“Fiabe e racconti di Collepasso da una raccolta di Rodolfo Mellone”: pubblicato il prezioso libro con i 29 “cunti” di Alfredo Paglialonga, “contastorie di Collepasso”

“Fiabe e racconti di Collepasso da una raccolta di Rodolfo Mellone”: pubblicato il prezioso libro con i 29 “cunti” di Alfredo Paglialonga, “contastorie di Collepasso”

5 Ottobre 2024 1 Di Pantaleo Gianfreda
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In alto, Alfredo Paglialonga (1925-2014) e Rodolfo Mellone (1956-1995)

Era il 22 aprile 2022 quando ricevetti una mail dall’allora sconosciuto prof. Francesco Nuzzaco, docente in pensione di Bari, che si occupa di tradizioni e narrativa popolari.

Nei miei studi – scriveva il prof. Nuzzaco – mi sono imbattuto nella citazione della tesi di laurea di R. Mellone, “Narrativa popolare di tradizione orale di Collepasso”. Vorrei, se possibile, avere un contatto con l’autore o, eventualmente, informazioni su questa ricerca, se ci sono state pubblicazioni, ecc.”.

Nelle sue ricerche il prof. Nuzzaco si era imbattuto su infoCollepasso.it in alcune “tracce” risalenti al 2010 che l’avevano indotto a contattarmi. Gli risposi che Rodolfo Mellone (1956-1995) era scomparso da tempo, ma che avevo notizie della sua tesi (ne avevo scritto in un articolo del 2001 riportato anche nel mio libro “Paese mio…”) e conoscevo la persona  che ne era in possesso (ne parlavamo da anni di una sua pubblicazione), con la quale lo misi subito in contatto.

Iniziò da allora un’interessante e proficua collaborazione con Francesco Nuzzaco e con Piero Cappelli, titolare della casa editrice “Edizioni di pagina” di Bari, che aveva costituito la linea editoriale “Puglia in fabula”, curata dagli stessi Nuzzaco e Cappelli, che pubblica da alcuni anni testi della tradizione narrativa popolare e orale pugliese (fiabe, novelle, favole di animali, filastrocche, leggende, ecc.).

G. B. Bronzini

Un “filone” della ricerca del prof. Nuzzaco riguardava tesi di laurea degli anni ’70-’80 di alcuni appassionati studenti dell’Università di Lecce, che all’epoca annoverava tra i suoi docenti il prof. Giovanni Battista Bronzini (Matera 1925 – Bari 2002), titolare di Antropologia culturale presso l’Università di Bari (l’attuale Rettore è il figlio Stefano), cultore, storico e ricercatore delle tradizioni popolari italiane e autore di numerosi scritti sul tema, che faceva lezioni anche presso l’Università di Lecce.

Mentre l’acquisizione della tesi di Rodolfo incontrò imprevisti ostacoli e difficoltà, non mi fu difficile acquisire, invece, la tesi di laurea “Inchiesta sulla narrativa tradizionale a Neviano” con cui nell’A.A. 1976-77 si era laureata la studentessa di Neviano Rita Pastore, poi docente nelle Scuole Medie. La prof.ssa Pastore, scomparsa da oltre un ventennio, negli ultimi anni di vita aveva insegnato anche presso la Scuola Media del suo Comune ed era moglie di un caro amico di Neviano, l’avv. Luigi Costantini, che mise subito a disposizione la tesi, da cui è stato tratto il libro “Fiabe e racconti di Neviano da una raccolta di Rita Pastore” (cliccare su articolo).

Il libro è stato presentato il 19 aprile u.s. presso l’auditorium della Scuola Media di Neviano di fronte ad un folto ed attento pubblico. Probabilmente la buona riuscita di questo evento cominciò a convincere i renitenti detentori della tesi di Rodolfo a riprendere i contatti con il prof. Nuzzaco.

Fu grazie al carisma e allo stimolo del prof. Giovanni Battista Bronzini che il giovane collepassese Rodolfo Mellone, “Rudy” per gli amici, avviò una certosina e mastodontica ricerca (900 pagine) pubblicata per la sua tesi nell’Anno Accademico 1979/80 con cui si laureò, avendo come relatore lo stesso Bronzini.

Rodolfo Mellone

La tesi di Rodolfo raccoglie le testimonianze e “li cunti” di ben quattordici narratori collepassesi (tra parentesi la loro età all’epoca): Rosina Orlando (55), Alfredo Paglialonga (55), Salvatore Resta (75), Michela Barba (41), Maria Cazzato (52), la giovane Maria Grazia Specchiarello (18), Addolorata Specchiarello (70), Giuseppa Malerba (75), Grazia Grasso (64), Antonio Russo, attuale parroco della Chiesa Madre, all’epoca insegnante (36), Immacolata Alibrandi (80), Antonietta Scurti (65), Antonio Mellone (71), Giulia Pasanisi (60).

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La “figura emblematica” e li cunti di Alfredo Paglialonga (1925-2014) colpirono in modo particolare l’illustre prof. Bronzini, il quale nella lunga introduzione al suo libro “Favole pugliesi” scrisse diffusamente del “contastorie di Collepasso”, che aveva “raccontato ventinove racconti a un mio allievo (Mellone 1979-80)” (cliccare su introduzione).

Nel libro “Paese mio…” (2017) riportai la parte finale dell’introduzione di Bronzini che riguardava i cunti di Alfredo.

Dopo anni di “incubazione” e di trepida attesa, oggi vede finalmente la luce “Fiabe e racconti di Collepasso da una raccolta di Rodolfo Mellone”, libro edito da “Edizioni di pagina”, stampato nei giorni scorsi e curato da Piero Cappelli e Francesco Nuzzaco, che riporta i 29 “cunti” di Alfredo Paglialonga sia nell’originario dialetto che nella traduzione italiana.

La copertina del libro

Me ne ha dato notizia il 20 settembre u.s. con una mail lo stesso editore (“Carissimo, finalmente siamo riusciti a pubblicarlo, anche grazie al suo gentile aiuto”) che provvedeva ad inviarmi copia.

Quando, il 1° ottobre, mi è pervenuta la copia, ho cominciato subito a “divorare” il libro. Le mie aspettative non erano andate deluse: aveva pienamente ragione (e non poteva essere diversamente) il prof. Bronzini a dare così ampio rilievo ai racconti del “contastorie di Collepasso” e alla ricerca di Rodolfo.

Leggere il libro è stato come un “tuffo” nel passato e, al contempo, come ascoltare dalla viva voce “te l’Alfredu ciecu” (così era noto in paese) i suoi “cunti”. Tanti, me compreso, hanno conosciuto e ricordano la particolare figura di Alfredo, scomparso dieci anni fa, il 15 febbraio 2014, a 89 anni (era nato il 21.2.1925), che si accompagnava sempre con il suo cane.

Alfredo Paglialonga

Leggere finalmente tutti i sui racconti e la particolare originalità del narratore nella loro esposizione mi ha confermato nell’idea che mi ero fatto circa l’importanza fondamentale di questa opera, uno “scrigno” di tesori sinora nascosti che si apre e diventa un patrimonio prezioso per la nostra comunità e l’intera cultura narrativa e tradizionale pugliese.

Nel vivace, ricco e colorito dialetto di Alfredo non c’è solo la tradizione orale degli antichi “contastorie”, giullari o aedi che hanno tramandato per secoli favole, canti, proverbi, che mantengono un filo comune con tutte le tradizioni dell’area mediterranea ed europea, seppur con “tessuto” diverso e adattato alle diverse situazioni e culture. Nei “cunti” di Alfredo c’è l’anima e la vita della nostra antica società contadina, cui spesso il nostro “contastorie” dà volti e richiami con luoghi e personaggi di Collepasso e Comuni vicini. L’originalità del narrare di Alfredo si caratterizza anche per questo continuo richiamo, talora a mo’ di esempi, a situazioni territoriali dell’area in cui egli viveva e a personaggi di Collepasso.

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È lo stesso Rodolfo Mellone a rilevare nella sua tesi le tante originalità dei racconti di Alfredo, che considera “il più interessante e il più popolare” tra tutti i narratori di Collepasso.

“Il Paglialonga – scrive Rodolfo – trasfonde nel racconto, per un atto quasi magico, la sua cultura, la sua civiltà. Anche se il racconto, com’è naturale, lo ha appreso da qualche altro narratore, Alfredo riesce a dargli un’impronta originale, facendolo diventare cosa sua. La sua narrazione è minuziosa, ricca di particolari. Infatti, prima di arrivare al vivo della vicenda, egli si dilunga su cose che gli altri narratori omettono, ad esempio non mancherà mai il saluto tra due persone … I suoi racconti, poi, sono colorati da espressioni popolari, con imprecazioni e bestemmie … Usa, poi, paragonare i suoi personaggi a se stesso; parlando di un uomo affetto da cecità, dirà: allora c’era unu alle condizioni mei … Interviene, spesso, nel raccontare, con considerazioni personali che tendono a sottolineare la diversità dei tempi attuali rispetto al passato … Non mancano, poi, nei suoi racconti, considerazioni di carattere morale … Alfredo usa sempre il discorso diretto e i suoi racconti hanno lo stile ricco e verboso del teatro classico … I nomi dei suoi personaggi non sono inventati a caso, ma sono nomi di persone esistenti realmente nel paese: il sacrestano si chiamerà Ginu e Gino è veramente il sacrestano della chiesa di Collepasso. Il barbiere si chiamerà Mesciu ‘Ntunucciu Russetti; l’imbianchino vagabondo si chiamerà lu benettanima te lu cumpare Giuvanninu Camasciu; lo scemo del villaggio si chiamerà lu Vitucciu Pilosu”.

Questo scrive Rodolfo di Alfredo Paglialonga, “uno dei principali esponenti del patrimonio novellistico di Collepasso”.

I 29 racconti sono solo una parte dei tantissimi del nostro “aedo cieco”; un tempo, come dice lo stesso Alfredo, ne conosceva “nu bastimentu”.

Accanto ai personaggi collepassesi, che in tanti ancora ricordiamo, citati da Rodolfo nella presentazione della tesi, altri fanno qua e là capolino nei “cunti” di Alfredo: in primis Maria Cadura, nel cui negozio alimentare, a pochi metri da casa sua, Alfredo svolgeva le mansioni di “servitureddu”, citata con la sua “puteca” per ben due volte nel libro (pagg. 92 e 242); Ninu, la guardia campestre; lu Ginu Primiceri, commerciante di vino; Mesciu Nzinu falegname; “Vittorio” (certamente uno dei due omonimi Vittorio Errico: il fratello o il nipote dell’ex sindaco Pippi Errico, cognato della Cadura); Mesciu Rumeu, il barbiere; Ntoni, lu sacristanu vecchiu, padre di Gino.

Accanto ai personaggi, Alfredo cita spesso toponimi locali o paesi vicini per rendere più credibili e reali i luoghi dei suoi racconti.

Ad esempio, nel racconto n. 11 (“U fruttu d’oru”), scrive: “Via facendu anu cchiatu na piccola cappella a nanzi, comu ad esempiu alla strada te Casaranu” (il riferimento è alla Cappella dei Malerba, di fronte all’ex Cantina sociale); ancora: “E su’ sciutu comu a Casaranu, per dire” (racconto n. 12 “Lu cumpare riccu e lu cumpare poveru”); oppure nel racconto n. 18 (“Lu senza sensu”): “È sciutu e gh’è rivatu comu te quai a Ugentu” e qualche riga dopo: “Via facendu è rivatu fore, fore alla massarìa te li Memmi a Casarano”; nel racconto n. 27 “I monaci presuntuosi”, dice… “ca mo la massarìa era comu te quai alla massaria Crande”.

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Quando leggerete il libro, che raccomando a tutti, avrete modo anche voi di gustare la particolare bellezza, freschezza e originalità “te li cunti” di Alfredo, il dialetto ricco, vivace, vivo, popolano e popolare. Molti, soprattutto quelli più anziani, riscopriranno detti, motti e modi di dire di altri tempi. I più giovani cominceranno forse a comprendere la profondità e la vivacità espressiva del dialetto collepassese così ben espresso da Alfredo, “cantore epico cieco e vagabondo” (secondo la definizione del prof. Bronzini).

Mi auguro non solo il successo del libro (ogni famiglia dovrebbe acquistarne una copia), ma che il Comune e la Scuola ne acquistino un congruo numero per le rispettive Biblioteche.

Mi auguro un interesse particolare da parte dell’Istituzione scolastica: mi permetto di suggerire all’ottima e sensibile Dirigente scolastica l’adozione del libro come parte integrante dell’insegnamento scolastico nelle scuole di Collepasso, indispensabile per far conoscere ai nostri ragazzi tradizione, narrativa e personaggi popolari del nostro paese. Accanto ai già noti, con la pubblicazione di questo prezioso libro la figura e lì cunti di Alfredo Paglialonga diventano fondamentali, grazie alla ricerca del compianto Rodolfo, nella tradizione e nella cultura locali.

Personalmente sono felicissimo che la ricerca-tesi di Rodolfo sia stata finalmente pubblicata e mi appaga di tante delusioni e incomprensioni, che nella vita sono normali, transeunti e, talora, utili e formative. Quello che oggi conta è il risultato di avere finalmente a disposizione del patrimonio culturale dell’intera comunità un libro che ritengo fondamentale (Deng Xiaoping diceva: “Non importa se il gatto è nero o bianco, finché acchiappa il topo”, ovvero: contano i risultati, non altro).

Di questo dobbiamo essere grati al prof. Francesco Nuzzaco in particolare e all’editore Piero Cappelli, che ringrazio personalmente e a nome dell’intera comunità.

Ringrazio personalmente, anche a nome dell’intera comunità, soprattutto Anna Errico, vecchia amica di Rodolfo, alla quale egli stesso affidò copia della tesi prima della sua morte, per aver sciolto le residue riserve e messo a disposizione dell’editore la tesi per la stampa del libro. La sua saggia ed attesa decisione, insieme a quella dei familiari dello scomparso Rodolfo Mellone, ha reso un “dono” prezioso a tutti i cittadini e cittadine di Collepasso e dato un contributo notevole al patrimonio storico e culturale della nostra giovane comunità.

Attendiamo con ansia la presentazione ufficiale del libro e raccomando a tutti i collepassesi, residenti e non, di leggere e gustare quest’opera preziosissima.

Pantaleo Gianfreda


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