“90! … e ancora campi?”: l’autoironia per i suoi 90 anni, la “misericordia di Dio”, l’amore per Collepasso. Ad multos annos, “Padre nostro” Celestino!

“90! … e ancora campi?”: l’autoironia per i suoi 90 anni, la “misericordia di Dio”, l’amore per Collepasso. Ad multos annos, “Padre nostro” Celestino!

22 Maggio 2024 Off Di Pantaleo Gianfreda
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90! …… e ancora campi? Una frase che tante volte, scherzosamente, ho rivolto ad altri, ora tocca sentirmela io!

È l’occasione, però, per un esame di coscienza, chiedendo la misericordia di Dio.

Ed è il momento per ringraziare tutti voi, miei cari fratelli collepassesi, per il sostegno che mi avete dato in tanti anni trascorsi insieme.

Ecco perché è mio desiderio, quando verrà l’ora, di essere sepolto a Collepasso, con la gente che ho amato e mi ha amato.

E come il Papa vi chiedo di «pregare per me». Da parte mia vi assicuro che ogni giorno prego per voi e vi tengo stretti nel mio cuore. Grazie!!! Don Celestino”.

È il messaggio che Don Celestino mi ha affidato per trasmetterlo a tutta la comunità. Poche, semplici, splendide e intense parole scritte di suo pugno. Un manoscritto che conserverò con cura, ma che sento il dovere, essendone solo messaggero e “tramite”, di pubblicare nella sua copia originale perché ognuno senta rivolte a sé le parole dell’emerito parroco, che oggi compie 90 anni.

Il messaggio di Don Celestino ai collepassesi in occasione dei suoi 90 anni

Il caro e amato Don Celestino… Uomo ironico. Colto. Appassionato. Sacerdote fedele. Ancora e sempre innamorato della sua comunità. “Sacerdos magnus qui placuit Deo” (“grande sacerdote che piacque a Dio…”) e che “placuit” (“piacque”) alla sua gente, “che ho amato e mi ha amato”…

… tanto da esprimere pubblicamente il desiderio, “quando verrà l’ora, di essere sepolto a Collepasso”.

Una dichiarazione di “amore eterno”, che suggella un sodalizio, umano e religioso, con la comunità di Collepasso che dura da oltre 60 anni, un “matrimonio” mai scalfito da ombre o infedeltà.

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Nemmeno quando sirene suadenti ed autorevoli cercavano di dirottarlo altrove.

Come nel 1981, allorché l’arcivescovo Nicola Riezzo lo voleva parroco della Chiesa Matrice di Cutrofiano.

Ci provai”, dice Don Celestino, “e ci andai per tre mesi. Lì mi lisciarono in tutti i modi… ‘ci sono oliveti, vigneti…ci sono case grandi… non ti manca niente’, mi dicevano… ma io sono rimasto a Collepasso”.

Ordinato sacerdote il 28 giugno 1960, Don Celestino “irruppe” il 5 settembre 1962 nella nostra comunità come un “ciclone”, scrivevo in uno dei tanti precedenti articoli su di lui.

Da allora è stato ed è sempre con noi, seppur sia costretto oggi agli “arresti domiciliari” (mi dice sorridendo) in una tranquilla villetta alla periferia di Copertino, dove sono andato a trovarlo.

Non ero mai stato in quella bella casa circondata dal verde di proprietà della sorella e del cognato, già vigile urbano. Ricordavo l’abitazione del cognato (ci ero stato a cavallo degli anni ’70 e ’80) al lato opposto del paese, alla Grottella, il celebre rione con il Santuario di San Giuseppe da Copertino, dove abitavano anche Pippi Calasso e Cristina Conchiglia, la battagliera sindaca comunista di cui il cognato era stato grande fan.

L’emerito parroco mi accoglie con calore e affetto nel salone dove, in un angolo luminoso, trascorre le sue giornate, seduto su una poltrona, tra orazioni, letture liturgiche, libri, riviste, telefonate e amici che vanno a trovarlo. Tanti collepassesi vanno spesso a fargli visita o gli telefonano… (“… tu sai ca’ ccu’ lu Cataninu stiane cusì… beh… m’ha chiamatu la prima e la seconda fiata… naahh, ticu, guarda ‘nu pocu… al di là di tutti gli scontri, però, ci siamo stimati ambedue e ci siamo voluti bene”, dice).

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Ti trovo bene, Celestino, ti vedo molto sereno… qui stai proprio bene, in mezzo a questo verde”, gli dico.

Sì, ma sempre arresti domiciliari suntu…all’angulu stau”, risponde sorridendo con quello “spirto guerrier”, oggi pacato ma non ancora placato, che ancor “entro” gli “rugge” e che “veleggia” sempre verso l’amata Collepasso.

Mi racconta un aneddoto della vita di Santa Bernardetta Soubirous, la veggente di Lourdes. Un giornalista andò a trovarla nel convento di Nevers e vide questa donna così celebre per le apparizioni della Madonna lavare per terra con gli stracci. Di fronte alla meraviglia del giornalista, Bernardette gli rispose: “Io nelle mani della Madonna sono stata come una scopa per pulire”.

Cosa si fa di una scopa quando ha fatto il suo servizio?” – riflette, esegetico, Don Celestino -. “La si ripone all’angolo, dietro la porta… ecco… io sono qui… all’angolo, dietro la porta”.

Selfie….

Ambedue seduti all’angolo, ripercorriamo insieme pezzi di strada delle nostre vite (…i suoi attestati di profonda stima me li conservo nel segreto scrigno del mio cuore…), della vita della nostra comunità, del cineforum che lui promosse nel 1969 e che continua proficuamente dopo oltre 50 anni, la collaborazione di tanti fedeli e amici (“Don Celestinu ‘nd’ha fatte te cose, dicono… sì, però, ho avuto un team meraviglioso… ognuno ha dato il suo e non ho avuto remore nel chiedere aiuto”), i profondi cambiamenti di questi decenni nella Chiesa e nella società, il suo stato di salute che appare buono (“… lu motorinu è bbonu, le gomme sono sgonfie…”, commenta con una di quelle sue classiche battute)…

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Discorsi alcuni profondi. Risposte illuminanti (“Quali sono per te i veri valori della vita?”… “Coerenza ed onestà”, risponde immediatamente, specchiandosi nella nostre vite).

Altri più leggeri. Con qualche episodio inedito. Come quello avvenuto, qualche decennio fa, nel corso dell’ora di Adorazione di un Venerdì Santo.

Don Celestino estrae dal breviario, dove lo conserva ancora, un foglietto minuto e racconta: “… ad un tratto sento il bisogno di andare al bagno. Lascio il breviario sul banco. Torno e trovo questo biglietto. Senza firma”. Ancora contrariato, aggiunge colorito: “… buttane lu velenu… nnu’ s’ha fattu mai scoprire!”.

Mi mostra il biglietto, lo leggo e scoppio a ridere. Ride anche lui. “Mi permetti di pubblicarlo?”, gli dico, “Chissà, può darsi che il responsabile si faccia finalmente avanti!”. … e continuiamo a ridere…

Prima di andar via e dopo un selfie tra vecchi amici, gli chiedo quando verrà a Collepasso. Tanti vorrebbero rivederlo.

Spero di venire presto… – risponde -, sono innamorato di Collepasso… tutta la vita mia… addhrai stave”!

Che altro aggiungere?!?

Auguri, “Padre nostro” Celestino… e ad multos annos!

Pantaleo Gianfreda


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Pantaleo Gianfreda