita antipatie, ma simpatia… non porta odio, ma tenerezza… non litiga o aizza scontri, ma se ne sta “buono buono” ed educato sino a quando qualcuno non gli parli o lo solleciti “a dire la sua”… sempre pronto ad arrivare con il suo “Apino” quando lo chiamano a ritirare qualche vecchio televisore o radio o qualche altro arnese o trabiccolo che lui, soprattutto quando aveva il suo personale laboratorio, “’ggiustava”, scomponeva, ricomponeva, componeva in diverso “aggeggio”… come ha sempre composto belle poesie che qualche volta ha recitato anche nella Chiesa Madre in occasione della Festa patronale della Madonna delle Grazie, con il benestare del vecchio parroco don Celestino.

Perché lui è anche “uomo geniale”… come “Don Raffaé”… sebbene Pascalinu sia di “pasta” diversa, una vera “pasta di mandorla” ed io, ad esempio, e tanti altri siamo contenti quando “parla co’ me”!

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Era da tempo che avevo deciso di scrivere qualcosa su di lui per un “evento speciale” vissuto da bambino.

Un miracolo che, mi raccontava, San Gabriele dell’Addolorata gli aveva fatto quando era piccolo.

In un momento così divisivo per la nostra comunità il racconto-testimonianza di Pascalinu forse potrebbe contribuire a rasserenare il torbido clima di scontro tra “fazioni” e “tifosi” – con contorno di gratuite offese e cattiverie dall’una e dall’altra parte – che sta intossicando il nostro “collis pacis” (da questa parola latina deriverebbe per alcuni l’origine del nome Collepasso… “colle della pace”!!!) con la connivenza di imperterriti e lucrosi (politicamente) “capiclan”.

Passiamo allora a questa “storia” interessante che farà gioire i credenti e storcere il naso ad agnostici od atei, tutti uniti e felici, però, nella simpatia e nell’affetto indiscusso verso il nostro Pasquale, nato il 3 settembre 1956 e miracolato da S. Gabriele quando era bambino.

Sono nato sin dall’infanzia con la precaria sofferenza”, esordisce il “Nostro” raccontando la sua vicenda.

Foto di Pasquale bambino

In tenerissima età i medici gli diagnosticarono una rara malattia, una “leuconcefalite incurabile”, che provoca una progressiva paralisi e si aggravò quando aveva otto anni. A dieci la malattia degenerò al punto tale da fargli perdere l’uso delle gambe, “il tutto sotto gli occhi impotenti di vari medici ed all’ombra di cura inesistente”.

I genitori, nella speranza di farlo guarire da quella rara malattia, decidono allora, su consiglio di alcuni specialisti, di ricoverare il figlio presso l’Ospedale “Torrette” di Ancona, dove operava un medico originario di Collepasso, il dott. Danieli, che “prese a cuore” il caso e prestò tutta la sua indiscussa professionalità e attenzione. Tutt’oggi grato è il ricordo di Pascalinu verso questo generoso e bravo medico, oggi defunto.

Era la notte del 9 giugno 1966 quando il piccolo Pasquale, degente in ospedale, sogna la prima volta San Gabriele dell’Addolorata, che, in piedi e con le braccia aperte, lo invitava “a cogliere l’occasione propizia” esortandolo a smetterla con la terapia farmacologica.

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Non camminavo e data la sofferenza – ricorda Pasquale – mi accompagnavano tenendomi per mano e sostenendomi, altrimenti cadevo. Ero immobile e dolorante, senza conoscenza”. Un giorno, infatti, il bambino cadde dal letto d’ospedale e, ricorda, “tra dolori e speranze di aiuto rimasi per ore immobile fino all’arrivo di un signore che si accorse di me e allertò i soccorsi. Io ero immobile, dolorante e senza conoscenza. Non sentivo più le gambe e la schiena. I medici mi diedero per spacciato”.

Secondo loro Pasquale non avrebbe superato la notte.

In Ospedale il bambino era assistito a turno dai genitori Giovanni e Angela, dalla zia Licia, sorella del padre, che abitava a San Pancrazio Salentino, e da Gabriele, un anziano dello stesso paese, suocero della zia, che Pasquale chiamava “nonno”.

San Gabriele dell’Addolorata

Una notte, racconta Pasquale, “mi apparve in sogno  una luce intensa e forte in cui si intravedeva netta e chiara la figura di un frate con una tunica nera, su cui vi erano impressi uno stemma a forma di cuore e la croce, un mantello nero ed i sandali”. Pasquale riconobbe immediatamente il volto  di San Gabriele, fermo innanzi a lui, che con un sorriso sul viso raggiante e luminoso così gli parlò: “Pasquale, vieni da me. Ti addormenterai sulla mia tomba e tornerai a camminare”. Dopo di che sorrise ancora e scomparve.

Il bambino non raccontò ai parenti il sogno avuto.

Per cinque notti di seguito – e persino durante il giorno mentre dormiva – San Gabriele apparve sempre in sogno a Pasquale, chiamandolo “fratello mio”, ripetendogli sempre lo stesso invito e porgendogli da baciare il segno dei Passionisti, che pose sul suo petto.

Al quarto giorno San Gabriele gli disse: “Vieni sulla mia tomba, Pasquale. Non aspettare che scada il tempo!”.

Al quinto e ultimo giorno il Santo, pur rinnovando l’invito con dolcezza e serenità, apparve a Pasquale non più sorridente, ma con il volto triste e ripeté l’accorato appello: “Pasquale, vieni prima che scada il tempo”.

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Pasquale si decise, allora, a raccontare i suoi sogni ai genitori e ai parenti presenti, che gli credettero e ne parlarono con il Dott. Danieli, che rilasciò il permesso per trasportare il bambino al Santuario di San Gabriele dell’Addolorata ad Isola Gran Sasso (prov. di Teramo).

Il Santuario di San Gabriele dell’Addolorata ad Isola Gran Sasso (Teramo)

Giunti al Santuario, venne chiesto ad un frate se fosse stato possibile adagiare il bambino sulla tomba di San Gabriele, posta al piano inferiore dello stesso Santuario. Il frate acconsentì e, una volta adagiato sulla tomba, il bambino si addormentò di colpo. Subito gli apparve in sogno San Gabriele avvolto da una luce molto intensa con un crocefisso di legno in mano, di nuovo sorridente e con il volto luminoso, che gli disse: “Adesso Pasquale alzati e cammina con le tue gambe!”.

La tomba di San Gabriele presso il Santuario

Dopo un po’ Pasquale si svegliò dal suo torpore. Rimase confuso perché tutto intorno si era radunata tanta gente che aveva intuito che stava per accadere un evento prodigioso. Era incredulo, ancora trasognato. Ma si riprese subito e, senza rendersi conto, si sollevò da solo dalla tomba del Santo, superò il piccolo recinto e trovò davanti a sé il padre, la madre, il nonno, gli zii.

Di fronte a quell’inaspettato sgambettare del figlio, il padre gridò: “Sorreggetelo, altrimenti cade!”. Il frate passionista presente, un certo Padre Natale, sfiorando la mano sul bambino, disse ai presenti: “Non vi preoccupate. Pasquale non cade più. San Gabriele ha compiuto il miracolo di guarigione”.

Il padre, in un misto di riso e pianto di gioia e felicità, abbracciò allora il figlio guarito e sgambettante con i suoi piedi senza più cadere per terra e con i presenti si incamminò verso la Cappella del Santo, posta al piano superiore, per ringraziarlo dell’avvenuto miracolo.

Era uno cosa che doveva succedere”, conclude il nostro amato e miracolato Pascalinu, “Dio l’aveva permessa!”.

Il 27 febbraio, in occasione della Festa di San Gabriele, Pasquale si recherà, come tutti gli anni, al Santuario del Santo per ringraziarlo ancora una volta per l’avvenuto miracolo.

Pantaleo Gianfreda


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