Interessante ricerca di Alberto Mosca sul Conte Alberti, “padre fondatore” di Collepasso, pubblicata su “Studi Trentini. Storia”

Interessante ricerca di Alberto Mosca sul Conte Alberti, “padre fondatore” di Collepasso, pubblicata su “Studi Trentini. Storia”

3 Maggio 2024 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Ritratto del Conte Bartolomeo Alberti d’Enno (da “Storia di Collepasso” di Antonaci e Marra)

Bartolomeo Romedio Alberti d’Enno: un personaggio riscoperto tra Trentino e Salento”: è il titolo di un’interessante e stimolante ricerca dello storico trentino Alberto Mosca, che verrà pubblicata in questo mese sul n. 1/2024 della rivista semestrale “Studi Trentini. Storia”, diretta dallo stesso Mosca, che ringrazio per avermi anticipato copia del suo lavoro.

La prestigiosa e centenaria rivista trentina, fondata nel 1921, si occupa in questo numero della figura del Conte Bartolomeo Alberti, nato a Trento nel 1768 e morto a Collepasso nel 1850, storicamente e giustamente considerato uno dei “padri fondatori” della nostra comunità.

La prima pagina della lunga e approfondita ricerca di Alberto Mosca su “Studi Trentini”

 

Un lavoro puntuale, “scientifico” e di estremo interesse storico, che si è avvalso di una vasta ricerca archivistica e bibliografica che ha “scandagliato” l’Italia, non ancora riunificata, di fine ‘700 e della prima metà dell’’800 – dall’Impero austriaco al Regno di Napoli, dal Trentino al Salento -, considerate le molteplici vicissitudini e attività del Conte Alberti, “aunano” (da “Aunonia”, antica denominazione dell’area della Val di Non, da cui prende il nome) approdato definitivamente a Collepasso negli anni ’20 per “l’attaccamento a questo territorio, per il quale aveva speso enormi energie, e i sentimenti verso la baronessa Aurora (Contarini), con la quale convisse fino alla fine dei suoi giorni, e i piccoli Carlotta ed Enrico”,

La Cappella dello Spirito Santo dove è sepolto il Conte Alberti (sul lato destro dell’Altare) e, sotto, la lastra lapidea che copre la tomba

Lo studio presenta rilevanti novità anche per noi collepassesi che già in parte conosciamo, grazie agli scritti di storici locali, la figura di questo benemerito personaggio che, agli inizi dell’’800, dopo essersi innamorato della Baronessa Aurora Leuzzi Contarini, si trasferì nel 1803 per la prima volta a Collepasso “gettando le basi per la nascita del nuovo villaggio”, grazie alla concessione in enfiteusi di terreni del contado, che attirò molte famiglie dai Comuni vicini.

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Grazie a questa innovazione, Collepasso, da luogo di passaggio che era a fine ‘700, dotato solo di una “locanda o sia taverna con molino ed altre comodità per uso dei passeggeri”, cominciò a costituirsi in villaggio ed incrementare la sua popolazione (dai “300 abitanti nel 1834”, così come si rileva dai primi “registri di stato civile distinti da quelli del comune di Cutrofiano”, passerà ai “530 nel 1852”).

Nel 1815-16 l’Alberti e la Contarini si trasferirono poi a Napoli, dove il conte fu al servizio di re Ferdinando, che l’aveva nominato “Commissario Ordinatore e Consigliere d’Intendenza Militare”, per fare poi ritorno a Collepasso negli anni ’20.

Nella sua ricerca Alberto Mosca si è avvalso, tra le tante, anche delle pubblicazioni di autori e storici collepassesi.

In primo luogo, della fondamentale “Storia di Collepasso. Dalle origini all’autonomia” (Amaltéa, 1999) di Orazio Antonaci e Salvatore Marra; della pubblicazione dell’arciprete Giuseppe Manta del 1896 “Cenni storico-etnografici attorno al villaggio di Collepasso” e di quella di Maurizio Paturzo del 1997 “Collepasso sacra. Edifici religiosi urbani e rurali, l’istituzione della parrocchia e le origini religiose del paese”.

La novità assoluta che emerge dallo studio dello storico trentino è la figura di Bartolomeo Alberti d’Enno come “scrittore storico-filosofico e politico”, sfuggita sinora ai radar della ricerca storica locale. Un aspetto sinora ignoto che Alberto Mosca ha portato alla luce, grazie alle accurate ricerche negli archivi di mezza Italia. Un aspetto, a mio parere, un po’ controverso e sorprendente alla luce del ruolo di innovatore avuto dall’Alberti a Collepasso dal punto di vista economico e sociale, ma forse “ermeneutico” per comprendere particolari fenomenologie storico-sociali della comunità collepassese.

“…. scrittore politico”

Al momento, non mi soffermo su questa “novità”. Ne parleremo certamente nell’incontro pubblico che faremo a Collepasso per presentare la ricerca, probabilmente la prossima estate, con le presenze di Alberto Mosca, Salvatore Marra e dell’ex sindaco di Denno Fabrizio Inama.

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Galeotto fu”, infatti, nello stimolare la curiosità e la ricerca storica di Alberto Mosca, il comune amico Fabrizio Inama, già sindaco di Denno dal 2005 al 2020.

Fabrizio mi aveva anticipato l’estate scorsa la ricerca dello storico trentino di Clés (a 15 chilometri da Denno), chiedendomi la disponibilità ad un’eventuale collaborazione. Cosa che, naturalmente, ho fatto, mettendo anche in contatto il valente storico trentino con il nostro valente storico Salvatore Marra.

Galeotto fu”, dicevo, Fabrizio Inama, ospite del Comune di Collepasso nel 2007 in occasione della ricorrenza del Centenario dell’Autonomia del Comune di Collepasso

Con il sindaco Inama in occasione del Centenario dell’Autonomia

Quando promossi e organizzai, da vicesindaco e assessore alle Attività istituzionali, insieme all’allora Amministrazione, le notevoli e lodevoli iniziative per la ricorrenza del Centenario dell’Autonomia, non potevo certo prevedere, seppur l’auspicassi, che tra tanti buoni “semi” sparsi all’epoca qualcuno avrebbe creato robuste radici, generato “buoni frutti” e anche solide amicizie. Nell’occasione contattammo – io e Gigi Frassanito, all’epoca vicepreside dell’Istituto Comprensivo – il Comune di Denno per programmare una tappa della gita scolastica delle classi terze sulle “orme” dell’“avo Bartolomeo degli Alberti” e invitare quell’Amministrazione a presenziare alla solenne e principale manifestazione del 24-25 giugno del Centenario. Allora il sindaco Fabrizio Inama sembrò “cadere dalle nuvole” nel sentire, forse per la prima volta, il nome del Conte Alberti, la cui famiglia, pur originaria di Denno, “si era trasferita a Trento fin dai primi anni del XVI secolo”.

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Nessuno di noi – scrisse Fabrizio nel successivo maggio 2008 sul Notiziario del Comune “Denno Informa” in un articolo che poi pubblicai sul mio primo libro “Paese mio…” – fu in grado di dare la minima informazione. In effetti, il Conte Bartolomeo, discendente della dinastia degli Enno le cui origini vengono fatte risalire proprio al nostro Comune prima dell’anno 1000, risulta praticamente sconosciuto alle cronache locali, mentre in realtà la sua vicenda umana ha attraversato alcuni degli eventi più rilevanti della storia della penisola tra la fine del 1700 ed i primi anni dell’800”.

L’articolo di Fabrizio Inama riportato nel libro “Paese mio…” e (sotto) l’articolo del prof. Frassanito sulla visita a Denno della terze medie

La sua venuta a Collepasso con la moglie Gabriella, scomparsa lo scorso anno (cliccare su articolo), e con l’assessora Gabriella Dolzan e il marito Roberto, fu l’occasione per approfondire la conoscenza del nobile personaggio trentino trasferitosi per amore nel Salento e instaurare, inoltre, una bella e duratura amicizia personale.

Fabrizio Inama e (a destra) la moglie Gabriella in piazza Dante per il Centenario

Lo stesso Mosca, nel fare una carrellata delle fonti più importanti da cui ha attinto (considera il libro di Orazio Antonaci e Salvatore Marra “fino a oggi il più approfondito studio sulla figura di Bartolomeo Alberti d’Enno”) e da cui ha avuto stimolo per la sua ricerca, scrive: “…arriviamo al 2008 per avere una prima presentazione di questo personaggio nella sua terra d’origine con l’articolo pubblicato dall’allora sindaco Fabrizio Inama sulle pagine del notiziario comunale di Denno”.

Le ragazze della III media ballano la “pizzica” presso la Scuola di Denno nella gita scolastica del 2007

Non mi resta al momento che ringraziare, oltre il caro amico Fabrizio Inama, il valente storico trentino Alberto Mosca per questa sua interessante e validissima pubblicazione, in attesa della sua presentazione nei prossimi mesi alla cittadinanza collepassese.

Pantaleo Gianfreda


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