Cappella dello Spirito Santo, il più antico monumento di Collepasso: un “archivio di cultura” e un “gioiello” da valorizzare e rendere alla comunità

Cappella dello Spirito Santo, il più antico monumento di Collepasso: un “archivio di cultura” e un “gioiello” da valorizzare e rendere alla comunità

19 Maggio 2024 Off Di Pantaleo Gianfreda
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La Cappella dello Spirito Santo (o della Santissima Trinità)

La recente ricerca dello storico trentino Alberto Mosca sulla figura del Conte Bartolomeo Alberti, nobile trentino trapiantato nel Salento agli inizi dell’’800 e uno dei “padri fondatori” del “villaggio di Collepasso” (clicca su articolo), ripropone l’annosa questione della Cappella dello Spirito Santo, “gioiello” storico e culturale negletto della nostra comunità, che l’Amministrazione ha il dovere di acquisire, valorizzare e consegnare alla comunità.

Nella Cappella, costruita nei primi del ‘600 e fatta oggetto nell’’800 di un profondo intervento di restauro, riposano le spoglie dello stesso Conte Alberti, della moglie Baronessa Aurora Contarini, del primo parroco di Collepasso Don Domenico Picha e, prima in ordine cronologico, quella del piccolo Antonio Leuzzi Contarini, un bambino africano originario di Tripoli, adottato dal conte Carlo Leuzzi e dalla consorte Maria Francesca Contarini e prematuramente scomparso il 22 giugno 1772.

Altare frontale della Cappella con tela dedicata alla SS. Trinità

La tomba del piccolo Antonio è proprio sotto l’altare centrale della Cappella. La sua vicenda ha suscitato l’interesse di una ricercatrice dell’Università di Vienna, Chiara Petrolini, che mi contattò due anni fa e a fine 2022 ha pubblicato con altri due studiosi, Vincenzo Lavenia e Sabina Pavone, lo straordinario e vigoroso volume “Sacre metamorfosi. Racconti di conversione tra Roma e il mondo in età moderna” (ed. Viella, Roma).

L’originaria difficoltà nel reperire informazioni in loco non permise ai tre ricercatori una più approfondita disamina storica della vicenda; riuscirono, comunque, ad inserire in extremis, mentre il volume era già in stampa, alcune brevi note e la foto dell’epigrafe della lapide, riservandosi “ulteriori approfondimenti”. Nel farmi gentile dono e inviarmi copia, nel gennaio 2023, del pregevole volume (altra copia fu destinata alla Biblioteca comunale di Collepasso per interesse e sollecitazione dell’allora assessore alla Cultura Eliana Vantaggiato), Chiara Petrolini così si espresse nella lettera di accompagnamento: “La storia del bambino di Collepasso era troppo importante per restare esclusa dal volume. Abbiamo quindi fatto in modo di inserirla, seppur brevemente, nonostante alcune difficoltà editoriali”.

La tomba con epigrafe lapidea del piccolo Antonio sotto l’altare centrale della cappella

Riguardo la vicenda del “bambino di Collepasso”, così scrivono nel volume i tre ricercatori: “Le immagini raccolte nell’inserto iconografico non sono solo integrazioni significative dei racconti: qualche volta sono esse stesse storie e fonti primarie. È il caso della lapide (fig. 5) all’interno di una cappella nel paese di Collepasso (in Salento), dedicata ad un bambino, Antonio, nato da una coppia di schiavi musulmani e poi adottato – e battezzato – dai signori del paese, i coniugi Leuzzi-Contarini. Il piccolo morì quando aveva sei anni, sei mesi e venti giorni, come tramanda, con commovente precisione, la pietra”.

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Nel libro è pubblicata foto dell’epigrafe latina della lapide (la riproduzione leggibile della stessa epigrafe è riportata a lato) e la relativa traduzione italiana, che riporto: “Monumento funebre consegnato alla posterità di Antonio Leuzzi Contarini, nato a Tripoli, bambino dolcissimo e di grandi speranze, che, ridotto in schiavitù, a due anni di età, per la sua intelligenza vivace e per la prontezza di apprendere, adottarono e colmarono di amore i nobili coniugi, Signori di Collepasso, Carlo Leuzzi e Maria Contarini, discendente dei Dogi di Venezia. Portato via da amarissimo destino, [i genitori] tristissimi, lo affidarono alla sepoltura in questa chiesa dove era stato iniziato alla fede cattolica grazie al battesimo. Visse sei anni, sei mesi e venti giorni; morì il 23 giugno 1772”. In una recensione al libro, apparsa su un giornale nazionale, si fa esplicito riferimento alla storia del “bambino di Collepasso”. (v. sotto)

Non so se queste note iniziali riescano a far comprendere a tutti i lettori, e soprattutto agli amministratori, le tante e significative “storie” racchiuse nella nostra Cappella, gioiello non solo architettonico ed artistico, che anni fa il parroco Don Celestino Tedesco definì giustamente un “archivio di cultura”.

La temporanea riapertura al pubblico in occasione della Settimana Santa e della Pasqua 2022 aveva fatto sperare in un serio impegno dell’attuale Amministrazione ad acquisire la Cappella per procedere al suo restauro, valorizzarne i tanti tesori materiali ed immateriali e darle lustro. Speranza sinora delusa!

Altare laterale (originariamente frontale) dedicato a Maria. Madonna delle Grazie

Eppure oggi vi sarebbero tutte le condizioni perché ciò avvenga. Prima di tutto la disponibilità dell’attuale proprietà, con la quale occorrerebbe aprire un confronto immediato, serio e costruttivo dopo le ultradecennali e ostinate indisponibilità del precedente proprietario, deceduto nel gennaio di due anni fa.

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Una battaglia che questo blog e alcuni cittadini conducono da anni, che deve vedere tutta la comunità unita.

Tra pochi giorni l’emerito parroco Don Celestino Tedesco compirà 90 anni. Forse è l’occasione giusta per fargli un gradito regalo e dargli un segnale vero della stima e dell’affetto di tutta la comunità, soddisfacendo un suo antico desiderio e il sogno di tanti cittadini. Da sempre Don Celestino si batte perché questo autentico “archivio di cultura” venga “riscattato” in favore della comunità. Invitato il 10 dicembre 2011 a partecipare ad un Consiglio comunale aperto per reiterare il ricordo dei 100 anni dell’Autonomia comunale, con la presenza dell’allora Presidente della Provincia Antonio Gabellone e dell’attuale ministro Raffaele Fitto, così si espresse brevemente ed efficacemente Don Celestino (riporto copia del verbale):

Naturalmente il sindaco Menozzi, che era da pochi mesi alla guida del Comune, non ne fece niente, nonostante i formali impegni dell’Amministrazione comunale e l’impegno concreto del Presidente della Provincia, che deliberò nei giorni successivi un primo contributo di 25mila euro, che non venne mai utilizzato.

Don Celestino non dimenticò le mancate promesse. Il 30 aprile 2015, in occasione della cerimonia di inaugurazione della restaurata statua di San Giuseppe in piazzetta Martiri Ungheresi alla presenza di Gabellone e Menozzi, l’emerito parroco, che come si sa non è certo “tipo da mandarle a dire”, intervenne decisamente per ricordare le promesse del dicembre 2011 sull’acquisizione della Cappella dello Spirito Santo, come riportai in un articolo dell’epoca su questo blog dal titolo “Salutari e pubblici “ceffoni” all’ombra della statua restaurata di San Giuseppe”, di cui pubblico di seguito lo stralcio che interessa:

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Dopo tanti anni, quanto bisogna ancora attendere?!? Cosa aspetta l’Amministrazione comunale ad acquisire l’antica Cappella dello Spirito Santo (o della Santissima Trinità), il più antico e significativo monumento storico di Collepasso e “archivio di cultura”?!?

Sarebbe un bel dono a Don Celestino, un doveroso tributo alla storia e alla cultura, un obbligo morale (e non solo) verso tutta la comunità!

Pantaleo Gianfreda

Di seguito le pagine del libro “Storia di Collepasso dalle origini all’autonomia” di O. Antonaci e S. Marra dedicate alla Cappella dello Spirito Santo


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Pantaleo Gianfreda