Quel furto con scassi vari nella campagna te lu Totu per rubare… nove birre!

Quel furto con scassi vari nella campagna te lu Totu per rubare… nove birre!

19 Aprile 2023 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Una bella ed espressiva foto di Salvatore Giaffreda, detto “Totu Bonafede”

Il “fattaccio” è ormai datato… è successo oltre due mesi fa, il 13 febbraio… ma lu Totu, grande lavoratore e già operaio in una nota azienda metalmeccanica collepassese, oggi in pensione, ci tiene a raccontarmelo e farlo conoscere con la sua consueta “bonafede”, come nel suo stile e nella tradizione e noméa familiari, per “sputtanare” pubblicamente l’acclarata “malafede” di un “birbone”, di cui sospetta l’identità, che si è introdotto abusivamente e furtivamente nella sua campagna e nella casa.

Sopra e sotto: Totu nella sua campagna

Lu Totu, da sempre operaio e contadino – perciò già classica figura di “operaio-contadino”, secondo la felice espressione formulata dal prof. Corrado Barberis, mio antico docente universitario di Sociologia rurale, per identificare quella particolare categoria sociale di operai/dipendenti privati/pubblici che nel tempo libero curano le loro campagne, ne evitano l’abbandono e nel loro piccolo “mantengono in piedi” un importante segmento di produzione primaria -, possiede sulla strada per Cutrofiano, in località “Colamaria”, un fertile appezzamento di terreno, che confina con il canale dell’Asso. Lì ha anche una bella e spaziosa abitazione per trascorrere l’estate con la famiglia e sfuggire alla calura del paese, godere della perenne frescura della piccola pineta a ridosso dell’abitazione, trascorrere serate estive in compagnia di familiari e amici, allevare i suoi alberi di ulivi e frutta, coltivare ortaggi, pomodori, insalate e ogni “ben di Dio” che allietano la sua mensa e talora anche quella di amici e parenti.

Totu nella pinetina

Un piccolo “angolo di paradiso”, insomma, dove si reca quasi quotidianamente (quando non vi risiede in primavera-estate) per “dare aria” alla casa, fare le ordinarie operazioni colturali, raccogliere qualche insalata o cavolo, ma anche ccu’ sguaria e ccu’ passa lu tiempu… lui non è “ommu te chiazza” e, più che sulla piazza, preferisce meglio ccu’ ppija aria in campagna, spesso in compagnia della moglie Giovanna, della figlia Orietta e dei due nipoti Mauro e Diego, soprattutto con quest’ultimo, che, nei momenti liberi dal lavoro, si rifugia in campagna, che anche lui ama, per fare lavoretti e compagnia all’attivo e arzillo nonno.

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Naturalmente, nel corso degli anni, lu Totu si è ben attrezzato con tutti i mezzi e gli utensili necessari alla buona conduzione del terreno e si è dotato di minimagazzini o ricoveri per la loro custodia.

Succede, pertanto, in quel famigerato lunedì 13 febbraio, che, recatosi in mattinata in campagna, lu Totu trova ‘na bella sorpresa.

Qualche manigoldo si era introdotto nella notte o alle prime luci dell’alba nel suo “angolo di agro-paradiso”. Non dall’ingresso principale che dà sulla strada e il cui cancello non presentava segni di effrazione, ma dalla campagna circostante.

Forse con un “piede di porco” (che è un attrezzo per scassinare… non il nome del piede che qualifica il ladruncolo) aveva fatto “saltare” la serratura e “rovistato” in un piccolo magazzino posto a ridosso del canale, dove vi sono depositati mezzi e attrezzi di un certo valore.

Il manigoldo non “prelevava” niente e, lasciate la porticina spalancata e la serratura per terra, si era poi diretto verso due piccoli depositi, contigui all’abitazione. Ne forzava uno, ma anche qui senza “prelevare” niente.

La serratura danneggiata

Decide, infine, di “fare irruzione” nella casa e vi entra tramite una finestra del pianterreno dopo aver “spriculatu” (forse sempre con il “piede di porco” o altro attrezzo più pesante) una tapparella elettrica dell’abitazione, dove, oltre i consueti arredi domestici, vi era depositata altra roba di un certo valore. Non “preleva” niente. Apre, però, il frigorifero e “preleva” una bottiglia di limoncello, una di spumante e un’altra di una birra speciale. In un angolo adocchia, poi, una cassa con nove birre. Preleva anche quelle e porta via tutto il “bottino”… cioé le bevande “rastrellate”.

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Tutto quel danno per “quattro birre e due bottiglie”?!?

Eh, sì… quell’ubriacone (pare evidente, a questo punto) di ladruncolo che aveva lu pete (ma puru la capu) te porcu!

“Se me lo chiedeva, gliele regalavo io le birre e le altre bevande senza fare tuttu ‘ddhru stramignuoppuru essa sciutu allu ristorante o allu barra”, commenta tra l’irato e l’ironico lu Totu Bonafede, che ci tiene a far conoscere il fatto per “togliersi un peso dallo stomaco”, “sputtanare” pubblicamente l’anonimo manigoldo, che spera legga questo articolo, e far capire anche “quantu è grande la fessagginità te certa gente”… ed ha ragione!

… mi raccomando, però… nessuno ritenti l’avventura… altrimenti ve cuntu puru “lu fattu te le ficalindie” che mi ha raccontato lu Totu… brav’uomo sicuramente, ma non certo “fesso”!

Pantaleo Gianfreda


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